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L’ARTE DI JAMES CAMERON

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino ha dedicato a James Cameron una mostra davvero ricca di disegni autografi, bozzetti e vere e proprie opere pittoriche, che andrà avanti ancora fino al 15 giugno.

Per l’occasione SilvanaEditoriale ha realizzato un corposo e curatissimo catalogo di oltre 230 pagine, focalizzato proprio su questa personale ricerca  per immagini del regista, che lo ha portato a firmare cult come Aliens e Avatar, partendo da semplici disegni realizzati sui quaderni del college.

Il libro si apre con le prefazioni di Giullermo Del Toro, regista che racconta il privilegio di aver avuto accesso ai concept originali di creature come la Regina di Aliens – Scontro finale e Costa-Gavras, presidente della Cinémathèque Française che ha ospitato la mostra nel 2024.

A raccontare l’evolversi di un uomo e di un artista attraverso un susseguirsi di disegni, dipinti e poster è proprio lo stesso protagonista, che commenta ogni singola opera contestualizzandola non solo nell’ambito della sua carriera, ma molto spesso anche in un momento particolare della sua vita, collegandola anche a interessanti aneddoti personali.

Il volume, così come la mostra, racconta la vita e la carriera di Cameron per macro-categorie, che racchiudono al loro interno periodi differenti di studio o di lavoro: “Sognare a occhi aperti”, ad esempio, mostra al pubblico schizzi e disegni che un giovane James realizzava durante gli anni di scuola e di college, influenzato dalla lettura di fumetti di fantascienza o di supereroi, o ancora dai fantasy di Franzetta.

Dalle sue passioni giovanili vengono fuori fumetti autoprodotti ma realizzati in modo molto più che dignitoso, come quello che racconta di una mummia venuta fuori da un sarcofago raccolto mentre era alla deriva nello Spazio; una storia che secondo il suo autore già conteneva dei frammenti della sua avventura nell’universo di Alien.

I capitoli successivi si calano maggiormente nella sua carriera di regista e sceneggiatore, mostrando come l’autore sia rimasto sempre fortemente interessato a visualizzare il prima possibile le idee concepite, ma raccontando anche episodi del tutto fortuiti in cui è accaduto il contrario e gli script sono venuti fuori dal rapido disegno derivato da un sogno riportato rapidamente su un foglio. Si va avanti, quindi, con “L’uomo simulacro”, capitolo in cui il regista-autore riconosce come al centro delle sue idee, per quanto legate a universi fantasy o fantascientifici, ci sia sempre stato l’uomo; una lunga indagine su un nuovo essere umano, che spesso è nato dall’ibridazione con la macchina, come avviene in Terminator e per certi versi anche in Avatar.

Un’indagine che porta Cameron verso i mondi sconosciuti che da sempre sono stati focus delle sue opere iconografiche e che sono raccolte nei tre capitoli successivi: “Gli xenomorfi”, “Nel cosmo” e “Mondi indomiti”, dove molto spazio viene lasciato anche ai disegni preparatori per il cortometraggio Xenogenesis, il primo lavoro  per cui il regista si trovò a dover progettare da zero un intero mondo, comprensivo di ambientazioni, creature, tecnologie e astronavi.

L’arte di James Cameron, nato nelle mente del suo autore durante la post-produzione di Avatar – La via dell’acqua, non tralascia la gavetta del regista nella factory di Roger Corman, ma scava ancora più a fondo per testimoniare anche i suoi lavori su commissione nella realizzazione delle illustrazioni delle locandine di alcuni film distribuiti dalla Saturn.

Come in un diario che va avanti per immagini, il regista accosta disegni e ricordi, e non dimentica anche i momenti molto negativi, come quello vissuto sul set del Piraña paura, film che avrebbe dovuto dirigere per intero, ma che poi fu completato dal produttore Ovidio Assonitis. Un brutto ricordo che, però, in qualche modo si lega ad uno dei momenti più alti della sua carriera, perché, proprio mentre si trovava a Roma per seguire un momento della post di quella pellicola, Cameron sognò l’immagine di uno scheletro cromato che emergeva da un muro di fuoco. Un’immagine esplosiva, subito trasformata in disegno, da cui nacque una delle saghe cinematografiche sci-fi più amate di sempre. “In Terminator c’è decisamente qualcosa dell’Halloween di Carpenter, afferma l’autore raccontando della nascita del suo film, per poi tornare alla vita reale e svelare che il personaggio di Sarah Connor era stato strutturato sulla sua prima moglie Sharon.

E Terminator è anche al centro di un momento professionale in cui James Cameron si trovò a dover gestire insieme la lavorazione di due film – a questo si aggiungeva Aliens –  e di un script, quello di Rambo 2, contemporaneamente. In quel momento Walter Hill gli fornì un solo consiglio, che è quello che ancora oggi il regista di Avatar dona ai giovani autori: “Non fare cazzate.”

Tante pagine, dicevamo, sono dedicate ai mondi “altri” e, chiaramente, anche alle creature che li abitano: per quanto riguarda gli xenomorfi si racconta dei momenti creativi che portarono alla realizzazione della loro Regina, la “regina dei sacchi di spazzatura”, visto che durante i vari tentativi di prova, lo scheletro della creatura e gli animatori che le garantivano i movimenti venivano nascosti proprio con dei grandi sacchi neri dell’immondizia; ma non si tralascia la costruzione degli esoscheletri utilizzati dagli umani nel film

E poi, ovviamente, si arriva ai Na’vi, creature con cui il regista ha seguito la sua ossessione per l’acqua e per i liquidi e ha regalato al mondo un nuovo modo, semplice e poetico, per dichiarare i propri sentimenti, con quel semplice “Ti vedo”. Creature protagoniste di un film che ha segnato un nuovo livello qualitativo per il cinema immersivo mai raggiunto prima: Pandora è un mondo estremamente variegato, dettagliato, ricco di sfumature e credibile.

Tra un rimando all’arte di Giger, e il rammarico di aver scelto di non lavorare insieme a lui in  Aliens, e gli studi fatti con Stan Winston, si torna all’uomo negli ultimi due capitoli, con “La dimensione umana” e “Nessun destino”, dove trova spazio anche Titanic e il racconto dell’album con i disegni di Jack, realizzati dallo stesso regista, e un ricordo sulla realizzazione del ritratto di nudo di Rose.

Il libro si chiude con un’occasione mancata, ma di cui non mancano due belle illustrazioni: lo Spider-Man andato poi a Sam Raimi, realizzato da Cameron anche in versione Venom, ma sempre partendo da uno studio religioso dell’arte di Ditko. Fra gli aneddoti legati a questo progetto, c’è quello di aver pensato che lo spara-ragnatele dell’Uomo Ragno dovesse essere qualcosa di biologico e non di tecnologico. Intuizione poi utilizzata nella saga  cinecomic del regista de La casa.

Luca Ruocco

L’ARTE DI JAMES CAMERON

Autore: James Cameron

Editore: SilvanaEditoriale [www.silvanaeditoriale.it]

Pagine: 232

Illustrazioni/Foto:

Costo: 38,00 euro

InGenere Cinema

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