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C’ERA UNA VOLTA UN MERLO CANTERINO di Otar Iosseliani

merlo_canterino1Ghia Agladze [Ghela Kandelaki] vive con l’anziana madre nella città di Tbilisi, ma è un perdigiorno in un mondo produttivo e votato alla concretezza. Suona i timpani in un’orchestra ma arriva spesso in ritardo per prove e concerti e sistematicamente non mantiene le promesse che fa, divenendo bersaglio delle critiche di quelli che gli stanno attorno. Ma le ripercussioni sono dietro l’angolo.

Una riflessione sociale ad ampio raggio mascherata da leggera commedia: questo in pillole la pellicola firmata dal cineasta georgiano Otar Iosseliani. Uscita nel 1970 e sbarcata in Italia tre anni dopo, fece breccia nel cuore degli europei spalancando una carriera degna di nota che lo indusse negli anni ’80 a trasferirsi in Francia e ad aggiudicarsi negli anni a venire vari riconoscimenti internazionali.

E’ la storia di un “merlo canterino”, un effimero epicureo, un indolente omuncolo senza arte né parte refrattario alle responsabilità, al futuro, alla superficialità. Interessato spasmodicamente alle sottane femminili, da buon ficcanaso perlustra le professioni e le esistenze dei conoscenti e conosce tutto e niente. Tale atteggiamento provoca negli interlocutori di Ghia un amorevole disappunto; in molti lo rimproverano, gli biasimano la mancanza di rispetto e di struttura, ma lo cercano poiché in fondo è simpatico e non si comporta con cattiveria. Iosseliani, però, non parteggia deliberatamente per il suo anti-eroe, anzi lo espone ad una storia di pubblico ludibrio societario, non gli risparmia nulla e lo utilizza metaforicamente per lanciare il suo icastico messaggio: la difficoltà di essere un ingranaggio difettoso in un contesto regolamentato.

Non va dimenticato che all’uscita dell’opera il territorio georgiano gravitava sotto l’orbita e l’egida dell’ex Urss; la libertà individuale era una diafana chimera in virtù del bene comune e le mele marce non potevano che essere vissute come difetti sociali. Iosseliani si serve, pertanto, del suo attore per delineare il rapporto duale fra singolo e gruppo contestualizzato nel suo Paese e nella sua epoca. Non indulge nel dramma, vira anzi verso la commedia con situazioni che strappano un amaro sorriso e questa scelta se possibile mette ancora più all’angolo Ghia. Chi è quest’ultimo in fondo? Un perdente; d’altronde il regista si è spesso addentrato nell’analizzare le dinamiche di vita degli ultimi. Ma gli altri vincono solo apparentemente: squallidi esecutori di un sistema da loro non scelto, inerti manichini dalle movenze impeccabili ma prevedibili e meccaniche. Inevitabilmente chi cerca, seppur in modo forse non consapevole e comunque goffo, di uscire dal gregge viene ghettizzato.

merlo_canterino2Iosseliani dimostra in questo suo lavoro [che si pone in un ipotetico medium temporale fra Truffaut e Kaurismaki] di mantenere il timone in modo saldo con polso fermo; C’era una volta un merlo canterinorimanda all’autorialità, si snoda senza mai smarrire l’obiettivo e senza sbavature di sceneggiatura. Questo ordine narrativo e stilistico rende merito ad un regista che, quantunque talvolta criticato per avere riproposto storie simili, si è imposto con un marchio e con un carattere alquanto personali. Non si ravvisano particolari preziosismi tecnici, ma anche in questo senso l’occhio registico rimane ficcante e anzi si concede 3-4 angolature di riprese per nulla banali.

Al termine della visione non si respira la sensazione di un capolavoro, ma di qualcosa che solletica l’intelligenza e la finezza di pensiero. Anche se Iosselianinon parteggia a spada tratta per il suo “merlo”, lo spettatore, quanto meno quello a digiuno del contesto culturale delle repubbliche ex sovietiche, ne ricorda il volto da guascone, la disponibilità a interessarsi alle altrui esperienze di vita, la voglia di mettersi in discussione e comprendere i propri limiti. E il cuore più sopraffino non mancherà di pensare a come a Ghia sia stata in qualche modo strappata la possibilità di vivere la vita come voleva, a come non gli sia stato possibile diventare maturo con i suoi tempi. Insomma, allargando ulteriormente il discorso, a come in un contesto allora de-occidentalizzato e anti-americano paradossalmente si sposassero alcuni presupposti fondanti di quelle culture. Ovvero la produttività a tutti i costi, la competizione come presunta condizione in vista incremento economico.

Il DVD, in cui non pare sia stato svolto un sapiente lavoro di restaurazione rispetto al master originale, purtroppo non prevede la possibilità di assaporare le vicende in lingua originale; nel menu vi è solo l’italiano e senza alcun sottotitolo. Il film è stato distribuito dalla Mosaico Media in tiratura limitata con 999 copie numerate.

Alessio Bacchetta

Regia: Otar Iosseliani

Con: Ghela Kandelaki, Irina Gianderi, G.Cheidze, D. Kachidze, Imdivani, M.Karzivadze

Durata: 76′

Formato: 16:9 – 1.78:1

Audio: Italiano Dolby Digital Dual-Mono

Distribuzione: Mosaico Media [www.mosaicomedia.it]

Extra: /

InGenere Cinema

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