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ALMANACCO DELL’ORRORE POPOLARE a cura di Fabio Camilletti e Fabrizio Foni

Come voi amici dell’Horror sapete bene, da qualche anno si è tornati a parlare di folk horror, racconti dell’orrore che riescono ad insinuarsi sottopelle all’interno delle credenze e della cultura popolari di popolazioni e Paesi, scavando a fondo nelle paure ancestrali, fino alla Paura con la “P” maiuscola, quella comune e condivisa, lato oscuro del bagaglio culturale ancestrale di interi popoli.

Siamo tornati a parlarne grazie alle opere di giovani autori che con pochi film sono riusciti a lasciare il proprio segno all’interno della new wave horror internazionale: pensiamo a Ari Aster, con i suoi Hereditary – Le radici del male [2018] e Midsommar – Il villaggio dei dannati [2019], e a Robert Eggers, regista degli splendidi The Witch [2015] e The Lighthouse [2019].

Di esempi importanti di questo ritorno dell’horror folklorico al cinema ce ne sono altri e rimbalzano dagli USA con il Gretel e Hansel di Oz Perkins [2020] all’Italia con A Classic Horror Story di Roberto De Feo e Paolo Strippoli [2021].

E proprio in Italia interrompiamo per ora il nostro viaggio folk per consigliarvi la lettura de l’Almanacco dell’orrore popolare a cura di Fabio Camilletti e Fabrizio Foni, edito da Odoya.

Il volume è una miscellanea che vuole proprio raccontare il folk horror figliato dall’immaginario popolare italiano. Per farlo Camilletti e Foni mescolano tradizione e fiction, credenze e folclore a opere pop, procedendo in modo assolutamente libero – verrebbe da dire anche discontinuo, senza che il termine risulti negativo, però – tra regioni di un Paese profondamente differenti soprattutto se analizzate attraverso le ombre che abitano il loro limbo folklorico, per tirare fuori un mix che – attraverso le voci dei vari autori chiamati a raccontare il loro punto di vista sull’orrore tradizionale italiano [che ovviamente rimanda ognuno di loro a riscoprire e raccontare alla propria maniera le credenze della loro regione di origine o di residenza] – definisce un puzzle oscuro di circa 400 pagine fatto di saggi, testimonianze e racconti.

Se abbiamo parlato di “discontinuità” è ovvio che la fruizione dei singoli pezzetti del libro puzzle [differenti l’uno dall’altro per stile, tema, approfondimento del focus e lunghezza, oltre che per tipologia di scritto] risulti più o meno piacevole e interessante, assecondando i gusti e gli interessi del singolo lettore.

Almanacco dell’orrore popolare diventa davvero un viaggio differente per ogni amico dell’horror che voglia approcciarsi alla sua indagine: alcuni momenti potranno risultare troppo rapidi [lì dove chi legge, rapito dal tema raccontato, avrebbe desiderato un approfondimento maggiore]; alcuni temi fin troppo conosciuti, ma non per questo non degni di far parte del viaggio nello Stivale.

Balzando tra il rituale partenopeo delle “anime pezzentelle” e la figura davvero poco trattata dello Stregone [con un riferimento un po’ troppo veloce ai Benandanti], ci si ritrova anche fra le sequenze de Il demonio di Brunello Rondi e a discutere sul viaggio [falso e romanzato] di Lovecraft nel Polesine.

Fra i capitoli più interessanti “Il lupo cattivo”, in cui Fabio Giovannini cerca di tirare le somme di una storiografica demonizzazione del lupo nell’immaginario popolare italiano, attraversando ovviamente anche la licantropia [e caso vuole che in un paragrafo dedicato al cinema l’autore citi anche il cortometraggio Versipellis, di cui chi scrive ha firmato la sceneggiatura insieme al regista Donatello Della Pepa qualche anno fa], senza però fossilizzarsi su questo argomento, che avrebbe reso il saggio simile ai tanti già pubblicati.

Per quel che riguarda gli inserti fiction, invece, riuscito è il racconto “Le Sette Vie” di Danilo Arona, che in prima persona e con un piglio ironico e in alcuni momenti piacevolmente grottesco, ci parla di stregonerie e affascinanti streghe piemontesi.

A ognuno il suo, quindi, Almanacco dell’orrore popolare è un’antologia ricca ma non mira ad una completezza socio-culturale o ad essere un approfondito saggio su tutte le ombre folk d’Italia. Cosa che forse ci si aspetterebbe dal titolo e che di certo sarebbe interessante trovare in un’altra pubblicazione, magari legata a questo primo passo di Camilletti e Foni.

In ultimo, tra i “tag” proposti in cover: Dino Buzzati, Tiziano Sclavi e Pupi Avati. Ecco.

Luca Ruocco

ALMANACCO DELL’ORRORE POPOLARE

Autore: Fabio Camilletti, Fabrizio Foni [a cura di]

Editore: Odoya [www.odoya.it]

Pagine: 400

Illustrazioni/Foto:

Costo: 25 euro

InGenere Cinema

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