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RCL di Massimiliano Carboni

Cosa potrebbe accadere se in una mattina del 15 Luglio un gruppo di operatori, guidati da un mattatore, facesse capolino in quel di Pomigliano d’Arco [Napoli], per dare vita ad un reality movie? E se l’argomento prendesse spunto dall’attuale situazione della classe operaia Fiat?

Potrebbe venirsi a creare un prodotto originale, divertente, distinto, che unisce ironia alla denuncia, leggerezza alla pesantezza della vita quotidiana, ottimismo alla depressione. RCL è un mix di opposizioni, e per questo, chi lo vede, non lo dimentica. Ma andiamo per ordine.

É trascorso circa un mese dal referendum indetto dai dipendenti Fiat, i quali disapprovano e contestano i punti negativi delle trattative presentati dall’azienda automobilistica, che riguardano in particolare il 18esimo turno, l’aumento degli straordinari, la limitazione delle pause, e addirittura il divieto di sciopero, senza dimenticare l’alto rischio di licenziamenti, circa 5100 posti in meno. La Fiat, infatti, dopo varie trattative, ha deciso di investire sullo stabilimento di Pomigliano per produrre la Panda, fino a poco tempo prima prodotta a Tichy, in Polonia, dati i costi esigui della manodopera, e perciò scende a compromessi con i datori di lavoro sulle trattative di intesa tra sindacati e azienda, per realizzare un programma di rilancio sullo stabilimento di Pomigliano Fiat “Giambattista Vico”. La Federazione Impiegati Operai Metallurgici [Fiom], ovvero il sindacato dei lavoratori operanti nelle imprese metalmeccaniche, è combattuta, ma alla fine accetta l’intesa, dati i consensi degli altri sindacati.

Alla troupe guidata da Paolo Rossi, non resta che imbellettarsi con abiti investigativi e attraccare quindi in città.

La permanenza a Pomigliano [circa una settimana] è fruttuosa, nel senso che gli incontri che il gruppo si trova ad organizzare con la gente del posto sono molto alternativi: pensiamo alla presenza in scena di tutte le attrezzature, degli stessi operatori, che sono anche attori – cronisti, i quali, insieme con Paolo Rossi, si rivolgono spesso alla telecamera, interloquendo direttamente con lo spettatore, o agli usi molto “artigianali” dell’attrezzatura video.  É un reality movie, per l’appunto, e quindi tutto è fondato, provato, tastato, e dunque, anche gli abiti sono comuni. Tutto si dà al caso.

Prima ancora di parlare con i diretti interessati, la troupe decide di incontrare il sindaco, Raffaele Russo, con il quale intrattiene un’ intervista per niente polemica, ma anzi simpatica e costruttiva, alla quale segue quella con il simpatico prete, Don Peppino Gambardella, che li riceve allegramente in chiesa, e che si dichiara difensore dei diritti degli operai, e in generale dei diritti dei più deboli. Un incontro si rivelerà essenziale, per l’allegra brigata, quello con il sindacalista Andrea Amendola, che, essendo esperto del campo, dà risposte più concrete e giudizi più convincenti sullo scombussolamento che sta invadendo lo stabilimento di Pomigliano e i suoi operai. Il suo intervento, infatti, serve a spiegare in modo specifico i meccanismi del complesso industriale, e le varie tattiche, a dir la verità ingiuste, con le quali i dipendenti sono controllati dall’azienda anche fuori dal lavoro [ad esempio la storia che ha visto protagonista un vigile, il quale, avendo ottenuto, grazie alla legge 150, di poter godere di un giorno di permesso per stare con i figli, è stato spiato tutto il giorno da un investigatore], o le conseguenze createsi dalla realizzazione dell’”Isola dei famosi”, cioè un edificio, esterno all’azienda, con all’interno gli RCL, i lavoratori [circa trecento] con ridotte capacità lavorative, bisognosi perciò di cure particolari, e grazie alla cui presenza la Fiat vanta di mostrare grande sensibilità.

 

Commovente è poi la lettera che Paolo legge di fronte alla telecamera, proprio a ridosso dello stabilimento Fiat [preceduta da una simpatica gag, in cui finge di averla trovata lì per caso, per colpa del vento che gliel’ha sbattuta in faccia], scritta dagli operai dello stabilimento Fiat di Tychy, in Polonia, e destinata ai colleghi di Pomigliano, proprio alla vigilia del referendum. La lettera offre molti spunti di riflessione, come degne di considerazione sono alcune frasi, ad esempio questa: “Accettare condizioni peggiori? È l’ora di cambiare. L’azienda ci sputa addosso”.

