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ANTENATI – THE GRAVE PARTY di Marco Paolini

Ci fa sempre molto piacere, amici di InGenereCinema.com, allontanarci ogni tanto dai mostri, dai vampiri e dal grande schermo per rivolgerci al palcoscenico.

Così, la scorsa settimana siamo andati al Teatro Vascello di Roma – sempre una garanzia per quanto riguarda la qualità degli spettacoli proposti – per Antenati – The Grave Party l’ultima fatica di Marco Paolini, assente dalle scene da qualche tempo.

Riportiamo dalla scheda di presentazione: “Antenati ripercorre l’evoluzione della nostra specie attraverso l’incontro immaginato con i nonni dei nonni, con le 4.000 generazioni che ci collegano ai nostri progenitori comuni, quel piccolo nucleo africano da cui tutti gli abitanti del pianeta della nostra specie provengono.”.

Dal Paolini del teatro civile, Premio Ubu per Vajont [1995] che lo ha consacrato a mostro sacro del teatro politico di narrazione, fino ad arrivare al durissimo Ausmerzen [2011], insomma da questo Paolini qua che parla di evoluzione della specie, ci saremmo aspettati una pungente analisi sociale, politica e poetica, che descrivesse l’essere umano attraverso le stratificazioni della sua storia, passando per le teorie evoluzionistiche. E, in un certo senso, lo fa. Il problema è che lo fa utilizzando un testo più assimilabile allo spettacolo di un comico da prima serata tv, piuttosto che come ci si aspetterebbe da Marco Paolini.

Allora l’evoluzione della specie diventa “Io boomer non so scaricare l’aggiornamento dell’iPhone”, passando per “conservi per tanto tempo una cosa e poi quando la butti via ti serve il giorno dopo”, fino all’immancabile scontro “moglie/marito, donne contro uomini”.

Per carità, l’abilità da oratore di Paolini non si discute, ed è sempre un piacere per gli occhi e per le orecchie ascoltarlo parlare fluidamente, a modo suo, col Veneto che permea ogni sua parola, per un’ora e quarantacinque minuti. Ma con Antenati – The Grave Party ci troviamo davanti a un teatro di narrazione che ha ben poco da narrare, che cerca la battuta e la risata facile [che in sala certamente non è mancata] per ingraziarsi un pubblico quasi prevalentemente coetaneo di Paolini e che certamente empatizzerà con quelle, ahinoi, banalità.

Ci saremmo aspettati tante cose da Marco Paolini, ma di certo mai avremmo temuto che il sentimento che permeasse la nostra esperienza fosse quello che, ormai abbastanza uniformemente, si riesce a riconoscere con la parola cringe.

Perché, purtroppo, anche il più grande degli oratori rimane voce persa nel vento se non ha niente di cui parlare.

Irene Scialanca

ANTENATI – THE GRAVE PARTY

di e con: Marco Paolini
musiche: Fabio Barovero
luci: Michele Mescalchin
fonica: Piero Chinello
direzione tecnica: Marco Busetto
produzione: Michela Signori, Jolefilm
Quando: dal 14 al 19 marzo al Teatro Vascello
Durata: 105’

InGenere Cinema

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