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DOCTOR STRANGE NEL MULTIVERSO DELLA FOLLIA di Sam Raimi

Si torna in sala con il Marvel Cinematic Universe al suo ventottesimo capitolo e si torna, in piena Fase 4, con uno di quei cinecomics che potrebbero essere definiti “d’autore”, all’interno della cinematografia dei supereroi. In questo caso a ritornare è il Doctor Strage di Benedict Cumberbatch, con Doctor Strange nel Multiverso della follia, film affidato alla regia di Sam Raimi.

Per noi amici dell’horror è ovviamente un’adunata imperdibile, soprattutto perché la sua discesa in campo in MCU è stata chiaramente associata ad un tentativo di declinare un film Marvel in chiave orrorifica. Ma la cosa è diventata ancor più interessante quando abbiamo cominciato a leggere dichiarazioni del regista che annunciava di aver avuto massima libertà creativa nei confronti della “sacra continuity” che ormai è legge d’onore in casa MCU.

Raimi, poi, è un maestro anche in materia di cinecomics, vista la sua trilogia di inizio millennio dello Spider-Man di casa Sony. E proprio all’ultimo capitolo degli Spider-Man [Spider-Man: No Way Home] dell’MCU, il destino ha voluto legare questo nuovo capitolo delle avventure da solista di Doctor Strange, per alcuni importanti motivi: innanzitutto perché lo segue in sala a distanza di pochi mesi, anche se avrebbe dovuto precederlo. Poi la pandemia da covid-19 ci ha messo lo zampino, mescolando le carte e pretendendo delle piccole modifiche di script.

In secondo luogo, cosa più importante da tenere presente, perché entrambi i film ragionano sul concetto di Multiverso. Se in No Way Home lo si tirava in ballo come “effetto collaterale” di un incantesimo andato a male per risolvere i problemi di un ragazzo ancora poco maturo [per quanto già parte degli Avengers], qui lo si ripresenta per bene al pubblico e in questo di certo si avverte il fatto di aver pensato al film anche per srotolare il concetto di Multiverso su grande schermo, per poi giocarci in un capitolo idealmente successivo con protagonista l’Uomo Ragno. Niente di gravissimo, la struttura regge comunque bene anche in questo modo e non influisce negativamente, anzi.

A pregiudicare almeno un po’ la visione di Doctor Strange nel Multiverso della follia per i non completisti Marvel potrebbe essere il non aver seguito la serie MCU WandaVision, in cui vengono raccontate nello specifico le motivazioni che muovono nel film quella che è la seconda protagonista [più che antagonista]: la tormentata Wanda Maximoff/Scarlet Witch di Elizabeth Olsen. E un quadro ancor più completo potrebbe garantirlo la visione della serie animata What If….

Quel che è certo è che quando ci sia affaccia sull’orlo del Multiverso, qualche pasticcio vien sempre fuori, soprattutto a livello di trama. Qui i danni sono misurati, anche grazie ad una durata più digeribile [circa due ore] e ad una sequenza di eventi piuttosto lineare e in qualche momento anche scontata. Ma il rincorrersi tra universi paralleli di Strange, Scarlet Witch e della nuova arrivata America Chavez [Xochitl Gomez], qualche sovrastruttura e un po’ di disordine e ridondanza li creano inevitabilmente.

La ragazza piombata all’improvviso nell’universo abitato dal “nostro” Doctor Strange subisce il suo potere – quello di aprile portali verso mondi alternativi – senza riuscire a dominarlo. Il suo è un potere davvero immenso e fa gola anche a chi potrebbe utilizzarlo per fini del tutto personali e decisamente poco etici. Ma proteggere la ragazzina non è un compito facile e Strange si ritroverà a ribalzare suo malgrado nel flipper del Multiverso che, ovviamente, regalerà anche qualche partecipazione straordinaria “alla No Way Home” che farà gridare di gioia i fan più sfegatati.

Ma veniamo a Raimi: il regista de L’Armata delle Tenebre c’è ed è riconoscibile. Certo il fatto di aver legato così nello specifico il film ad altri prodotti Marvel fa un po’ riflettere su quella “assoluta libertà” di cui ha parlato, ma sul discorso dell’inserimento di elementi horror nel cinecomic la storia è diversa.

Gli amici dell’horror e i fan del regista, infatti, troveranno ingredienti e rimandi proprio all’horror specificamente raimiano. In Doctor Strange nel Multiverso della follia, infatti, c’è la negromanzia; un libro maledetto che contiene al suo interno formule oscure in grado di scatenare demoni inquieti; c’è Bruce Campbell impegnato in una scena che è un’enorme strizzata d’occhio a chi da anni segue i giochi cinematografici di questi due eterni ragazzi; ci sono cadaveri che risorgono e, infine, c’è un rush finale in cui Strange si ritrova a vestire panni davvero orrorifici!

È chiaro che stiamo parlando di un orrore edulcorato: dal fantasy e dalla commedia, come già accadeva in altri film di Raimi, ma anche e soprattutto dalle regole comportamentali dell’universo Marvel che in qualche modo canalizzano la follia creativa del regista de La Casa, permettendogli comunque di tirar fuori un prodotto più bizzarro e più oscuro della norma, ma forse strumentalizzando la riconoscibilità della giocosa poetica alla Raimi per trasformarla in un prestigioso gioco di fanservice per gli amanti dell’horror, che va a sommarsi a quello ormai canonico e scontato messo su per i fan dei cinecomics.

Così è anche per le due scene extra: una per loro, l’altra tutta per noi.

Luca Ruocco

DOCTOR STRANGE NEL MULTIVERSO DELLA FOLLIA di Sam Raimi

Regia: Sam Raimi

Con: Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen, Chiwetel Ejiofor, Benedict Wong, Xochitl Gomez, Michael Stuhlbarg, Rachel McAdams

Uscita in sala in Italia: mercoledì 4 maggio 2022

Sceneggiatura: Michael Waldron

Produzione: Marvel Studios

Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures

Anno: 2022

Durata: 126’

InGenere Cinema

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