Il cerchio dell’indagine si chiude con una deliziosa e intensa [per via del dibattito sulle condizione operaia] cena in una masseria di proprietà della famiglia Guadagno, dove sono presenti alcuni operai, insieme con le rispettive famiglie. Ci si arrabbia, ci si lamenta, si soffre, ma non ci si dà per vinti, ed è per questo che si mettono al mondo i figli, anche stando in cassa integrazione, perché, come dice un operaio, se i figli non si fanno a trent’anni, quando li fai?E poi non si può stare tutta la vita ad aspettare, perché la vita scappa. Non volendolo si danno lezioni di vita, e chi, meglio di un operaio, può dare lezioni di vita, come in questo caso. La serata si chiude con canti e balli, come è giusto che sia, in una calda serata d’estate.

Intanto che i giorni a Pomigliano scorrono, Paolo pensa ad un suo ipotetico film, ambientato sempre a Pomigliano, che sappia descrivere la situazione operaia in modo fantascientifico. Si, perché tutto è fantascientifico lì, a partire dalla presenza di un sindaco di destra, cosa alquanto strana in un posto che vanta da secoli il suo legame al comunismo, e della presenza di un prete di sinistra.

“Solo in Italia può succedere una cosa del genere, per questo un film di fantascienza è quello che più si addice al nostro caso. È l’unico genere che può descrivere quello che sta succedendo in Italia”, afferma Paolo Rossi.

È strana quest’aria che si respira, sa di utopistico. E allora ecco venir fuori le idee più bizzarre e ridicole del momento: Nino d’Angelo, nelle vesti di Karl Marx , accompagnato da alcuni assistenti, tra cui la provocante Shakira, atterreranno con un’astronave sul Vesuvio, per liberare e salvare la classe operaia dai soprusi dei più forti, e cambiare le carte in tavole. Anche le parole che Paolo vorrebbe mettere in bocca a loro sono singolari, perché nel fantascientifico tutto è stravagante.

In attesa di ricevere il sì dalla produzione, Paolo e la troupe continuano a girare per Pomigliano, anche per effettuare sopralluoghi, ma ecco che, mentre perlustrano un campo di calcio, un ambasciatore li avverte della impossibilità di girare il film che hanno in mente: Shakira non risponde al telefono, mentre Nino D’Angelo sta lottando con le unghie per impedire la chiusura del teatro di Forcella. La produzione poi, non sembra molto convinta dell’idea.

Non resta che invocare e scomodare Charlie Chaplin, sperando di destarlo dal sonno facendo decollare alcune mongolfiere, e gridando: “Tu che con Tempi Moderni hai saputo raccontare la catena di montaggio, mandaci un’idea buona per raccontare il lavoro in fabbrica oggi”.

Discorso a parte vale per le finte estemporaneità tra Paolo Rossi e il suo fido collaboratore [Emanuele Dell’Aquila], a dir la verità poco divertenti e avulse. Queste gag sono ree di voler sempre e comunque dar rilievo a Paolo Rossi, artista per forza in Rcl, con atteggiamenti sempre da super partes, anche nei momenti alti di ironia di gruppo. Paolo Rossi fa ridere quando fa le sue battute, ma nel momento in cui si unisce ad una spalla, sembra quasi irritare lo spettatore, perché ne viene fuori una presa di posizione che non porta alla risata, ma ad un senso di fastidio.

La spontaneità è di casa, ma in certi momenti  troppo calcolata, per essere autentica.

Indubbiamente Rossi dà carica al film, che sembra pensato proprio per essere recitato da lui. Rcl è scattante, fluido, estroverso, ma forse alle volte un po’statico. I lunghi pensieri di Paolo sul concetto di catena di montaggio, mentre assiste alla veduta del Vesuvio, su una grande terrazza, peccano di troppa monotonia. La catena di montaggio, per quanto importante ai fini dell’inchiesta, è ricordata e nominata troppe volte. Divertente l’idea, comunque, di chiedere ad ogni intervistato la spiegazione di cosa sia la catena di montaggio, e sentirsi rispondere quasi sempre, come lo stesso Rossi fa notare, che la catena di montaggio è un po’ come le scale mobili percorse al contrario, mentre contemporaneamente lavori. E allora, si chiede il gruppo, perché non provare?

Il regista, Massimiliano Carboni si fa beffa dello statico e tutt’altro che moderno sistema industriale italiano, e lo fa con un’ironia leggera, sana, che non mira per forza alla grassa risata, ma al ghigno, dolce e amaro. Leggera e spensierata, nonostante il contenuto trattato, è la lettera che Rossi legge alla telecamera, e che è destinata a Marchionne, dirigente Fiat.

Rcs è un film importante anche perché very lowbudget, costato circa sedicimila euro, senza contare la postproduzione, che dovrebbe aggirarsi sui cinquantamila euro.

Gilda Signoretti

 

Regia: Massimiliano Carboni

Con: Paolo Rossi, Emanuele Dell’Aquila, Alessandro di Rienzo

Durata: 75 min

InGenere Cinema

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