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RING di Hideo Nakata

Tra gli studenti delle scuole inferiori giapponesi circola una leggenda basata sull’esistenza di un video maledetto. Subito dopo la fine del breve filmato, il telefono di chi lo ha visto squilla ed una voce terrificante alla cornetta annuncia la sua morte entro sette giorni. Quando una giornalista inizia ad indagare, anche lei e suo figlio si ritroveranno a visionare il video ed inizierà così una disperata corsa contro il tempo per riuscire salvarsi la vita. Aiutata dall’ex marito, la donna arriverà a scoprire una sconcertante verità.

Con Ring [in giapponese Ringu] siamo di fronte al fenomeno che ha dato il via all’ondata di successo del cosiddetto filone J-Horror, ovvero pellicole [nella stragrande maggioranza ghost stories] provenienti dall’Oriente, nonché ad una successiva ondata di remake americani. Titoli come Pulse, Dark Water, Ju-On o The Eye sono solo alcuni esempi più illustri tra la vastissima schiera di horror asiatici che hanno invaso il mercato tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del nuovo Millennio. Tutti film con alcune caratteristiche in comune e ben riconoscibili: tematiche legate al mondo degli spiriti e dei fantasmi con l’influenza di elementi tipici del folclore o della religione locale, dove l’elemento orrorifico assume spesso un carattere psicologico.

Narrazioni, quindi, dove al posto di un classico luna park di sangue ed effettacci, si predilige una tensione costruita con ritmi compassati attraverso l’attesa e il non visto. La pellicola di Hideo Nakata rispetta appieno questo canovaccio e, a distanza di anni, si conferma una pietra miliare in grado di far gelare il sangue nello spettatore come pochi altri horror nella storia del cinema [orientale e non solo] sono stati capaci di fare.

Campione assoluto d’incassi in Giappone, Ring ha dato origine ad una lunga lista di seguiti, prequel, remake [non male la versione a stelle e strisce del 2002] e svariate imitazioni. Tratta da un romanzo di Suzuki Kôji [che ha collaborato anche alla sceneggiatura], l’opera di Nakata è ancora oggi un autentico manuale su come costruire l’orrore. Un orrore vero e sinistro, che tanto avrebbe da insegnare all’abusatissimo effetto jumpscare/balzo sulla sedia fin troppo caro al cinema hollywoodiano.

Sadako, la bambina protagonista del video maledetto, si merita infatti un posto d’onore sul podio dei personaggi più spaventosi mai apparsi sullo schermo. Impossibile non menzionare l’indimenticabile climax finale, in cui [SPOILER] Sadako esce dallo schermo del televisore e si materializza nella realtà. Una scena a dir poco terrificante, diventata un instant cult tra gli amanti del Genere e scopiazzata a più non posso da una miriade di altri horror. Al risultato finale contribuiscono una malinconica fotografia dai toni cupi e gelidi, le inquietanti musiche del polacco Krzysztof Penderecki [già autore della memorabile colonna sonora di Shining] e la sontuosa regia di Nakata, capace di mettere i brividi anche giocando con il niente. Si riporta addirittura un aneddoto secondo cui, alla prima uscita in DVD, parecchi spettatori si rifiutarono di visionare per il intero il video maledetto presente nei contenuti extra [dato che nel film ci vengono mostrate solo alcune immagini].

A distribuire questo gioiello in Blu-Ray per il nostro mercato ci ha pensato la solita Midnight Factory/Plaion Pictures, che ha inserito nella sua collana Midnight Classics un cofanetto dove troviamo anche gli altri capitoli della saga ufficiale nipponica, ovvero i due sequel The Spiral e Ring 2 [il primo non presente come disco singolo ma contenuto negli extra del secondo] e il prequel Ring 0: The Birthday.

Lorenzo Paviano

RING

Regia: Hideo Nakata

Con: Nanako Matsushima, Hiroyuki Sanada, Rikiya Otaka, Rie Ino’o, Katsumi Maramatsu, Yoichi Numata, Yutaka Matsushige

Sceneggiatura: Hiroshi Takahashi, Koji Suzuki

Produzione: Takashige Ichise, Shin’ya Kawai, Takenori Sento [Toho]

Distribuzione: Midnight Factory – Plaion Pictures

Anno: 1998

Durata: 95’

InGenere Cinema

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