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L’ALBA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE di Rupert Wyatt

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Effettivamente, a distanza di quasi dieci anni da Planet of the Apes [2001], di Tim Burton, forte era la nostalgia nei riguardi di quella fetta di cinema di fantascienza scaturita dalla trasposizione filmica del libro di Pierre Boulle: Il pianeta delle scimmie [1963].

Eccoci accontentati. Da venerdì 23 settembre, infatti, uscirà finalmente in Italia L’alba del pianeta delle scimmie [2001], diretto da Rupert Wyatt [The Escapist, del 2008].

Tutto ebbe inizio quando, nel 1968, il regista Franklin J. Schaffner diresse Il pianeta delle scimmie [tratto proprio dal romanzo] che diede seguito, grazie al grande successo riscosso all’epoca, ad una lunga progenie, iniziata con L’altra faccia del pianeta delle scimmie [del 1970, per la regia di Ted Post], a cui seguì Fuga dal pianeta delle scimmie [del 1971, regia Don Taylor],  1999 – Conquista della Terra [del 1972, regia di J. Lee Thompson] e Anno 2670 – Ultimo Atto [del 1973, sempre di Thompson].

In un’epoca cinematografica popolata di remake e reboot anche la saga delle scimmie senzienti non poteva rimanere immune alla moda e addirittura raddoppia: dopo il remake del 2001 si ritorna alle origini di tutto.

Will Rodman [James Franco] è un giovane ricercatore impegnato in alcuni studi inerenti la sperimentazione di un virus, chiamato Alz-112, che sarebbe stato in grado di far regredire e distruggere il morbo dell’Alzheimer.

Durante la sperimentazione su un esemplare di scimpanzé, Will e il suo staff sono testimoni di un miracoloso sviluppo cognitivo del primate che, a causa della somministrazione del farmaco, che gli dona delle iridi verde smeraldo, diventa molto più intelligente dei suoi simili. In seguito ad una reazione molto violenta dello scimpanzé, durante una dimostrazione per i finanziatori, la sperimentazione sull’Alz-112 verrà bruscamente interrotta, con conseguenze tragiche per tutti gli scimpanzé presenti nel laboratorio, tranne uno: un piccolo nato proprio dalla scimmia dagli occhi verdi, che l’assistente di laboratorio Robert [Tyler Labine] non si sentirà di sopprimere e affiderà a Will. Sarà l’inizio di una lunga convivenza,  in cui lo scienziato potrà accorgersi che non solo l’Alz-112 si fosse trasmesso naturalmente da madre in figlio, ma che addirittura, monitorando la crescita intellettiva dimostrata dallo stesso scimpanzé, battezzato Cesare [Andy Serkis], il virus da laboratorio avesse l’incredibile potere di accrescere le facoltà cognitive.

E’ giunto, quindi, il momento di somministrare il siero al padre Charles [John Lithgow], malato di Alzheimer, e reale spinta del faticoso lavoro portato avanti da Will, che mostrerà subito degli importanti segni di ripresa.

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I primi problemi iniziano a verificarsi nel momento in cui Charles, dopo anni di buona salute, ricade nel baratro del morbo, rendendolo pericoloso e inopportuno per il vicinato. Proprio durante un violento diverbio con un vicino, Cesare accorre in difesa del vecchio, mostrando per la prima volta tutta la sua ferocia. L’attacco violento sarà punito con la reclusione del primate all’interno di una struttura di accoglienza per scimmie, dentro cui Cesare avrà a che fare per la prima volta con i suoi simili meno evoluti, e con disturbanti casi di maltrattamento perpetrati dal personale. Tutto questo, unito ad un senso di abbandono nei confronti di quella che reputava essere la sua famiglia, fa scattare nella scimmia una rabbia immensa ed il desiderio di vendetta.

Ciò che separaL’alba del pianeta delle scimmie dai suoi predecessori è, non solo una migliore resa tecnica, ma anche uno sforzo che ha l’obiettivo di rendere il tutto più realistico possibile. A differenza, infatti, delle antiche scimmie dei capitoli precedenti, in realtà uomini con mascheroni scimmieschi, qui ci troviamo di fronte a delle scimmie realizzate perfettamente grazie alla tecniche della performance capture. I veterani degli effetti speciali digitali Weta, supportano pienamente l’interpretazione di Andy Serkis che prima di regalarci lo scimpanzé-umano Cesare, aveva già avuto modo di rapportarsi con questa tecnica calandosi sia nei panni di Gollum ne Il signore degli anelli [2001], che in quelli di King Kong nel 2005 [entrambe le volte per Peter Jackson].

Inoltre, nel film le scimmie sono presentate nella loro natura selvaggia: molta importanza è data al loro stato primitivo, al loro modo di comunicare attraverso suoni e gesti.

L’alba del pianeta delle scimmie è un film dal ritmo veloce, costituito da una semplice e completa sceneggiatura, supportata da una ricerca di effetti speciali mai esagerati e superflui.

La metamorfosi di Cesare è incalzante, e il senso del pericolo è subito avvertito fin dalla sua scoperta. A poco servono le parole di Caroline [Freida Pinto], ricercatrice nonché fidanzata di Will, che mossa da un senso di prudenza, invita il ragazzo a non considerare Cesare come un proprio erede, e di non sottovalutarne la sua pericolosità.

Nonostante L’alba del pianeta delle scimmie tenda a costruire una storia totalmente distaccata da quella degli altri film della saga [anche la fine del genere umano e l’evoluzione di quello primate è generata da altre cause], i fan della serie cinematografica troveranno più di un richiamo: primo fra tutti la presenza di Cesare, già protagonista di 1999 – Conquista della Terra e Anno 2670 – Ultimo atto.

Il finale fa sperare in una vera e propria partenza di una nuova saga e, stupiti dalla forte chiusa del film, non possiamo che illuderci di assistere ad una nuova sorpresa.

Gilda Signoretti

 

 

Regia: Ruper Wyatt

Con: James Franco, Andy Serkis, John Lithgow, Freida Pinto

Uscita in sala in Italia: venerdì 23 settembre 2011

Sceneggiatura: Amanda Silver, Rick Jaffa, Jamie Moss

Produzione: Chermin Entertainment

Distribuzione: 20th Century Fox

Anno: 2011

Durata: 105’

InGenere Cinema

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