L’uso cinematografico di pupazzoni palesemente fittizi nell’improbabile ruolo di attori è nato per ovvie necessità: dove l’abilità dei truccatori non portava al risultato voluto, un mostrazzo di cartapesta dalle sembianze non umanoidi era pronto a fare la sua porca figura.
Grazie alle innovazioni tecnologiche avvenute in poco più di mezzo secolo, ciò che avrebbe inorridito un patriarca Amish tanto risultasse finto, venne sostituito in modo coscienzioso da tecniche sempre più stupefacenti: chi può dimenticare i maestosi animatronics di Jurassic Park? E il colorato mondo Na’vi di Avatar, interamente digitale?
In questa corsa al realismo nacque l’esigenza, nel settore televisivo come in Generi cinematografici di nicchia, di ricorrere all’uso di burattini e simili, con lo scopo di dare un tocco che fosse vintage e volutamente di contrasto; I Muppets, Thunderbird, sono soltanto alcuni dei titoli che portano commozione nel cuore dei più veterani di noi.
Il film oggi recensito, Dolcezza Extrema di Alberto Genovese, appartiene a questa categoria quasi scomparsa: l’inizio è di fine umorismo, in cui è chiaro il messaggio “la fede, fugace necessità del popolo”; poche caotiche scene e si giunge rapidamente al fulcro della storia: un cargo stellare è chiamato a ritirare un carico di docce abbronzanti su di un lontano pianeta, la cui ambientazione sembra ispirata a Pitch Black.
Nel corso di questo viaggio il capitano, passata leggenda del metal, si scontrerà con il remoto demone della dipendenza, mandando immantinente ogni cosa in malora.
Re Gregorio, dispotico sovrano tendente alla vigoressia e mandante dell’intera operazione di recupero, cercherà quindi con ogni metodo di far giungere a destinazione il prezioso carico.
La trama termina qui, in quanto il film è fondamentalmente un insieme di scene messe in sequenza senza un reale filo logico, ognuna dalla vita propria.
La realizzazione dell’equipaggio merita una menzione speciale, risultando perfidamente trash: in confronto la trippa utilizzata per ricreare Caltiki, il mostro immortale, sembra uscita da un leak video dell’imminente Prometheus 2.
Scene di sesso fra i pupazzi faranno ridere i più goliardici, mentre i frequenti sketch metallari porteranno piacere ai giovani. Alcune scene godono di atmosfere piacevolmente macabre e difficilmente dimenticabili. Una parentesi va aperta a proposito della punta di diamante del film, rappresentata dall’unico attore umano in esso presente, il leggendario Marco Antonio Andolfi, regista e attore dell’immortale scult La croce dalle sette pietre [1987], che nel ruolo affidatogli risulta convincente e perfido, arrivando a creare, attraverso gli sguardi cupi e l’aria torva, un parallelismo con Terminator, semnrando quasi uno Schwarzenegger italiano: i nostri sentiti complimenti per la scelta ardita, ma di certo ben ponderata.
Il film è godibile, restando inteso si tratti di una produzione per giovani, punk della visione e patiti dell’umorismo “extremamente” scapato. Se amate Troma e produzioni limitrofe, non fatelo mancare nella vostra collezione!
Giuseppe Samuele Costantino
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DOLCEZZA EXTREMA
Regia: Alberto Genovese
Con: Marco Antonio Andolfi, Giovanni De Giorgi, Alessandro Bianchi
Uscita in sala in Italia: /
Sceneggiatura: Massimo Vavassori
Produzione: Alberto Genovese
Distribuzione: /
Anno: 2015
Durata: 82’