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3 FROM HELL di Rob Zombie

2005. Avevamo lasciato i tre pezzi grossi della famiglia Firefly [La casa dei 1000 corpi, 2003] su un’auto in corsa contro il fuoco di un posto di blocco deciso a fermare per sempre l’attività criminale dei tre folli omicidi.

Con La casa del diavolo sembrava essersi chiusa in modo epico la vita di Otis [Bill Moseley], Captain Spaulding [Sid Haig] e Baby [Sheri Moon Zombie]. E da lì la carriera del regista del dittico dedicato alla degenere famiglia Firefly aveva preso giustamente altre strade. Sempre attraversando il meraviglioso mondo del Genere horror, Zombie ha cavalcato l’onda dei reboot/remake regalando al pubblico uno dei rifacimenti meglio riusciti del nuovo millennio. Quello di un cult come l’Halloween di Carpenter [con Halloween – The Beginning, 2007]. Ne ha anche girato un sequel ancor più personale [Halloween 2, 2009], per poi [dopo esser passato attraverso l’animazione con The Haunted World of El Superbeasto] affrontare l’horror in modo differente e più autoriale rispetto a quanto fatto fino a quel momento.

Proprio da quel Le streghe di Salem [2012], però, il suo rapporto con il cinema inizia a diventare conflittuale. Il suo allontanarsi da una violenza visiva così reale, condita da una crudezza verbale e da esagerazioni che sbordavano nel weird e nello slasher, non fa breccia nel cuore di tutti i suoi fan. Un buon numero probabilmente non riconosce [o non gradisce a pieno] quest’altra faccia della sua anima cinematografica, un po’ più sofisticata e sibillina.

Il primo dietrofront del regista, però, corrisponde per chi scrive, con il primo grande “NO” verso la sua filmografia: 31 [2016], film prodotto anche grazie al crowdfunding che, pur facendo leva sui contenuti [visivi, verbali e a-morali] che avevano decretato il successo di Zombie, altro non è che un lungo bodycount senza narrazione. Una caccia all’uomo con protagonisti un gruppo di hippies fuori tempo contro una squadra di pazzi clown assassini. I personaggi, per di più, non hanno il fascino malvagio di Otis o del Captain Spaulding.

Dopo 31 il “ritorno a casa” di Rob Zombie si fa ancora più definitivo. C’è bisogno di aria di “famiglia”, proprio quella famiglia che avevano segnato il suo ingresso nel Genere e gli avevano permesso, con La casa del diavolo, di apporre la sua firma nella storia dell’intrattenimento del terrore del nuovo millennio.

In 3 from Hell [2019] ritroviamo, allora, i tre assassini sull’auto: Otis, Baby e Spaulding sono riusciti a sopravvivere alla folle corsa contro il braccio armato della legge. Sono finiti in un carcere di massima sicurezza, acquistando una grande notorietà e trovandosi a essere diventati leader di un movimento popolare che li esalta e ne chiede la scarcerazione.

Il loro cammino verso il “fine pena mai”, però, è segnato. Ancor più per il capofamiglia, Spaulding, il primo ad arrivare all’iniezione letale e ad uscire dal film [probabilmente a causa delle brutte condizioni di salute di Haig, scomparso poi lo scorso settembre]. Mentre Baby, diventata ancor più mentalmente instabile e pericolosa [“stravagante” a detta del barbuto fratello], si vede rifiutare uno sconto di pena, Otis finisce ai lavori forzati. Proprio in questo momento il terzo componente dei 3 from Hell, Foxy [Richard Brake], fratellastro dei due pluriomicidi, spunta fuori e scatena una carneficina per far evadere il carcerato.

Due cose interessanti da tenere a mente: a livello narrativo durante questa prima esplosione di violenza dei Firefly perderà la vita il personaggio affidato a Danny Trejo, nient’altro che un cameo, ma che segnerà il futuro svolgimento dell’avventura in crime della banda. In secondo luogo, più importante, è che il buon Foxy è interpretato da quel Brake che era uno dei pochi punti positivi di 31, dove vestiva i panni del villain per eccellenza DoomHead, a cui era affidato anche il più che riuscito prologo.

Da qui in poi, purtroppo, 3 from Hell si trasforma pian piano nel secondo “NO” [forse un po’ meno grosso] verso la filmografia di Zombie. Ancora una volta gli ingredienti ci sono tutti [visivi, verbali, a-morali], stavolta ci sono anche personaggi a cui ci siamo morbosamente affezionati, ma il tutto suona a vuoto. 3 from Hell diventa molto presto una semplice riproposizione dei fatti raccontati ne La casa del diavolo. Parliamo proprio degli scheletri narrativi dei due film che, senza sbrodolarci in spoiler, si rispecchiano l’uno nell’altro in punti troppo riconoscibili: fuga, ricongiungimento familiare, momento di nascondersi prendendo ostaggio una famiglia [identici anche molti appuntamenti sottostanti, dalla faccia scorticata alla fuga di una delle vittime dalla casa con inseguimento in cortile], tentativo di scomparire raggiungendo un “posto segreto” che si rivela una trappola apparentemente mortale per il trio!

Niente di nuovo, quindi, e a questo si aggiungono una serie di situazioni che spostano l’asticella del poco credibile verso l’esagerato che stona e un sostituto di Spaulding che non è proprio pensato per poter reggere il confronto con il clown cattivo.

Insomma Zombie c’è davvero. C’è ancor più che in 31, oltre che in quel che abbiamo già visto lo riconosciamo vivace nella colonna sonora, nei colori, nella scenografia, nei comprimari.

Ma non si trova il senso di aver resuscitato una saga cult per regalargli un terzo capitolo creativamente così “piccolo” e, ancor più, ci rimarrà per un po’ il tarlo in testa a tormentarci col pensiero che Zombie potrebbe ambire a molto molto di più, ma autorialmente sembra aver deciso di accontentarsi di replicare se stesso, alla ricerca delle chiavi per rientrare nel Paradiso del cinema dalla porta principale. Con sicurezza e senza rischio.

Mentre servirebbe il Diavolo.

Luca Ruocco

3 FROM HELL

Regia: Rob Zombie

Con: Bill Moseley, Sheri Moon Zombie, Sid Haig, Richard Brake

Uscita in sala in Italia: ancora non prevista

Sceneggiatura: Rob Zombie

Produzione: Lionsgate , Saban Films, Spookshow International Films

Distribuzone: /

Anno: 2019

Durata: 115’

InGenere Cinema

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