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IL MOSTRO DELLA CRIPTA di Daniele Misischia

Potenza e Atto. Con questa dicotomia, Aristotele rivoluzionò la filosofia classica ponendo in crisi il rapporto tra essere e non-essere di Parmenide, ma anche quello tra il mondo delle idee e la realtà concepito da Platone. Per la prima volta nella storia del pensiero occidentale si indicava l’assenza di uno specifico carattere come necessario per ottenere in prospettiva quel carattere stesso. È la distanza tra potenza e atto che consente a ogni cosa di evolversi in ciò a cui è destinato essere. Tale distanza spinge il seme a diventare quercia, poiché in esso vi è la potenzialità di tale evoluzione.

Osservando Il mostro della cripta, ultima fatica di Daniele Misischia, passata Fuori Concorso alla 74esima edizione del Locarno Film Festival, il pensiero aristotelico potrebbe tornarvi in mente, cari Amici dell’Horror. Non per la sua attualità e neppure per il piacere di applicare la filosofia classica al cinema contemporaneo, ma forse e più semplicemente, perché questo film avrebbe tutta la potenzialità per essere una grande quercia.

Bobbio 1988: Giò è un giovane ragazzo appassionato di fumetti e di film dell’orrore. Un giorno si rende conto che alcuni episodi che stanno terrorizzando il paesino in cui vive sono stranamente simili alle storie raccontate nell’ultimo numero di Squadra 666 – Il Mostro Della Cripta, il suo fumetto preferito scritto e disegnato dal suo idolo Diego Busirivici.

Questo spaventoso mistero porterà Giò e il suo inseparabile gruppo di amici a indagare e a vivere un’avventura decisamente inaspettata e sanguinolenta.

Ecco: basta leggere la sinossi per capire che gli ingredienti de Il mostro della cripta sono di quelli che fanno impazzire noi Amici dell’Horror. Aggiungete, inoltre, che Misischia è senza dubbio tra i registi più interessanti della scena horrorifica italiana, che Amanda Campana, dopo l’esordio nel cinema di Genere con Bastardi a mano armata, si candida ad essere la nuova scream queen tricolore e che lo script è firmato tra gli altri dai Manetti Bros. E avrete il quadro completo. Dunque, quella potenzialità descritta dal filosofo greco si fa sentire eccome, ma purtroppo, allo spegnere delle luci in sala, questa potenza fatica a prendere forma e a diventare cinema.

Con un’apertura troppo sopra le righe, un primo atto un po’ azzoppato dalla valanga di citazioni inserite, e la comprensibile difficoltà nell’unire tutti i Generi che il racconto vuole amalgamare, i colpi nella cartuccera de Il mostro della cripta non vanno sempre a segno. Attenzione, però, Misischia si cimenta nell’arduo esercizio di infondere credibilità a una costruzione filmica tanto carica di ambizione quanto fragile nella sua forma. La scelta di un’ambientazione in costume [perché ricostruire gli anni ’80 è ormai un’operazione di cinema in costume] così come quella di tratteggiare Bobbio, splendida provincia della Val Trebbia, come una Hawkins qualsiasi, dove un gruppo di ragazzini vanno in giro con le bici a risolvere misteri spaventosi, ha posto il giovane regista romano in una situazione davvero scomoda. Da un lato la possibilità di realizzare una pellicola che potesse omaggiare quei film che per la generazione di noi quarantenni ha rappresentato l’innamoramento per la settima arte. Dall’altro la consapevolezza che quel tipo di storia mal si sposa con la nostra realtà, la nostra retorica cinematografica e i mezzi che vengono messi a disposizione per questo tipo di progetti nel Bel Paese.

A questo punto la strada che porta il seme a diventare quercia si fa molto scoscesa e perigliosa, ma Il mostro della cripta è assolutamente sprezzante di ogni pericolo e si butta in un turbine di omicidi, sacrifici umani, sparatorie in pieno giorno, poliziotti corrotti, bifolchi adoratori di dottrine aliena e perfino un catfight con le katane degno di nota. Nulla è davvero al posto giusto, tutt’altro, eppure non si può non celebrare la voglia di osare mescolando – forse, pasticciando sarebbe più corretto – atmosfere e linguaggi distanti e molto difficili da tener insieme.

Daniele Misischia si sforza fino all’ernia al fine di consentire all’atto di mostrarsi per ciò che era destinato ad essere e se per molti aspetti tale fatica non ha sortito del tutto il risultato sperato, sarebbe da miopi non riconoscere la tenacia e la caparbietà di tale sforzo. Inoltre, se è vero che nel film si trovano cose non del tutto riuscite, almeno due sono assolutamente folgoranti: l’interpretazione di Lillo Petrolo che regala a tutti noi Amici dell’Horror un personaggio irresistibile che è già culto; e l’ultima creatura aliena e mostrifera a firma dal grande Sergio Stivaletti.

Dunque, può darsi che la distanza tra potenza e atto sia ancora difficile da colmare. Tuttavia, il pensiero aristotelico non è il solo da chiamare in causa in situazioni come questa. Potremmo scomodare, ad esempio, anche quello di Diogene il cinico, che con uno straordinario senso pratico ci ricorderebbe di salvare solo il buono di un’esperienza e di tralasciare il resto senza pensarci troppo.

Paolo Gaudio

IL MOSTRO DELLA CRIPTA

Regia: Daniele Misischia

Con: Lillo, Tobia De Angelis, Amanda Campana, Nicola Branchini, Chiara Caselli, Giovanni Calcagno, Eleonora De Luca, Gianluca Zaccaria, Riccardo Livermore, Ludovico Girardello, Gisella Burinato

Uscita sala in Italia: giovedì 12 agosto 2021

Sceneggiatura: Antonio Manetti, Marco Manetti, Alessandro Pondi, Paolo Logli

Produzione: Mompracem e Vision Distribution, in collaborazione con Sky, con il sostegno dell’Emilia-Romagna Film Commission

Distribuzione: Vision Distribution

Anno: 2021

Durata: 116′

InGenere Cinema

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