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LA PELLE CHE ABITO di Pedro Almodóvar

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C’è un posto nella mente di ognuno di noi che nessun’altro uomo può intaccare, un posto entro il quale rifugiarsi per fuggire tutte le proprie paure, ansie, frustrazioni come la perdita della propria immagine che accompagna ognuno di noi fin dalla nascita, tanto cara in quanto unico biglietto da visita in questa nostra società ossessionata dall’estetica.

Il nostro corpo non è solo la rappresentazione di noi stessi esso costituisce l’anello di giunzione tra il mondo esterno e la nostra anima.

Robert Ledgard [Antonio Banderas] chirurgo estetico di fama internazionale decide di sperimentare illegalmente su cavia umana un tipo particolare di pelle praticamente indistruttibile in grado di resistere anche alle bruciature più forti.

Anni prima la sua compagna Gal rimase coinvolta in un terribile incidente d’auto che le causò bruciature ed escoriazioni sul 100% del proprio corpo e per un soffio Robert riuscì a strapparla dalle braccia della morte ma la consapevolezza di un’esistenza futura in un corpo completamente sfigurato, dove persino il più semplice dei gesti, il piacere di riconoscersi allo specchio, le viene privato, costringe la povera Gal a togliersi la vita.

Al dottore non rimane altro che sedare la sua rabbia e la sua impotenza concentrandosi sul lavoro con l’intento di regalare alle persone che condividono la stessa sorte della moglie un futuro diverso.

La pelle è un involucro è il nostro abito ma di certo non è una corazza e anche la più dura al mondo non può rendere invulnerabili gli esseri umani soprattutto, dalle cattiverie e dai traumi subiti.

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Sarà proprio l’ossessione crescente nell’animo del nostro chirurgo estetico a renderlo privo di scrupoli spingendolo a cercare una cavia umana degna delle sue atroci sperimentazioni, una cavia verso la quale egli non prova alcuna pietà.

La cavia il cui passato è celato in questi 117 minuti di pellicola si chiama Vera [Elena Anaya].

Almodóvar si approccia al genere ridefinendolo e dandone una connotazione molto personale come sua abitudine. Egli è un seduttore che ammalia lo spettatore e lo conduce nel suo mondo, facendogli credere ciò che vuole fino a spiazzarlo, fornendogli tramite il meccanismo del ricordo, la crudele verità.

Quello che colpisce è la sua estrema pulizia, utile per rendere meglio il clima asettico tipico delle sale operatorie e per sottolineare meglio la crudele ferocia del dottore, contrapponendola alla freddezza delle inquadrature.

Non serve scadere nella pornografia delle immagini per disgustare o spaventare lo spettatore, la paura è un percorso soggettivo ed ognuno deve trovare il suo, ritrovandosi nei panni dei protagonisti, specchiandosi in essi chiedendosi “Cosa avrei fatto io?”.

Sicuramente un gran ritorno per il maestro Pedro Almodóvar e grande prova di tutti gli attori del cast.

Paolo Corridore

 

 

Regia: Pedro Almodóvar

Con: Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes

Uscita in sala in Italia: venerdì 23 settembre 2011

Sceneggiatura: Pedro Almodóvar, Agustín Almodóvar

Produzione: El Deseo S.A.

Distribuzione: Warner Bros.

Anno: 2011

Durata: 117’

InGenere Cinema

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