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AMERICA LATINA di Damiano e Fabio D’Innocenzo

Dopo La terra dell’abbastanza [2018] e Favolacce [2020] – che era uscito direttamente in streaming a causa della pandemia – i Fratelli D’Innocenzo tornano in sala con la loro terza opera, America Latina e per la prima volta si avvicinano al nostro tanto amato Genere, scrivendo e dirigendo un thriller psicologico made in Italy con protagonista Elio Germano.

Non diremo niente della trama e, se non lo avete già fatto, vi consigliamo caldamente di non guardare il trailer. Non perché sia eccessivamente spoilerante, ma perché crediamo che il modo migliore per godere di questa pellicola sia farlo totalmente all’oscuro, sedendovi in sala senza conoscere minimamente cosa starete per guardare.

Cosa dire, dunque, in una recensione in cui vorremmo parlare il meno possibile del film?

Ahinoi, iniziamo sostenendo che i Fratelli D’Innocenzo sono, con America Latina, al loro lavoro meno riuscito.

Dopodiché, continuiamo dicendo che, secondo noi, ciò che più resta impresso di questo film è la prima parte. Quando le cose accadono e spiazzano, noi e i personaggi, quando il thriller comincia e ci fa tremare e sperare di godere del modo inaspettato in cui gli eventi andranno a svolgersi. Quando, però, molto presto si intuisce che il Genere non verrà usato nel modo in cui ci si aspetta [o meglio, verrà usato nel modo in cui tutti ci aspettiamo] allora si assiste alla pellicola con la turbata consapevolezza che si rimarrà delusi.

E infatti, è proprio ciò che accade.

È che dopo quella prima parte angosciata e angosciante, che potrebbe aprire una miriade di possibilità al racconto, i D’Innocenzo, piuttosto che sviluppare la storia e sorprendere, preferiscono fermarla. Nulla accade.

La regia, fin troppo insistita sui primi piani fino a risultare ridondante e didascalica, non fa nient’altro che continuare a suggerirci quale sarà il finale. Un estremo desiderio estetizzante che finisce per diventare soltanto vuoto. Il continuo gioco di luci e di ombre, di volti riflessi in vetri e specchi, di colori e di oscurità, arriva alla lunga a stancare, ad azzerare una suspense che vorrebbe costruirsi nei tempi dilatati del racconto, nei non detti, nei dialoghi rarefatti che generano invece l’effetto contrario. Specialmente perché non hanno un vero senso drammaturgico: i non detti, soprattutto, non fanno altro che irritare uno spettatore che rischia di sentirsi preso in giro da un intreccio che in realtà non è un intreccio, da un thriller che in realtà di thriller ha ben poco; o, quantomeno, ben poco di originale. Inoltre, alcune trovate narrative risultano poco credibili ed eccessivamente forzate.

Per carità, intendiamoci: i D’Innocenzo sanno girare. La regia è certamente d’autore, gli attori [Elio Germano in primis] sanno il fatto loro e le musiche dei Verdena sono molto efficaci. Nonostante questo, la poca originalità della storia e il thriller che manca di thrilling, insieme a un finale che non riesce a sorprendere, fanno di America Latina un film in fin dei conti già visto [e già visto tante volte] che vorrebbe, ma non riesce.

Irene Scialanca

AMERICA LATINA

Regia: Damiano e Fabio d’Innocenzo

Con: Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo Wertmüller

Uscita in sala in Italia: giovedì 13 gennaio 2022

Sceneggiatura: Damiano e Fabio d’Innocenzo

Produzione: The Apartment, Vision Distribution, Le Pacte

Distribuzione: Vision Distribution

Anno: 2021

Durata: 90’

InGenere Cinema

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