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THE CONJURING: PER ORDINE DEL DIAVOLO di Michael Chaves

Che quello che viviamo sia un momento molto fortunato per gli Universi Cinematografici allargati è una verità per molti versi intrigante. Sì, perché rappresenta un modo alternativo di lavorare sul “seriale”: con storie tutte complete e autoconclusive, film del tutto sviluppati che messi insieme [anche a distanza di anni e con cambi al timone] compongono storie ancor più grandi e iper-definiti.

Tra questi Universi, di certo il più affascinante per noi Amici dell’Horror è quello partorito dal golden boy James Wan con la saga The Conjuring e gli spin-off [ufficiali e non] allegati.

Questa, ancor più della “saga sorella” Insidious [stesso creatore, argomenti analoghi, svolgimento davvero diverso], perché può vantare tre elementi che ne accrescono il senso di fascinazione: il primo deriva dalle atmosfere vintage che si respirano fin dal primo capitolo [L’evocazione – The Conjuring, del 2013, è ambientato nel 1971], il secondo è legato al claim “tratto da una storia vera” [molto spesso usato a sproposito negli horror, ma che qui mantiene una parvenza di credibilità legata la punto tre]; due personaggi davvero magnetici come i due demonologi e coniugi Warren, tra l’altro davvero mirabilmente interpretati da Vera Farmiga e Patrick Wilson.

The Conjuring: Per ordine del Diavolo è il settimo capitolo di questo Universo oscuro, che oltre ai due capitoli principali che lo hanno preveduto [L’evocazione – The Conjuring, del 2013 e The Conjuring – Il caso Enfield, del 2016], conta ben tre spin-off dedicati alla bambola demoniaca icona della saga e feticcio/caso “realmente” affrontato dai veri Warren [Annabelle, 2014; Annabelle 2: Creation, 2017; Annabelle 3, 2019] e uno dedicato al demone Valak [The Nun – La vocazione del Male, 2018].

A questi se ne aggiunge un ultimo non ufficializzato, La Llorona – Le Lacrime del Male [2019] che con i capitoli ufficiali di The Conjuring non condivide l’intero team produttivo, ma solo il magma paranormale da cui è figliato e alcune strizzate d’occhio [la presenza del personaggio di padre Perez, presente in Annabelle, che dopo aver fatto cenno proprio alla bambola posseduta, spinge la protagonista a cercare qualcuno che possa aiutarla con i suoi problemi paranormali]. Anche questa costola spuria, però, è importante perché con questo Per ordine del Diavolo condivide – seguendo il perfetto modus operandi della Wan Factory – lo stesso regista: Michael Chaves.

Anche Per ordine del Diavolo trae spunto da un fatto reale, un caso di cronaca nera conosciuto come Demon Murder Trial, che nel Connecticut del 1981 vide imputato Arne Johnson per l’omicidio del suo padrone di casa. Il caso fece clamore perché la difesa del giovane puntò tutto sul dimostrare che l’assassino non fosse nel pieno delle sue facoltà, perché posseduto dal demonio. Per provare a dare corpo a questa tesi difensiva proprio i Warren [quelli veri] vennero chiamati per una consulenza e confermarono la teoria della possessione demoniaca.

The Conjuring: Per ordine del Diavolo non si aggrappa però con gli artigli alla storia vera da cui trae ispirazione: la vicenda omicidiaria pur facendo da collante all’intero sviluppo filmico non ne diventa che uno spunto per presentare – come è ovvio che sia – una nuova indagine della coppia di demonologi più romantici della storia del cinema. La storia di David Leslie Johnson-McGoldrick [da un soggetto firmato con Wan, per cui aveva già scritto lo script del secondo The Conjuring e di Aquaman] si prende parecchie più libertà rispetto alle altre due sceneggiature figliate dai casi dei Warren e inizia andando alla ricerca [anni prima della vicenda giudiziaria] dell’inizio della possessione del giovane protagonista.

Il film introduce sin dall’inizio anche un cambio di “registro esorcistico”: non più spiriti inquieti legati gelosamente ad un luogo da infestare, ma demoni più squisitamente figliati dalla tradizione cattolica. L’ossessione dell’anima candida di un bambino, con i Warren già schierati dalla parte di Dio e dei buoni, sbatte subito su grande schermo una bella sequenza di esorcismo, con tanto di posizioni da contorsionista e lotte feroci, senza farsi mancare qualche citazione [visiva e funzionale] a L’esorcista di Friedkin. E’ lì che il futuro assassino entra a contatto con la creatura delle tenebre, e uno dei momenti più riusciti del film è proprio la semplice e concreta fusione del ragazzo e del diavolo rappresentata in un sguardo che pian piano si spegne e sprofonda in una tristezza infinita e in un vuoto rimbombante.

Chaves sa di aver ereditato qualcosa di molto importante: un intero mondo immaginario [il tassello di un Universo, appunto] molto amato dai fan. Sa, però, di non essere Wan e il fatto di gestire un capitolo strutturalmente almeno in parte diverso dai due precedenti è per lui un vantaggio. Il capitolo 3 cerca di mostrarsi nuovo, pur non potendo allontanarsi troppo dal [buon] seminato.

Visivamente la mancanza del creatore della saga si sente eccome: trovate puramente coreografiche come quelle dell’esorcismo iniziale non possono, ad esempio, essere messe a paragone con i coup de théâtre a cui Wan ci ha abituati.

Il fascino del misterico, però, si difende e graffia: invece che l’orrore del tutto paranormale da poltergeist, stavolta i Warren devono affrontare qualcosa di molto più umano: stregoneria e satanismo, che si insinuano nella storia piano, attraverso piccoli totem macabri, e presto diventano ancor più pericolosi del demone ossessionante stesso. Il male si fa umano, viene dai vivi e non dai morti. E fa male ai vivi, Warren compresi, che si mostrano molto più vulnerabili rispetto ai precedenti capitoli.

The Conjuring: Per ordine del Diavolo si inserisce bene all’interno del suo Universo nero, ma rimane un capitolo minore. E se dal punto di vista registico-visivo non può vantare la visionarietà presente nei capitoli precedenti, forse avrebbe guadagnato mezzo Skeletor in più se avesse lasciato più spazio alla vicenda giudiziaria [dopotutto è il capitolo più “umano” della saga!], puntando anche di più sullo sviluppo di inediti e differenti spunti per raccontarci i Warren come persone e un po’ meno come occultusti.

Ne avrebbe giovato soprattutto lo svolgimento dell’ultima parte del film, in cui tutto sembra sciogliersi in modo troppo sbrigativo, senza puntare sul pathos che si era riusciti a creare fino a poco prima.

Luca Ruocco

THE CONJURING: PER ORDINE DEL DIAVOLO

Regia: Michael Chaves

Con: Vera Farmiga, Patrick Wilson, Ruairi O’Connor, Sarah Catherine Hook, John Nobile, Julian Hilliard

Uscita sala in Italia: giovedì 3 giugno 2021

Sceneggiatura: David Leslie Johnson-McGoldrick

Produzione: New Line Cinema, The Safran Company, Atomic Monster Productions

Distribuzione: Warner Bros.

Anno: 2021

Durata: 112’

InGenere Cinema

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