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CONTEST 2014: Il Report

contestTerre di Nessuno, Terre di Tutti: giunge al termine la quarta edizione del contest Il Documentario in sala.

Per l’originalità del punto di vista con cui è stata trattata la realtà dei rifugiati politici provenienti dalle zone calde del medi oriente e dei paradossi burocratici europei in cui rimangono imbrigliati, riuscendo a restituire dignità alle comunità in fuga dalla guerra.

E’ questa la motivazione con la quale la giuria del Contest 014 – Il documentario in sala ha premiato, come miglior documentario, Terra di transito, del regista Paolo Martino.

E’ stata una scelta difficile, considerata la varietà e soprattutto la qualità dei dieci documentari scelti per il concorso, decretare un solo vincitore. Per tale motivo si è deciso di assegnare il primo premio, ad ex aequo, con Terra di transito, anche a Per Ulisse, di Giovanni Cioni.

Due film diversissimi tra loro sia per stile che per argomento trattato ma che, meglio di tutti, sono riusciti ad interpretare il tema di questa quarta edizione del Contest, ovvero Terre di Nessuno.

Il documentario di Giovanni Cioni [affermato regista di documentari tra i quali Nous/autres e In purgatorio, nonché autore de Gli Intrepidi, film presentato in anteprima alla 69esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia], tratta con estrema delicatezza il tema del disagio sociale, indagandolo con una particolare capacità introspettiva che ha permesso di entrare nell’intima interiorità dei personaggi, intessendo le diverse esperienze personali in un’unica tela attraverso il filo comune dell’Odissea.

aaaaLa giuria ha deciso poi di assegnare il premio come secondo ad un’opera corale che, come si legge nella motivazione, ha avuto il merito di essere riuscita a raccontare tanto la violenza delle istituzioni quanto lo spirito attivito e non violento dei manifestanti, seguendo fin dal principio le proteste che hanno interessato il centro di Istanbul durente la protesta di piazza Taksim.

Tra i documentari che non sono riusciti a vincere, meritano almeno una menzione Il Segreto, primo e, come dicono loro stessi, forse ultimo film del gruppo di street artist Ciop&Kef. In maniera originale racconta quello che, per osservatori esterni e forse poco attenti, è spesso solo una sequenza di atti di teppismo e di schiamazzi fino a tarda ora che portano ad un incendio che, per la vicinanza dei palazzi, può anche essere pericoloso. Per gli osservatori più attenti e per chi vive invece questa realtà, quella sequenza di atti di inciviltà fanno invece parte di una tradizione radicata nel dna di molte terre del sud: il falò per i festeggiamenti di Sant’Antonio. Nello specifico il film, attraverso un punto di vista il più vicino possibile a quello dei protagonisti, segue quello che accade in prossimità della festa di Sant’Antonio in giro per le strade di Napoli: ricerca degli alberi di natale da bruciare, le alleanze e i dissidi tra bande. Non stiamo parlando di adulti, ma di bambini. Sono loro che tengono viva la tradizione. Con questo film il gruppo Ciop&Kaf è riuscito a documentare i caratteri, i diversi linguaggi ed i codici di comportamento, mettendo in risalto il rapporto che intercorre tra i bambini e la loro città.

aL’altro film che merita di essere ricordato è Rosarno di Greta de Lazzaris. Il film racconta una città che, nel 2010, è salita alle cronache nazionali per la rivolta degli extracomunitari che lavorano li. Prima di questi fatti, Rosarno era una città dimenticata e, dopo quei fatti, è tornata ad essere una città dimenticata. Il documentario di Greta de Lazzaris, vincitore al Contest 014 del premio SHOT Academy per la miglior fotografia, è stato girato nel 2004 ma quello che si vede sullo schermo è attuale, nulla è cambiato. Dopo la protesta un velo è ricaduto sulla cittadina calabrese, con il resto d’Italia che è tornato ad ignorare i drammi umani che qui si susseguono. Un film che mantiene la giusta distanza e che prova a restituire la complessità di una realtà e la vita dei suoi abitanti, locali e migranti, che nello specifico è propria di Rosarno ma che è la realtà di molti altri centri del sud Italia.

