Paul Thoms Anderson torna dietro la macchina da presa per regalarci uno spaccato di vita di un americano hippie, Doc Sportello [Joaquin Phoenix], con la tendenza ad esagerare un po’ con il consumo di marijuana che, per antitesi al suo stile di vita, svolge una professione che richiederebbe rigore e soprattutto buona memoria: vale a dire l’investigatore privato.
In realtà questo film sembra proprio il percorso sconnesso dei suoi ricordi, delle sue giornate passate a ricercare indizi, vittime, complotti che, magari, sono solo nella sua testa o che non sono esattamente come sembrano.
Si parte con un piano che la sua ex-ragazza sta architettando ai danni dell’uomo con cui va a letto, in accordo con la moglie di lui e il suo amante, per poi proseguire nella ricerca della stessa, apparentemente scomparsa su una nave chiamata Golden Fang, che altro non sarebbe che una copertura per un cartello di droga.
Questa parolina magica fa andare su tutte le furie l’ispettore Bigfoot [Josh Brolin] poliziotto dai modi duri ma che è completamente sottomesso all’unica presenza femminile della sua vita, sua moglie!
Nel frattempo, il nostro hippie sempre preso a calci e deriso da tutti, come vuole la tradizione, scopre che un centro massaggi molto particolare è in realtà un modo per riciclare il denaro sporco derivato dalla vendita della droga da parte di Golden Fang e si trova proprio sul terreno di proprietà dell’attuale amante della sua ex-ragazza di cui si sono perse le tracce.
In tutto questa storia entrano in gioco come al solito i federali che con le loro belle giacche e cravatte non perdono tempo e prendono a calci il povero hippie, ma tanto al nostro eroe non importa nulla, l’importante è avere uno spinello in bocca che gli lenisca i dolori.
E tutto questo per tutta la durata del film dove si passa dalla scene di sesso più improbabili della storia del cinema a monologhi intensi recitati benissimo da questi interpreti favolosi e che, forse, sono la vera ossatura di un film altrimenti molto lungo, molto confusionario. Peccato perché gli elementi per un bel film di Genere che strizza di più l’occhio alla commedia c’erano tutti e non solo, anche la ricostruzione storica è stata notevole.
Forse la motivazione di tutto questo caos è dettata dal fatto che questo film è basato su un libro di Thomas Pynchon e l’errore è stato proprio il tentativo del regista di restituire al pubblico quell’atmosfera psichedelica che si respira nel libro. La fine degli anni ’60 segna non solo la fine di un’epoca ma anche la fine dell’esasperato entusiasmo di quegl’anni, dell’abuso della parola “amore” e degli eccessivi messaggi di speranza per lasciar posto alla depressione cupa e intimista degli anni ’70.
La sensazione è che Anderson abbia giocato la carta del nome di successo prendendosi il lusso di essere prolisso oltre misura e anche i siparietti divertenti a sfondo hippie dopo un po’ stancano e sono insufficienti a reggere un’impalcatura narrativa piuttosto traballante.
Paolo Corridore
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VIZIO DI FORMA
Regia: Paul Thomas Anderson
Con: Joaquin Phoenix, Josh Brolin, Owen Wilson, Katherine Waterspoon, Benicio Del Toro, Martin Short
Uscita in sala in Italia: giovedì 26 febbraio 2015
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Produzione: Warner Bros., Ghoulardi Film Company
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Anno: 2014
Durata: 148′