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DIAZ di Daniele Vicari

diaz1Dal 20 al 22 luglio 2001, a Genova, ha sede l’incontro tra otto grandi capi di stato [tra cui Bush, Chirac e Berlusconi], per affrontare insieme temi d’interesse internazionale come lo scudo spaziale, il protocollo di Kyoto, la crisi nel Medio Oriente e nei Balcani.

Il G8 incontrò da subito il disappunto di manifestanti che, da tutto il mondo, si mossero verso Genova per contestare pacificamente i dettami dei potenti.

Tra i manifestanti pacifici riuscirono ad insinuarsi rappresentanti del gruppo dei Black Bloc, che in breve scatenarono una vera e propria guerriglia cittadina. Uno scontro violento, che portò anche all’acuirsi dei dissapori tra manifestanti e forze armate, nel momento in cui un proiettile partito dalla pistola d’ordinanza di un poliziotto colpì a morte il giovane Carlo Giuliani.

Fu solo l’inizio di quello che Amnesty International definisce “la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale”.

diaz2Daniele Vicari [Il passato è una terra straniera, 2008] edifica, nel suo Diaz [2012], un film-denuncia freddo e tagliente e, a partire dalla frantumazione di una bottiglia di vetro, scagliata da un manifestante contro l’auto di un “pattuglione” proprio davanti alla scuola Diaz, concessa dal comune di Genova come dormitorio ai visitatori, svolge e riavvolge fatti e misfatti che ruotano attorno all’assurda violenza perpetrata dalle forze di polizia all’interno dell’edificio scolastico in piena notte, coperti dalla labile scusa di avere avuto una soffiata riguardo la possibile presenza di esponenti dei Black Bloc.

Il racconto di Vicari è frammentario e atemporale: il regista raccoglie e riporta storie parallele e differenti punti di vista, ritornando ossessivamente all’apparentemente superfluo episodio della rottura della bottiglia, per poi esplodere in un riottoso fiume di brutalità efferata, nella retata notturna.

Sin dall’inizio il regista ha dichiarato di voler restituire lo stesso senso di spaesamento che si sarebbe potuto respirare in quei giorni a Genova, o guardando i milioni di video esistenti, che ricostruiscono tutto l’accaduto ad esclusione della notte nella scuola Diaz [alcuni dei quali inseriti all’interno del film, come reportage amatoriali o nei telegiornali].

diaz4La città di Genova, parzialmente ricostruita a Bucarest, viene fatta rivivere di storie e personaggi che, per scelta, non vanno oltre l’accennato, il pennellato. Il giornalista che non riesce a rimanere seduto davanti ad un pc, e preferisce seguire i fatti del G8 sulla propria pelle [Elio Germano], i due poliziotti non violenti [Claudio Santamaria e Paolo Calabresi], i freddi burocrati [Antonio Gerardi] che fomentano l’illogica mattanza operata dai poliziotti rissosi che incamerano violenza [l’Alessandro Roja che continua ad “indossare” il ghigno spocchioso del Dandi del Romanzo Criminale – La Serie, di Stefano Sollima], non sono veri personaggi, ma spunti utili per inquadrare punti di vista diversi di un’assurda storia made in Italy. E probabilmente è questo il punto che lo spettatore non preparato potrebbe rimproverare a Diaz, che pur scegliendo la via della fiction e non quella del documentario, sceglie di non romanzare i fatti in maniera canonica, procedendo senza influenze emotive, sino all’entrata nella Diaz e all’epilogo finale. Twist violenti preannunciati dalla carovana di auto della polizia che si muovono nella Genova notturna, per dirigersi alla scuola, riflessa, poi, nella processione di feriti in barella.

Vicari firma un film di guerra violento e oscuro, indugiando su scene di violenza e di sangue. Un film che di certo lascerà dolorosi segni nella coscienza [non solo filmica]dello spettatore.

Luca Ruocco

 

Regia: Daniele Vicari

Con: Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Elio Germano, Paolo Calabresi, Alessandro Roja

Uscita in sala in Italia: venerdì 13 aprile 2012

Sceneggiatura: Daniele Vicari, Laura Paolucci

Produzione: Fandango

Distribuzione: Fandango

Anno: 2012

Durata: 120’

InGenere Cinema

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