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SACRO GRA di Gianfranco Rosi

sacrogra1Non tanto tempo fa, Corrado Guzzanti intonava a squarcia gola, nella splendida cornice di un Circo Massimo vestito a festa, i versi di una divertentissima canzone che, sotto forma di parodia, si prendeva letteralmente gioco, elencandone in rapida successione, le uscite del Grande Raccordo Anulare, imitando per l’occasione uno dei cantautori romani per eccellenza, vale a dire Antonello Venditti. Ma c’è qualcuno, al contrario, che a quella lingua di asfalto e cemento lunga circa 70 km [di fatto la più estesa autostrada urbana d’Italia] ha dedicato attenti e approfonditi studi topografici, urbanistici e soprattutto antropologici. Si tratta del paesaggista Nicolò Bassetti, tra i pochissimi a considerare il GRA come un vero e proprio spazio urbano da esplorare e non solo una strada da percorrere per circumnavigare la Capitale, utile per passare da un capo all’altro della città. Una volta esplorati in lungo e in largo a piedi più di 300 km di territori sconosciuti che costeggiano il suddetto anello, entrando in contatto con alcuni luoghi misteriosi e con la strabiliante e variegata fauna locale che vi ha affondato le proprie radici esistenziali, il paesaggista ha deciso di trasferire questo prezioso bagaglio di conoscenze a uno dei documentaristi nostrani tra i più apprezzati del panorama internazionale, ossia Gianfranco Rosi.

Nasce da questo incontro, in una genesi produttiva e creativa lunga tre anni, trascorsi dal regista e dai suoi collaboratori a bordo di un mini-van a zonzo sul Grande Raccordo Anulare, Sacro GRA.

sacrogra4Tra le tre pellicole invitate a rappresentare la cinematografia italiana nella competizione principale della 70esima Mostra di Venezia [era dal 2009, con Capitalism: A Love Story di Michael Moore, che un documentario non partecipava in concorso al Lido], già di per sé motivo d’orgoglio per il genere e per il tanto bistrattato movimento, l’ultima fatica del pluri-premiato regista di origini eritree arriva nelle sale a partire dal 19 settembre con Officine Ubu, sull’onda di un’inaspettata quanta attesa conquista di uno storico “Leone d’Oro” assegnato dalla giuria presieduta da Bernardo Bertolucci. Ora è venuto però il momento di confrontarsi con la sala, altra grande conquista e motivo di soddisfazione per un documentario, in un cartellone particolarmente affollato, ma che speriamo possa regalare al film buoni risultati.

Sacro GRA è un saggio di antropologia che mette al centro dell’invisibile plot le persone prima che i luoghi. È una topografia dell’anima prima che della fisicità di ambienti solitamente poco battuti. Questo perché lo sguardo della macchina da presa si poggia sui volti e sui corpi di un gruppo di esistenze che sembrano vivere e pensare al passato più che al presente. E finiamo con l’affezionarci ad alcuni di loro [il barelliere e l’anguillaro], persino a ridere a crepapelle con e attraverso di loro [l’attore di fotoromanzi e il principe]. Si tratta di umanità variegate e apparizioni fugaci che si sono ritagliate un piccolo spazio in una metropoli sterminata. Rosi li sottrae ad una condizione di invisibilità, dà loro voce, volto e dignità, penetrando per brevi lassi di tempo nelle loro vite e nel loro modo di viverle, per restituire alla platea squarci di vita vissuta lontano dai luoghi canonici di Roma.

sacrogra3E nel farlo sceglie il silenzio, la contemplazione, l’assoluta mancanza di interazione tra lui e ciò che si trova di volta in volta a filmare, animato o inanimato che sia [che ricordano anche i documentari del duo Parenti-D’Analfi come i pregevoli Il castello e Materia Oscura]. Caratteri ricorrenti e riconoscibili nel cinema del regista di Asmara e del suo personalissimo modo di concepirlo, il tutto fagocitato dal tema del viaggio, con in mente “Le città invisibili” calviniane. Un viaggio circolare su una sorta di anello di Saturno che non ha mai fine, che si concede brevi stazionamenti volti a catturare situazioni, azioni, dialoghi e riflessioni. Questo tour fisico e soprattutto emozionale dà origine così a un collettore di storie a margine di un universo in perenne espansione. Il risultato è un road movie che ci catapulta in un battito di ciglia sul Tevere o in un condomino brulicante, passando per l’interno di un’ambulanza del 118, che consente a Rosi di proseguire la sua idea di cinema del reale basata sull’osservazione della realtà stessa e di pedinamento umano, come accaduto negli illustri e pregevoli precedenti di Boatman [la giornata di un barcaiolo in navigazione permanente tra la vita e la morte sul fiume Gange] e Below Sea Level [la vita di una comunità di homeless nei pressi di una base militare dismessa nel deserto californiano].

sacrogra2Ciò passa attraverso un racconto privo di una trama ben identificabile e circoscritta che non ha né un inizio né una fine, e che fa della frammentazione atemporale e dell’astrattezza i motori di una narrazione che scorre in sottrazione. Questo perché Rosi vuole [e ci riesce] porre l’accento sulla poesia insita e intrinseca delle persone che lo animano, poi sull’arteria stradale che li avvicina. Il regista scava nei meandri della verità alla ricerca della verità stessa. Una verità che in alcune occasioni viene purtroppo meno, perché forzata [gli scambi dialogici davanti alla macchina da presa da parte di persone che perdono la propria spontaneità diventando personaggi] e costruita a tavolo. Un peccato di gola che non influisce negativamente sull’esito finale, ma che non si era mai palesato nel cinema di Rosi fino a questo momento, nemmeno in occasione del folgorante instant movie El Sicario, room 164, incredibile monologo interiore di un ex killer sfuggito al narcotraffico dei cartelli messicani. Dal punto di vista formale, invece, la confezione resta di altissimo livello, perché frutto di un gusto nella composizione dell’immagine che si esprime tanto nel taglio dell’inquadratura quanto nella resa fotografica.

Francesco Del Grosso

SACRO GRA

3.5 Teschi

Regia: Gianfranco Rosi

Uscita in sala in Italia: giovedì 19 settembre 2013

Sceneggiatura: Gianfranco Rosi, Nicolò Bassetti

Produzione: DocLab, La Femme Endormie, Rai Cinema

Distribuzione: Officine Ubu

Anno: 2013

Durata: 93’

InGenere Cinema

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