Una delle novità del Contest di quest’anno è stata la sezione dedicata agli audio documentari. Sette i progetti che sono arrivati all’ascolto in sala a fronte dei trentacinque proposti. Tra i sette che si sono contesi il premio Audiodoc, assegnato dall’Associazione Audio Documentari, a spuntarla è stato A questo punto di Jonathan Zenti. L’autore documenta il cambio di quotidianità di chi vive in quell’area dell’Italia, il nord-est, fulcro del mondo industriale italiano e che, con l’inizio della crisi ha visto il suicidio di molti imprenditori incapaci di far fronte al cambiamento. Il documentario affronta un percorso impregnato di tante testimonianze, soprattutto di imprenditori tessili che, in un certo qual modo, sono i primi ad aver sentito i denti della crisi. In mezzo alla tante testimonianze, il viaggio continua nella cicatrice più profonda di questo territorio, la valle del Vajont.

aaaUno dei punti di forza di questa edizione del Contest, ideato dal direttore artistico Massimo Vattani, è stato il focus su un artista snobbato dal mondo cinematografico italiano con troppa facilità: Stefano Odoardi. Al contest ha presentato tre lavori fantastici: La Pluie, cortometraggio scritto e diretto dallo stesso Odoardi che percorre, attraverso l’interpretazione e la messa in scena di una sola attrice, la fantastica Angelique Cavallari, il linguaggio comune di quattro diversi personaggi, accomunati tra loro da una “pioggia” ineriore. Tunnel Vision, premiato come miglior film a Visioni Italiane nel 2012 e per la miglior regia al Sulmona Cinema nel 2010, racconta la storia di Mira, una ragazza che lavora come falconiera in una discarica. Quando il corpo di un bambino appena nato viene trovato tra i rifiuti, i lavoratori della discarica hanno motivo di sospettare che Mira sia a conoscenza di qualcosa. Tunnel Vision è un film sul tema, universale e contemporaneo, della negazione della realtà: per un falco, quello che non si vede non esiste. Ma, troppo spesso, anche noi esseri umani preferiamo non vedere e, quando decidiamo di vedere, lo facciamo in modo limitato, preferendo vedere solo quello che ci fa comodo. Con Mancanza-Inferno, il regista torna in Abruzzo, a L’Aquila per la precisione [qui aveva già girato parte di Una ballata bianca], città distrutta dal terremoto del 2009 e non ancora ricostruita. Il film racconta del vuoto, non solo interiore, che ogni essere umano cerca di colmare; un viaggio che, con lo sfondo le macerie materiali di una città distrutta, percorre le macerie interiori degli esseri umani e lo fa con un approccio visionario, con gli occhi di un angelo [la bravissima Angelique Cavallari] che vaga per l’inferno. Qui però non ci sono fiamme ne demoni, ma rovine, le rovine di un inferno contemporaneo, le rovine di una città silenziosa e abbandonata nella quale sono imprigionate le anime dannate.

aaNumerose anche le proposte internazionali presentate. Resistenze Naturali di Jonathan Nossiter che, dopo mondovino, torna sul tema del vino, raccontando la sincerità e il coraggio di quattro viticoltori italiani che decidono di lavorare la terra nel pieno rispetto della natura. Completamente diverso, Vers Madrid-The burning bright di Sylvain George che è stato presentato nella sua forma finale. Il film accompagna il percorso del movimento 15M di Madrid, il primo grande movimento di indignados. Ha un po’ deluso le aspettative La Sostanza-storia dell’LSD di Martin Witz che con questo film porta sul grande schermo la storia di una scoperta che si pensava, almeno al principio, potesse cambiare il mondo. Il chimico Albert Hofmann nel 1943, in un laboratorio svizzero, scopre una sostanza sconosciuta. Dopo averla testata personalmente su se stesso capisce immediatamente che si tratta di un principio attivo estremamente potente: una molecola che altera radicalmente la percezione umana. Questa è la storia di un farmaco, della sua scoperta, delle ricerche scientifiche che ne sono derivate e delle applicazioni in ambito psichiatrico e, non ultimi, degli effetti dirompenti sulla società. Quello che Hofmann immaginava soltanto si è avverato: il suo LSD scoperto per caso ha, in un certo qual modo, cambiato il mondo. Tra le quattro proposte internazionali, quello che mi ha colpito maggiormente è senz’altro il pluri premiato Vivan las Antipodas! di Victor Kossakovsky. L’autore ci trascina in un singolarissimo viaggio intorno al mondo, che tocca quei pochi posti del globo situati esattamente uno all’opposto dell’altro. Kossakovsky affronta un argomento inusuale, quello degli antipodi, ambientato in quattro coppie di luoghi opposti, Argentina-Cina, Cile-Russia, Hawaii-Botswana e Nuova Zelanda-Spagna. Vivan las Antipodas! è soprattutto un film sulle contraddizioni culturali e ambientali del nostro pianeta.

Filippo Pugliese

InGenere Cinema

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