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KLAUS KINSKI – DEL PAGANINI E DEI CAPRICCI di Stefano Loparco

klaus-kinskiDi Stefano Loparco avevamo già avuto modo di apprezzare il bel libro Il corpo dei settanta, sempre edito da Edizioni Il Foglio, in cui l’autore analizzava la società [e cinema] degli anni ’70 tramite colei che, di certo, diede carne e concretezza ai sogni erotici di generazioni di spettatori, oltre a prendere parte a tante tante pellicole che percorsero trasversalmente i Generi: Edwige Fenech.

Oggi Loparco torna a dar voce ad un’altra dibattuta icona del cinema, Klaus Kinski, e lo fa sempre in maniera approfondita e originale. La figura dell’attore feticcio di Werner Herzog è, in questo caso, porta d’accesso per oltrepassare la sua pur assai interessante vita e carriera, per arrivare al focus della ricerca – oltre che della stessa esistenza di Kinski: il “Paganini”, il “film-ossessione”, l’unica regia firmata dal protagonista di Nosferatu – Il principe della notte, nata dalla tormentata mania dell’attore per il musicista con cui arrivò a immedesimarsi in maniera morbosa.

Loparco analizza innanzitutto alcuni importanti momenti della carriera artistica di Kinski: la scoperta dell’arte della recitazione durante la Seconda Guerra Mondiale, il teatro, l’estrema povertà e la successiva esplosione del “divo Kinski”, ossessionato dal lavoro, dai soldi, dal lusso e, ovviamente, dalle donne e dal sesso. Ma senza dimenticare il rapporto con Herzog, che lo diresse nei suoi film capolavoro [da Aguirre, furore di Dio a Fitzcarraldo a Cobra Verde], il tentativo di tournée teatrale con il “Jesus Christus Erlöser” [Cristo era stata un’altra delle incarnazioni immaginate e vissute dall’attore tedesco], la sua vita da grande star in Italia…

Ma Klaus Kinski – Del Paganini e dei capricci è, soprattutto, il racconto della vita di un uomo che riusciva a dimostrarsi geniale e profondamente sregolato, di certo bipolare, sempre all’ossessiva ricerca di qualcosa che gli confermasse di essere grande, unico, inarrivabile.

Fanno da controcanto alla precisa analisi e al racconto di Stefano Loparco una serie di dichiarazioni, vere, spietate alcune, di attori, tecnici e registi che vissero esperienze di set proprio insieme a Kinski, e ad una delle sue mogli, Debora Caprioglio, che racconta la vita privata dell’attore, anche questa spigolosa e frastagliata, colorata di luci presto soffocate da troppe ombre.

Tra i tanti interventi raccolti da Loparco, quelle di Mario Caiano, di Augusto Caminito, Ernesto Gastaldi, George Hilton, Tatti Sanguinetti, Luciano Muratori

Ognuno contribuisce con una propria pennellata a comporre il ritratto di Kinski, a renderlo spigoloso e alieno, stratificato…

Edoardo Margheriti, ad esempio, lo ricorda così: “Klaus non interpretava i personaggi, ma li violentava, gli strappava la maschera e li rendeva suoi. Non era lui che diventava il personaggio, ma era il personaggio a diventare Klaus Kinski.”.

Luca Ruocco

KLAUS KINSKI – DEL PAGANINI E DEI CAPRICCI

4 Teschi

Autore: Stefano Loparco

Editore: Edizioni Il Foglio [www.ilfoglioletterario.it]

Pagine: 190

Illustrazioni/Foto:

Costo: 15,00 euro

InGenere Cinema

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