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InGenere alla Festa!

train-to-busan2Da pochi giorni si è conclusa l’undicesima Festa del Cinema di Roma e anche quest’anno la redazione di InGenere Cinema ha scovato i film di Genere più meritevoli della selezione e li ha visti per voi.

Qui di seguito quattro brevi review di pellicole che stanno per uscire al cinema, o che non vedremo mai nel nostro Paese e che ci auguriamo con tutto il cuore che possiate recupere al più presto.

Sliga!

SWISS ARMY MAN di Daniel Kwan e Daniel Scheinert

swiss_army_man_1Prendete Cast Away di Robert Zemeckis, mescolatolo con la fantasia artigianale di Michael Gondry e l’irriverenza dei cartoons prodotti da Adult Swim, aggiungente due attori di Hollywood e otterrete Swiss Army Man dei Daniels. Questa coppia di registi americani, ovvero Daniel Kwan e Daniel Scheinert – capite da voi il motivo del loro pseudonimo – mettono in scena il più delirante e spiazzante naufragio della storia del cinema.

Immaginate se Robinson Crusoe, invece di trovare come compagno di sventura il buon Venerdì, recuperi un cadavere che ha l’aspetto di Daniel Radcliffe – sì, proprio Harry Potter!

Manco a dirlo, questo corpo senza vita, si scopre capace di cose tanto straordinarie quanto disgustose e infantili, che tuttavia, saranno la chiave per salvare il disperso e depresso Hank, interpretato da Paul Dano.

Una dark comedy assolutamente da non perdere, esilarante, a volte demenziale, ma anche capace di commuovere.

Da segnalare, inoltre, il divertentissimo omaggio a John Williams e al mitico tema di Jurassic Park.

3.5 Teschi

KUBO E LA SPADA MAGICA di Travis Knight

kubo1Che la Laika, lo studio d’animazione stop-motion più importante al mondo, sia capace di sfornare capolavori uno dopo l’altro, non è più una notizia. Tuttavia, con Kubo e la Spada Magica, questi maestri del passo uno, si sono davvero superati.

Attraverso una fiaba dall’aspetto apparentemente formale, si nasconde un film dal tono adulto e cinefilo, capace di veicolare fantasia purissima, immagini di straordinaria bellezza e una riflessione sulla memoria e sulla morte degna del migliore cinema d’autore.

Travis Knight, CEO dello studio di Portland, esordisce dietro la macchina da presa con una pellicola potente ed evocativa che già da primi minuti rapisce lo spettatore. Basti pensare alla mirabile sequenza con lo scheletro gigante, allo scontro con le due ziette lunari o al finale commovente e intriso di una morale alta e profonda.

Kubo e la spada magica mostra come la memoria sia l’architetto della nostra identità, capace perfino di ingannare la morte. Meraviglioso.

4 Teschi

HELL OR HIGH WATER di David Mackenzie

hell1C’è spazio anche per un bel western moderno in questa undicesima Festa di Roma. Si tratta di Hell or High Water di David Mackenzie, un film prodotto della piattaforma di streaming legale Netflix.

Passato anche da Un Certain Regard allo scorso Festival di Cannes, la pellicola racconta le contraddizioni dell’America di oggi, strizzando l’occhio al cinema dei fratelli Coen. La ricerca del sogno americano vista dall’odierne praterie texane, povere di bestiame e ricche di scavatrici per l’estrazione del petrolio, è una strada polverosa e in salita, dove tutto è concesso.

La crisi economica, il fanatismo e l’assurdità di un sistema che consente a chiunque di entrare in una banca – o in qualsiasi altro posto – armato fino ai denti, mostra il decadentismo di quella morale che, un tempo, rese leggendario il Vecchio West. Con una sceneggiatura di marmo, un cast formidabile – su tutti Jeff Bridges in stato di grazia nei panni del Texas Ranger – e una regia asciutta ed elegante, Hell or High Water è una storia di violenza e fratellanza, nel quale nessun è innocente e in cui i buoni e i cattivi si somigliano talmente tanto da confondersi. L’incrollabile etica del cowboy, sembra aver perso il suo smalto brillante, come un vecchio cimelio che non rappresenta più molto. Il vecchio e il nuovo si osservano dritti negli occhi come in un duello che non può produrre nient’altro che violenza. Chapeau!

3 Teschi

TRAIN TO BUSAN di Yeon Sang-ho

train-to-busanNon è mancato nemmeno l’horror, il che ci ha reso molto, molto felici. Se poi, il film in questione, è uno zombie movie coreano, la felicità si trasforma presto nell’entusiasmo più sfrenato!

Campione d’incassi in patria [oltre ottanta milioni incassati] Train to Busan, fa muovere e agire i morti viventi classici – quelli alla Romero, per intenderci – su un treno partito da Seul alla volta di Busan, appunto. 453 km di paura, morti, sangue e distruzione, con i vagoni del treno sempre più carichi di zombie che reclamano carne umana.

Yeon Sang-ho – questo il nome del regista – ci presenta un film dinamico e velocissimo, che si accosta alla retorica zombie con una certa originalità, pur aderendo all’assunto classico che riconosce nei morti viventi una critica feroce della società consumistica e capitalista, capace di creare disiguaglianze e ingustizia sociale. Il virus mortale, invece, appare tremendamente democratico, colpendo indistindamente uomini e donne, poveri e ricchi, passeggeri di primo o di seconda classe.

Una riflessione amara che sembra voler essere metafora della Corea di oggi: un treno simbolo di disuguaglianza sociale come quello di Snowpiercer di Bong Joon-ho, attraversato da cinismo, sensi di colpa ed egoismo. Sang-ho guarda al cinema di genere senza però scopiazzare Hollywood, rafforzando il proprio sguardo critico nei confronti della propria Patria. Molto buono.

 3 Teschi

Paolo Gaudio

InGenere Cinema

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