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WOMAN IN GOLD di Simon Curtis

woman-in-gold-1Tutti, compresi i non addetti ai lavori o esperti d’Arte, hanno almeno una volta nella vita incrociato il proprio sguardo con quello di Adele Bloch-Bauer, la moglie dell’industriale Ferdinand Bloch-Bauer, che nel lontano 1907 fu impresso sulla tela da Gustav Klimt, celebre pittore austriaco considerato tra i massimi esponenti dell’Art Nouveau [in Italia conosciuto invece come stile Liberty]. Primo di due dipinti omonimi, esso viene citato come l’ultimo, nonché il più rappresentativo della sua cosiddetta “fase dorata”. Dietro la fama e la bellezza del celeberrimo ritratto c’è però una lunga e complessa odissea legale, passata alle cronache per aver scatenato una “guerra diplomatica” oltreoceano sull’asse Austria-Stati Uniti. Dopo essere stato realizzato in quel di Vienna su commissione della stessa nobildonna e poi, per volontà della stessa, donato in seguito alla sua morte insieme ad altri tre dipinti firmati da Klimt alla Österreichische Galerie Belvedere, l’opera fu successivamente confiscata dai nazisti per poi tornare nuovamente nelle mani del governo austriaco.

Cinquant’anni dopo, la legittima erede del prezioso quadro, tale Maria Altmann, nipote di Adele, trasferitasi in America in seguito alla fuga da una Vienna caduta nelle mani naziste, decise di sfidare le autorità del suo Paese di origine con l’aiuto di un giovane avvocato per chiedere la restituzione di ciò che era suo.

woman-in-gold-3Il risultato fu una lunga ed estenuante battaglia che la portò dall’establishment austriaco fino alla Corte Suprema Americana, costringendola ad affrontare il passato e le sue scomode verità.

Il racconto di questa “battaglia” combattuta sul filo del rasoio e soprattutto dei nervi, tra cavilli giudiziari e capovolgimenti di fronte, è diventata un film diretto da Simon Curtis dal titolo Woman in Gold, nelle sale nostrane a partire dal 15 ottobre con Eagle Pictures.

Con la sua seconda fatica dietro la macchina da presa dopo Marylin, il regista britannico porta sul grande schermo un’altra straordinaria storia vera di una donna che lotta contro la burocrazia e le avversità con determinazione e ironia, le stesse “armi” affilate con le quali la Philomena di Stephen Frears affronterà la sua “guerra” per ritrovare il figlio perduto mezzo secolo prima.

woman-in-gold-4Curtis gioca al rialzo puntando su una vicenda delicatissima, ma per fortuna lo fa senza spettacolarizzare la linea drammatica che scorre nelle venature del racconto, in cui il dolore privato di un singolo è costretto a farsi largo fra le ferite collettive di un popolo.

Per farlo si appoggia alle pagine affidate ad Alexi Kaye Campbell, che a sua volta lavora con attenzione ai dettagli e precisione nelle descrizioni degli eventi per offrire al regista londinese una sceneggiatura in grado di racchiudere i fatti salienti dell’intricata vicenda e di muoversi fluidamente tra presente e passato.

Il passaggio continuo fra i due piani temporali si rivela un meccanismo a orologeria ben oleato, caratterizzato da un palleggio equilibrato tra la vicenda della confisca nazista [sul tema consigliamo di recuperare Monuments Men di George Clooney] alla famiglia ebrea dei Bloch-Bauer e la battaglia legale portata avanti dalla protagonista. Quest’ultima è interpretata da una Helen Mirren in perenne stato di grazia, alla quale Curtis si affida per dare forza, verità e potenza a una figura complessa, carismatica e pungente come quella della Altmann. E chi meglio di lei poteva indossarne i panni, lei che con la medesima bravura si era calata in quelli scomodi di Elisabetta II in The Queen.

L’attrice si immerge nel personaggio con la solita carica e potenza, anche se la performance regalata nella pellicola del 2006 di Frears tocca vette molto più elevate. Curtis la lascia andare a briglie sciolte e questo ovviamente non può non arricchire il film. La Mirren piace e convince perché sa come pochissime altre colleghe in circolazione restituire sullo schermo sfumature, registri e sfaccettature, dei personaggi che le vengono di volta in volta affidati, senza scivolare mai nell’interpretazione monocorde.

In tal senso, la scelta di puntare su di lei è tanto ovvia quanto scontata, viene da dire inevitabile e telefonata, ma allo stesso tempo necessaria per sorreggere l’intera operazione, altrimenti sottoposta a tutta una serie di problemi che, anche se ci sono, passano in secondo piano.

Ryan Reynolds and Helen Mirren in Woman in Black.La sua Altmann è un mix di coraggio e fragilità che sfugge per fortuna al ritratto elegiaco. Con un’altra attrice al suo posto, probabilmente il risultato sarebbe stato un altro e non di certo migliore, a meno che davanti la macchina da presa non ci fosse stata la Dench o la Blanchett, tanto per fare due nomi. Ma la vera sorpresa in Woman in Gold non è tanto la Mirren, quanto piuttosto Ryan Reynolds, finalmente alle prese con un ruolo, quello del giovane e rampante avvocato Randy Schoenberg, che lo fa evadere, speriamo non solo momentaneamente, da ruoli scialbi in testosteronici action-thriller o in frivole commediola a stelle e strisce. Qui, l’attore statunitense regala alla platea un’ottima interpretazione, che mette in vetrina la sua enorme versatilità.

La coppia ha permesso di fatto a colui che è stato chiamato a curare la regia di concentrarsi su altro, cosciente che il duo avrebbe valorizzato quanto di buono, soprattutto sul piano dialogico, c’era nella sceneggiatura. A parte qualche digressione di troppo sulla timeline e una manciata di personaggi meno delineati [vedi l’Hubertus Czernin o la Pam Schoenberg, rispettivamente affidati a Daniel Brühl e Katie Holmes], il film scorre piacevolmente senza particolari intoppi, anche grazie alle note avvolgenti della colonna sonora di “sua maestà” Hans Zimmer. Curtis può così mettere nuovamente in vetrina una veste formale elegante, classica nell’approccio e stilisticamente priva di orpelli, forse tendente al televisivo per certe soluzioni, ma comunque funzionale alla storia narrata.

Francesco Del Grosso

WOMAN IN GOLDW

3.5 Teschi

Regia: Simon Curtis

Con: Helen Mirren, Ryan Reynolds, Daniel Brühl, Katie Holmes, Tatiana Maslany

Uscita in sala in Italia: giovedì 15 ottobre 2015

Sceneggiatura: Alexi Kaye Campbell

Produzione: David M. Thompson, Kris Thykier

Distribuzione: Eagle Pictures

Anno: 2014

Durata: 110′

InGenere Cinema

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