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IL CAPITALE UMANO di Paolo Virzì

capitaleumano1Il 2013 per Paolo Virzì è stato un anno piuttosto ricco dal punto di vista lavorativo, con un’agenda decisamente fitta che lo ha visto impegnato nelle vesti di direttore della passata edizione del Festival di Torino e di regista-sceneggiatore della sua ultima fatica dietro la macchina da presa dal titolo Il capitale umano.

In entrambi i casi si è trattato di due autentiche scommesse che, a giudicare dagli esiti, si possono considerare risolte con successo.

In particolare la sua nuova pellicola, nelle sale a partire dal 9 gennaio con le quattrocento copie messe a disposizione dalla 01 distribution, può essere considerata una sorta di giro di boa, o più precisamente una piccola svolta in una filmografia che può contare su ben undici lungometraggi in vent’anni di attività.

Anche se un solo film può non rappresentare un banco di prova a tutti gli effetti, ma sarebbe più corretto parlare di una parentesi in attesa dei futuri progetti, per il cineasta livornese quella de Il capitale umano rappresenta a nostro avviso un cambio di rotta alquanto drastico.

capitaleumano2Seppur presente in una percentuale chiaramente ridotta, l’ironia che solitamente avvolge e delinea le storie e i personaggi al centro del cinema virziniano qui assume una forma inedita, con un humour che da dolce e tenero si fa beffardo, colorandosi di una tinta più vicina al nero. Una metamorfosi, questa, che mostra finalmente un’altra faccia della stessa medaglia, una faccia animata da un efficacissimo sarcasmo, ma soprattutto da quella versatilità che ogni regista dovrebbe avere nel proprio bagaglio professionale.

Che sia un segnale di rinnovamento, una dimostrazione riuscita oppure no di versatilità, quella offerta in questo film da Virzì è una prova di tutto rispetto, alla quale speriamo se ne andranno ad aggiungere di nuove e analoghe per natura e stampo.

capitaleumano3Lo script firmato a sei mani dal regista stesso con i sodali Francesco Bruni e Francesco Piccolo, liberamente tratto dell’omonimo romanzo dello scrittore e giornalista statunitense Stephen Amidon, permette a Virzì di abbandonare, almeno per questa volta, i toni nostalgici e malinconici del passato a favore di un racconto focalizzato su un presente non proprio roseo come quello che sta attraversando il nostro Paese. Il risultato è un plot che mescola i toni cupi di un dramma legato alla crisi imperante [affrontata con altre traiettorie in opere come Tutta la vita davanti o Tutti i santi giorni] alle venature ansiogene di un mistery vecchio stile, nel quale trovano spazio quelle folate di umorismo nero [una su tutte la riunione del nuovo direttivo del Teatro] alle quali si faceva riferimento in precedenza.

capitaleumano4A cambiare è, dunque, il registro e i generi di riferimento, ma più di tutto i modelli drammaturgici e le architetture narrative ai quali strizzare l’occhio e rifarsi per riuscire a trasporre nel migliore dei modi il rompicapo letterario messo in piedi da Amidon. Il trio asseconda la struttura a incastro del libro, distaccandosene, invece, quando si tratta di ambientazione, inserimento e disegno di nuovi e vecchi personaggi, modifica dell’epilogo e via dicendo.

Fatta eccezione per un finale diverso che ovviamente non riveleremo, per il resto si tratta di cambiamenti assolutamente in linea con la tipologia di film che Virzì ha deciso di portare sul grande schermo, ossia un thriller glaciale che nello spostare l’azione dal Connecticut alla Brianza continua comunque a guardare insistentemente alla suspense a stelle e strisce e alle atmosfere tipiche del noir transalpino.

capitaleumano3Anche se la costruzione a scatole cinesi e la coralità della storia, così come i cambi di prospettiva che svelano gradualmente la verità negata – chi quella fredda sera d’inverso guidava l’auto che ha travolto il cameriere in bicicletta? – richiamano inevitabilmente i meccanismi ricorrenti nella scrittura filmica di Arriaga e Haggis, oltre al gioco perfetto di punti di vista utilizzato da Gus Van Sant in Elephant, quello firmato da Virzì è un film che sa come mantenere calamitato a sé l’attenzione dello spettatore, anche grazie a una buona gestione della tensione accumulata e a un cast che dà spessore ed empatia a ogni tassello della vicenda.

Francesco Del Grosso

IL CAPITALE UMANO

3.5 Teschi

Regia: Paolo Virzì

Con: Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio

Uscita in sala in Italia: giovedì 9 gennaio 2014

Sceneggiatura: Francesco Bruni, Francesco Piccolo, Paolo Virzì

Produzione: Indiana Production, Rai Cinema, Manny Films, Motorino Amaranto

Distribuzione: 01 distribution

Anno: 2014

Durata: 109′

 

InGenere Cinema

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