Ci risiamo: ancora una volta Hollywood punta sull’adattamento di un videogioco di successo e perde decisamente la sua scommessa. Stiamo parlando, naturalmente, di Assassin’s Creed, film fortemente voluto dalla 20th Century Fox – tanto da pianificare un sequel, senza fare i conti con l’oste… – e da Micheal Fassbender, che porta sul grande schermo, uno dei fenomeni transmediali più rilevanti degli anni duemila.
Grazie ad una tecnologia rivoluzionaria in grado di sbloccare i ricordi genetici, Callum Lynch sperimenta le avventure di Aguilar, suo antenato della Spagna del XV secolo, scoprendo così di discendere da una misteriosa società segreta, gli Assassini. Accumulando conoscenze ed incredibili abilità, Callum sarà in grado di sfidare una potente e crudele organizzazione Templare dei giorni nostri.
Eppure, bisogna ammetterlo, la major ha provato in tutti i modi a salvare questo progetto dalla maledizione dei videogames al cinema; in fondo, ha ingaggiato un regista estetico e festivaliero come Justin Kurzel, e non si è limitata ad adattare una delle storie già presenti nel gioco, proponendone, bensì, una nuova di zecca [si fa per dire].
Ma tale slancio di creatività è stato subito mortificato dalla scelta di affiancare a Kurzel un gruppo di sceneggiatori a lui del tutto estranei. ‘Ma chi meglio degli autori della saga di Devergent o di Trasporter, per scrivere la sceneggiatura di un progetto così sentito e delicato’, avranno pensato i formidabili dirigenti Fox. .. dopotutto, hanno lavorato anche con Ridley Scott per Exodus – Dei e Re [sic!]. Ed è proprio in questo momento che vecchie convinzioni, paure, diffidenze e dubbi, tornano prepotenti a manifestarsi ed a impadronirsi anche di questa pellicola.
Manco a dirlo, il risultato è quello di un film dissociato, dall’estetica aggressiva e ricercata, ma dalla narrazione confusa, pasticciata e troppo poco avvincente. Anche gli spunti più interessanti, come ad esempio il McGuffin rappresentato dalla Mela dell’Eden – che potrebbe rievocare atmosfere care ad Indiana Jones – sono presto banalizzati o mal sfruttati, purtroppo.
L’inconsistenza dei personaggi, la pochezza dei dialoghi e la scelta incomprensibile di sbilanciare la narrazione a favore della contemporaneità – penalizzando la ricostruzione storica, molto più interessante – determinano il fallimento di tale operazione. Lo spettatore, appassionato o meno del gioco, non fa molta differenza, passa due ore a chiedersi cosa stia succedendo, senza mai riuscire a essere rapito dall’avventura raccontata da Kurzel con tanto impeto visivo. Il regista, difatti, rappresenta l’unico spiraglio di luce tra queste tenebre profonde; le sue scelte sono coraggiose e controcorrente, la sua visione è molto fedele alla propria idea di cinema e l’atmosfera che restituisce è distante anni luce da quella dei blockbuster di nuovo millennio. Assassin’s Creed di Kurzel è certamente un oggetto misterioso, più vicino al suo Macbeth che a qualunque dei film videoludico o di “marvelliana” memoria.
Perfino le scene d’azione e di combattimento si mostrano come il risultato di una ricerca espressiva personale che, ahimé, non sempre centra il bersaglio. Fassbender, qui in veste anche di produttore, si aggiunge alla già nutrita serie di star che si sono scottate con adattamenti del genere. Da Mark Wahlberg [Max Payne], a Jake Gyllenhaal [Prince of Persia] passando per Angelina Jolie [Lara Croft], anche l’attore Coppa Volpi per Shame, non è riuscito ad essere l’eccezione che la Fox – ma anche noi, un pochino – speravamo. Che sia l’ultimo di questa sfortunata serie? É legittimo sperarlo, ma è molto improbabile che accada.
Paolo Gaudio
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ASSASSIN’S CREED
Regia: Justin Kurzel
Con: Michael Fassbender, Marion Cotillard, Jeremy Irons, Brendan Gleeson, Ariane Labed, Brian Gleeson, Michael Kenneth Williams
Uscita sala in Italia: mercoledì 4 gennaio 2017
Sceneggiatura: Bill Collage, Adam Cooper, Michael Lesslie
Produzione: Twentieth Century Fox Film Corporation, Regency Enterprises, DMC Film
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Anno: 2017
Durata: 140’