La sperimentazione merita sempre attenzione, soprattutto se può servire a sfatare un pregiudizio.
Ed è dunque ammirabile la scelta del team del Fantafestival, giunta alla 33esima edizione, di inserire, all’interno dei film in concorso, un documentario, Genere che, ahimè, erroneamente, è sempre più considerato di nicchia.
Stiamo parlando di Space Metropoliz, un lavoro molto particolare, che nasce dalla volontà di mettere in mostra quanto, seppur tra culture ed esperienze di vita diverse, si possa creare puntando sull’aggregazione e sulla condivisione di intenti.
A dirigerlo Fabrizio Boni e Giorgio de Finis, che insieme avevano già collaborato al lungometraggio C’era una volta Savorengo Ker: la casa per tutti, 2008, dedicato al più grande campo rom d’Europa: Casilino 900, a Roma.
Anche questa volta i due registi e antropologi, che anche individualmente hanno mostrato nei loro lavori un particolare interesse per i documentari socio-antropologici, tornano sul tema della multi etnicità, e lo fanno mettendo in piedi un progetto sperimentale e riuscito, dati i risultati finali.
Tutto è partito nel 2009, quando una comunità multietnica formata da circa 200 persone di diversa provenienza geografica [Africa, Romania, America Latina, ma anche Italia], impossibilitate a possedere uno spazio proprio nel quale vivere, hanno occupato quello che oggi è chiamato Metropoliz, in passato un ex salumificio Fiorucci situato in via Prenestina, 913, nel quartiere periferico di Tor Sapienza, a Roma, e da anni abbandonato a sé stesso.
L’occupazione, però, non è fine a sé stessa, nel senso che, gli occupanti, battezzati simpaticamente “i Metropoliziani”, una volta messo piede nella struttura, non si sono limitati a viverci dentro, ma, guidati da Boni e de Finis, si sono resi protagonisti, prima ancora che di un documentario, di un progetto se vogliamo anomalo, in un’accezione positiva, e formativo. Dopo essersi resi tutti disponibili ad un lavoro di restauro, pittura e ricognizione del posto, per adibirlo quanto più possibile, a casa, si è iniziato a predisporre un piano di lavoro quanto mai fantasioso ma possibile: la costruzione, all’interno del Metropoliz, di un missile con cui andare a colonizzare la luna, e la realizzazione di un museo, il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove.
L’affluenza del pubblico e il giudizio positivo espresso alla proiezione del documentario, martedì 11 giugno, sta a dimostrare la riuscita di Space Metropoliz, presentato dai due registi alla Casa del Cinema di Roma, coproduttori del film insieme con Luca Argentero, peraltro voce narrante, che fin dall’inizio ha creduto nel progetto.
Space Metropoliz potrebbe essere definito come la descrizione di una vera e propria sfida, sia a livello sociale e culturale, in quanto rappresenta, in fondo, una sorta di vetrina periferica su Roma, con la quale “i Metropoliziani” cercano, ciascuno a suo modo, un contatto [ad esempio attraverso una manifestazione, della quale vediamo alcuni scorci], sia a livello costruttivo, perché dimostra quanto sia possibile far confluire in un piano di lavoro persone differenti, e renderle dunque partecipi, e, soprattutto “vive”.
Boni e de Finis, dirigono un documentario trasversalmente legato al genere fantastico, ingegnoso e non facile da gestire, perché complicato nella sua evoluzione, anche per via del pregiudizio dei più, convinti che gli “stranieri” rappresentino sempre una minaccia, e che possano privare noi italiani dei diritti di cui godiamo. Space Metropoliz segue due binari: quello teorico, nel quale viene appunto spiegato il progetto in sé, e quello pratico, che è poi l’aspetto più divertente del documentario.
Da citare poi la bella fotografia sfruttata nel film, al quale hanno lavorato i due registi con Donatello Conti, Beppe De Lucia e Antonio Di Domenico, e il non facile lavoro di montaggio, che ha coinvolto Boni, Chiara Horn e Valentina Romano.
Gilda Signoretti
–
SPACE METROPOLIS
Regia: Fabrizio Boni, Giorgio de Finis
Produzione: Irida Production, Inside Productions
Distribuzione: /
Anno: 2012
Durata: 99’