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THIS MUST BE THE PLACE di Paolo Sorrentino

thismustbe1È soprattutto in seguito all’uscita de Il divo [2008], indubbiamente eccellente lavoro, tanto da riscontrare successo di pubblico e critica, che Paolo Sorrentino, in quasi dieci anni di onorata carriera [cinematografica e teatrale], ha conseguito il riconoscimento più alto, che lo ha riportato, per la terza volta, al Festival di Cannes, ottenendo l’importante premio della giuria. Da lì si aggiunsero altri premi, tra tutti ben quattro David di Donatello. Da quel momento in poi il regista si affacciò prepotentemente alla ribalta del cinema mondiale, occupando un posto certamente proficuo per future collaborazioni.

E, nel giro di un paio d’anni, eccolo pronto a presentare la sua ultima fatica: This must be the place [2011], che si avvale, nel cast artistico, di nomi di primo piano, ed in particolare della presenza del pluripremiato Sean Penn. Insomma, il colpaccio è stato fatto, e ciò lo si deve, significativamente, all’incontro galeotto tra il regista e l’attore proprio al Festival di Cannes del 2008, nel corso del quale Sean Penn era presidente di giuria. Tra i due nacque subito una grande sintonia, e alla richiesta di un’eventuale partecipazione ad un prossimo lavoro di Sorrentino, l’attore rispose affermativamente. Così fu.

Ad affiancare Penn, qui nel ruolo di Cheyenne, ex rock star, c’è Frances McDormand, fortemente voluta da Sorrentino, che, in attesa di conferma da parte della stessa, si era convinto del fatto che nessun’altra attrice avrebbe potuto sostituirla, e perciò, nell’eventualità di una smentita, il personaggio che avrebbe dovuto interpretare, ovvero la compagna di Cheyenne, Jane, sarebbe stato cancellato.

thismustbe2Cheyenne [Sean Penn]è un musicista, ormai sulla via del tramonto, che, rassegnatosi ormai al passare degli anni, e vinto dalla noia, ha abbandonato il mondo della musica. Ormai vive come un parassita all’interno di una bellissima casa a Dublino, insieme con la compagna di una vita, Jane [Frances McDormand], e Mary [Eve Hewson], una giovane ragazza che hanno praticamente adottato, salvandola da una difficile situazione familiare. Le giornate, per Cheyenne, trascorrono tutte allo stesso modo: il trucco la mattina, la colazione, lo sport, il riposo pomeridiano, nulla di nuovo all’orizzonte. È sempre più convinto di soffrire di depressione, ma in realtà, come ribadisce Jane, che con lui ha condiviso tutto, si tratta solo di noia.

Finché un giorno non gli giunge una telefonata da New York: suo padre, con cui ha sempre avuto un pessimo rapporto, e che non vede da oltre 15 anni, è morto. È da questo momento che Cheyenne si interroga sul senso della sua vita, al di fuori della musica, e sulla sua identità di figlio e di uomo. Scoprirà poi che il padre, una volta finito il nazismo, e di conseguenza le sevizie subite dagli ebrei, ha continuato a vivere con l’ossessione di vendicarsi di un persecutore nazista, Aloise Lange [Heinz Lieven], in particolare, che lo aveva umiliato. Ed ecco che, mosso da un senso di pietà, e dalla voglia di un riscatto nei confronti dello stesso padre, Cheyenne, con l’aiuto del detective Midler [Judd Hirsch] parte alla ricerca dell’anziano uomo, per vendicarsi.

This must be the place è il primo film estero di Sorrentino, che ha scelto di girare per gran parte a Dublino, poiché pregna di paesaggi intensi e malinconici, in linea con il carattere sconsolato del protagonista, per poi barcamenarsi tra Michigan, New Mexico e New York.

Il titolo del film è preso in prestito dalla canzone di David Byrne, cantante dei Talking Heads, che appare nel film in un cameo molto particolare, in quanto si confronta con Cheyenne, che gli confida tutta la sua rassegnazione e la sua invidia per quanto David sia riuscito a fare, e faccia ancora, come artista, a differenza sua. È qui che Cheyenne sbotta in un pianto, anche se trattenuto, di grande impatto emotivo, ma è proprio questa sua consapevolezza e lealtà ad ammaliare. Cheyenne [per il cui look il regista si è ispirato a Robert Smith, leader dei Cure] avrà certamente conservato dei lati molto infantili, è capriccioso ma diligente, è un uomo onesto, di grande umanità. A Sorrentino va il merito di aver saputo scrivere, insieme con Umberto Contarello, una sceneggiatura piena di contrapposizioni che si attraggono, perché concreta e astratta, amara e ironica, pessimista e ottimista, stranita e consapevole.

thismustbe3Pur se fedele ai parametri sorrentiniani, amante dei ritmi molto lenti e cadenzati [pensiamo alle lunghe carrellate di Cheyenne che cammina trascinando il trolley, o Mary che va sullo skateboard], ma mai tediosi, This must be the place è un film scorrevole, intelligente, in cui la musica è padrona indiscussa, più che i dialoghi stessi [seppur essenziali]. Eppure, nonostante i fruttiferi elementi a vantaggio del film, si avverte la presenza di un difetto, che sta nella mossa azzardata, e probabilmente inutile, di voler spezzare la linearità del film introducendo la tematica dello sterminio nazista a danno degli ebrei. È un cambiamento di rotta che infastidisce, perché non solo arriva tardi, ma è estraneo a quanto finora si è visto. In realtà proprio l’anormalità quotidiana di cui vive Cheyenne è il gioco forza del film, perché diverte, ed anche se questo stile di vita lo accompagnerà anche nella ricerca del signor Lange, appare però forzato.

Penn è straordinariamente avvincente, capace di interpretare un personaggio alquanto complesso, a cui attribuisce anche una vocina puerile, in un corpo maturo di un cinquantenne che ha paura di accettare il tempo che passa, fino a prendere coraggio, proprio in seguito al viaggio che affronta, grazie il quale impara a riflettere su sé stesso, e assumere una nuova esteriorità. McDormand è indubbiamente in sintonia con Penn. Molto divertenti i siparietti quotidiani che condividono, come il controllo dei peli presenti sul mento di lei, la cura per il corpo, l’attenzione per il lavaggio dei denti.

Insistente, poi, la frase tipica di Cheyenne diretta a chiunque gli faccia dei complimenti: «Non è vero, ma è molto bello che tu me lo dica».

Gilda Signoretti

 

Regia: Paolo Sorrentino

Con: Sean Penn, Frances McDormand

Uscita in sala in Italia: venerdì 14 ottobre 2011

Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello

Produzione: Medusa Film, Lucky Red, ARP, Element Pictures, Intesa Sanpaolo

Distribuzione: Medusa Film

Anno: 2011

Durata: 120’

InGenere Cinema

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