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TOTEM BLUE di Massimo Fersini

totem_blue1“Un albero sospeso nell’aria viene attaccato dai insetti roditori e si trasforma, diventa un bambino. Il bambino prende vita e inizia a nutrirsi degli stessi vermi che l’avevano creato. Il bambino diventa grande e continua a nutrirsi. E più si nutre, più cresce, finché diventa un uomo selvaggio e poi un dio stregone.”. É con queste immagini che si apre il Totem Blue [2009] di Massimo Fersini, un’animazione a far da apripista alla storia di due ragazzi [lo stesso Fersini ad interpretare l’omonimo Massimo, e Mirko Bruno nella parte di Willy] di estrazione sociale diversa [il primo è figlio di contadini con poca voglia di lavorare, l’altro un giovane benestante, orfano di padre, completamente inadatto alla vita sociale].

I due amici vivono dell’illusione di concepire un progetto che possa renderli ricchi e indipendenti, allontanandoli da quei nuclei familiari che ancora sopportano per necessità.

Alla totale apatia creativa di Massimo, Willy risponde con la creazione di un videogioco [scopriamo che l’animazione iniziale era proprio il videogame]. Ma per cavare il gruzzolo dal gioco elettronico, i due devono trovare chi ne acquisti l’idea divenendone produttore. E’ da questo momento che il Totem Blue di Fersini inizia ad acquistare la forza e l’estro che trova nelle sue parti più oniriche, grottescamente distanti dalle tristi realtà individuali ritratte durante la prima parte.

totem_blue2Willy e Massimo si recano da un boss locale per proporre l’affare, ma il ricco malavitoso è palesemente una donna con una parrucca e un paio di baffi posticci in viso [Deborah Malatesta]. Nulla di grave, i due giovani espongono l’idea, incassano una sonora bocciatura e vengono rimandati al grigiore della loro quotidianità.

Una volta annusato il pur improbabile successo, e imboccata la strada del sogno, tornare indietro spesso è impossibile. Ed è proprio quello che accade ai due protagonisti che, di punto in bianco, si ritrovano a poter fare di quelli che finora gli erano stati riconosciuti come dei marcati difetti [la rozzezza e la scarsa voglia di fare del contadino, e l’immaturità dell’altro] degli stendardi d’appartenenza, preziose code di pavone con cui conquistare due ragazze incontrate per caso [Elena Arvigo, Anais Rean], che senza neanche saperlo si candidano a diventare le compagne di una vita.

Ad unire per sempre il cammino dei quattro sarà il ritrovamento in spiaggia del cadavere di uno sconosciuto, che sfoggia sulla schiena un tatuaggio del tutto identico all’animale totemico che rappresentava l’ultima trasformazione del personaggio protagonista del videogioco di Willy: un particolare troppo importante per essere una coincidenza, che tramuta il cadavere in un messaggio da codificare.

Si respira davvero sana voglia di comunicare con un sistema troppo distratto nell’opera prima di Fersini, un film tecnicamente realizzato con coscienza, grazie alla tecnica acquisita in anni di lavori sul campo [attore, regista e sceneggiatore per cortometraggi, fiction tv e altro] alternati a momenti di formazione più scolastica, che tenta di proporre un’alternativa al cinema mainstream nostrano [pur impantanandosi in falle di sceneggiatura, passaggi importanti che rimangono arcani], senza schierarsi forzatamente a favore o contro l’industria di Genere o il film intellettuale, bensì cercando di amalgamarne spunti e suggestioni, sapori diversi che possono stridere in alcuni accostamenti, ma che proprio per questo sapranno far notare il lungometraggio all’interno della schiera degli Invisibili.

I due protagonisti maschili interpretano la strana coppia in maniera quasi macchiettistica, caricando spesso espressioni e reazioni, trasformando Massimo e Willy in due maschere. La scelta è azzeccata, proprio perché la Puglia che circonda i due giovani è fatta di personaggi esagerati, caricature e travestiti, che calano la realtà raccontata nei riconoscibili ambiti della commedia. Fanno eccezione le due stralunate ma realistiche ragazze, differenti per interpretazione e tipologia di personaggio, ma differenti anche per etnia: turiste in terra apula.

Totem Blue, che si è già aggiudicato un premio per “l’originalità e la creatività” al festival internazionale The Indie Award 2010 [oltre al Premio Barocco del Terra del Sole Award 2010], è stato prodotto dal regista-autore, che ha fondato per l’occasione la produzione indipendente Leucasia Film, grazie al contributo di Apulia Film Commission.   

Luca Ruocco

 

Regia: Massimo Fersini

Con: Massimo Fersini, Mirko Bruno, Elena Arvigo, Deborah Malatesta, Anais Rean

Uscita in Italia: /

Sceneggiatura: Massimo Fersini

Produzione: Leucasia, con il contributo di Apulia Film Commission

Distribuzione: Leucasia Film [www.leucasia.it]

Anno: 2009

Durata: 90’

InGenere Cinema

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