Home / Recensioni / Animazione / IL MIO AMICO ROBOT di Pablo Berger

IL MIO AMICO ROBOT di Pablo Berger

Fresco di candidatura agli Oscar come Miglior Film di Animazione, arriva nelle sale italiane Il mio amico Robot dello spagnolo Pablo Berger, che esordisce all’animazione dopo essersi già avvicinato agli Oscar nel 2014, quando il suo Blancanieves era stato scelto per rappresentare la Spagna nella categoria Miglior Film Straniero – seppur non arrivando in nomination.

Berger ha evidentemente un debole per le favole e, se dieci anni fa si era fatto ispirare dalla celebre opera dei Fratelli Grimm, riadattandola completamente sia nella forma che nei contenuti, con Il mio amico Robot porta al cinema la graphic novel Robot Dreams di Sara Varon. Lo fa discostandosi molto poco dalla storia originale e affatto dal tratto grafico che, per dichiarazione del regista, deriva dalla tecnica ligne claire che vide in Hergé [l’autore di TinTin] il suo massimo esponente. Dichiara Berger «La ligne claire è caratterizzata da un uso di linee continue e pulite, colori piatti e ombre limitate. Uno shock visivo, nonostante la sua apparente dolcezza, che ebbe una rinnovata popolarità proprio negli anni ’80. Uno stile che oggi è di nuovo molto presente nel mondo dei fumetti».

La scelta di un design, dunque, estremamente chiaro e storicizzato, che non lascia spazio a  particolari innovazioni, si sposa perfettamente con un’animazione semplice, pulita ed efficace; fumettistica, appunto, con ogni accezione positiva possibile del termine.

È proprio in quegli anni ’80 della riscoperta della ligne claire che si svolge la storia de Il mio amico Robot: in un mondo popolato soltanto da animali, a New York, Dog il cane si sente troppo solo. Decide così di acquistare un robot nella speranza che possa diventare il suo fedele compagno di avventure. Nasce tra i due un’amicizia speciale che dura purtroppo troppo poco: Dog e Robot continueranno però ogni giorno a pensare l’uno all’altro.

Il mio amico Robot è una dolcissima favola sull’amore che ci viene proposta da Berger senza l’utilizzo di dialoghi. Come se, quando si tratta di sentimenti, l’uso di ogni parola sia superfluo e non necessario: sono i pensieri, i sogni, i desideri a contare davvero. Ed è soprattutto di questo che si occupa Il mio amico Robot: attraverso una serie di sogni ad occhi aperti ci racconta quanto il vero sentimento resista al tempo, alle stagioni, alla ruggine – anche quando si è costretti a far pace con la parola fine.

Nonostante il film pecchi leggermente di insistenza nella parte centrale, risultando a volte un po’ ripetitivo [non sarebbe guastato qualche taglio qui e là] è nel dolcissimo finale che rivela il suo più profondo significato. Nell’espressione più semplice e squisita dell’elaborazione di un lutto relazionale, che mai vuol dire dimenticare ciò che c’è stato.

E concludiamo, amici di InGenereCinema.com, con un ultimo plauso a Berger per l’uso simbolico che sa fare della musica nel suo film; sfidiamo chiunque, dopo aver visto la pellicola, ad ascoltare September degli Earth, Wind & Fire senza pensare a quell’incredibile storia d’amore che c’è stata tra un cane e un Robot.

Irene Scialanca

IL MIO AMICO ROBOT

Regia: Pablo Berger

Con: Ivan Labanda, Albert Trifol Segarra, Rafa Calvo, José García Tos, José Luis Mediavilla, Graciela Molina, Esther Solansa

Uscita in sala in Italia: giovedì 4 aprile 2024

Sceneggiatura: Pablo Berger

Produzione: Arcadia Motion Pictures, Les Films du Worso, Noodles Production

Distribuzione: I Wonder Pictures

Anno: 2023

Durata: 101’

InGenere Cinema

x

Check Also

Horror News [21-27 aprile 2024]

SHE LOVED BLOSSOMS MORE: IL NUOVO ORIZZONTE DELL’HORROR FANTASCIENTIFICO In attesa che ...