Tra i titoli più chiacchierati e interessanti dell’annata 2023 [anche se è stato distribuito nelle nostre sale solo adesso] si merita senz’altro un posto d’onore La zona d’interesse, ultima fatica di Jonathan Glazer, di cui non si sentiva parlare da una decina d’anni [il suo precedente lavoro, l’ottimo Under the Skin, è infatti datato 2013].
Presentato in concorso al 76° Festival di Cannes [dove si è aggiudicato il Grand Prix Speciale della Giuria], il film è stato candidato a cinque Premi Oscar e ha inevitabilmente fatto parlare di sé fin dalle prime proiezioni pubbliche.
Si tratta di un adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2014 firmato da Martin Amis e racconta la vita quotidiana di una famiglia tedesca composta da due genitori e cinque figli. Seguiamo quindi le loro giornate in cui l’uomo, Rudolf, lavora e la moglie, Hedwig, si occupa del giardino e della numerosa prole. Giornate caratterizzate da eventi qualunque, banali se vogliamo, in cui si alternano momenti di quiete, risate, chiacchiere, qualche diverbio e tanta spensieratezza. L’unica particolarità è che accanto alla loro abitazione [la zona d’interesse del titolo], separato da un muro, c’è il campo di concentramento di Auschwitz. E Rudolf ne è appunto il direttore.
Introdotta [e chiusa] da uno schermo nero in cui si sentono dei suoni distorti che sembrano richiamare delle grida umane, la pellicola sceglie di approcciare ad una materia fin troppo sfruttata sia in campo letterario che cinematografico [l’Olocausto] con uno sguardo e una modalità narrativa che mai si erano visti in precedenza. Quello di Glazer è infatti un non racconto in cui inizialmente fatichiamo a comprendere dove voglia condurci la mano del regista, che segue con occhio quasi documentaristico le normali giornate di una famiglia borghese qualsiasi. Il suo sguardo è freddo, persino glaciale, e i personaggi vengono continuamente ripresi da varie angolazioni ma sempre con una sorta di distacco emotivo, come se la pellicola volesse procedere in un loop di situazioni all’apparenza insignificanti. Non a caso, da un punto di vista stilistico, verrebbe quasi da richiamare alla memoria il meraviglioso cinema di Haneke: lunghe inquadrature costruite senza movimenti di macchina, dove la camera rimane stabilmente fissa e gli attori, talvolta, entrano ed escono dal campo visivo.
Ma ecco che, ad un tratto, entra in scena l’orrore. E lo fa senza invadere per un solo momento il campo visivo e quella messa in scena minimalista, tutta giocata in sottrazione, a cui abbiamo assistito fin dall’inizio [non vedremo mai né un ebreo deportato né tantomeno un cadavere o il campo vero e proprio]. Ciò che inizia a stordirci lentamente, per poi arrivare ad annientarci, è infatti il sontuoso lavoro compiuto sull’aspetto sonoro, in netta contrapposizione con le immagini mostrate: mentre di tanto in tanto si intravede solo del fumo in lontananza [quello dei corpi bruciati], sono infatti i cani che abbaiano, le urla disperate e gli spari che si odono appena a rendere la visione quasi insostenibile.
Cronaca chirurgica del Male assoluto e della sua normalità, scandita ineluttabile ora dopo ora e giorno dopo giorno. Ineccepibili anche le interpretazioni di tutto il cast, con una magistrale Sandra Huller [protagonista nello stesso anno anche di Anatomia di una caduta, sempre in concorso a Cannes e vincitore della Palma d’Oro] che ruba letteralmente la scena a tutti.
Le inquadrature finali [tutt’altro che scontate] piazzano un ultimo cazzotto nello stomaco di uno spettatore ormai arrivato al limite. In una sola parola: devastante.
Lorenzo Paviano
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LA ZONA D’INTERESSE
Regia: Jonathan Glazer
Con: Christian Friedel, Sandra Huller, Daniel Holzberg, Medusa Knopf, Max Beck, Ralph Herforth, Freya Kreutzkam, Johann Karthaus, Luis Noa Witte, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier
Uscita in sala in Italia: venerdì 22 febbraio 2024
Sceneggiatura: Jonathan Glazer
Produzione: Extreme Emotions, A24, House Productions, Film4 Productions
Distribuzione: I Wonder Pictures
Anno: 2023
Durata: 105’