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LOVE HURTS: Il corto di Gianluigi Perrone realizzato interamente con AI

L’ultima volta che abbiamo chiacchierato con Gianluigi Perrone, abbiamo avuto modo di conoscere un po’ meglio la realtà virtuale, tecnica che Gianluigi utilizza per raccontare delle storie e dare vita a una sorta di cinema ancor più immersivo ma non solo. Il regista e sceneggiatore ci ha parlato della VR come di “qualcosa che diventerà parte integrante della vita dell’uomo!”. [Qui l’intervista] Qualche giorno fa, Perrone ha inviato in redazione l’invito a visionare un suo nuovo lavoro che, ancora una volta, sembra guardare a quel futuro di cui pronosticava con coscienza.
Se in The 7th Night of Thelema Perrone lavorava, appunto, in VR e con il lungometraggio ancora inedito Spillover raccontava la pandemia in piene emergenza tra la Cina e l’Italia, ora si lancia a sperimentare il tema del momento. Con il corto Love Hurts ci presenta un lavoro creato interamente con l’utilizzo di Intelligenza Artificiale.

[Luca Ruocco]: Ciao Gianluigi, innanzitutto puoi spiegarci il tuo approccio all’AI? Il corto nasce dalla semplice voglia di sperimentare fino a che punto potesse spingersi l’impiego di Intelligenza Artificiale nel cinema?
[Gianluigi Perrone]: Grazie, Luca. Come sai vivo a Pechino da più di dieci anni. La Cina ha al primato mondiale per lo sviluppo e diffusione delle intelligenze artificiali. Per quanto il livello socioculturale della popolazione sia inferiore al “Nord del Mondo”, il machine learning, così come altre tecnologie, é già da moltissimo parte della vita quotidiana della “casalinga di VogheLa”, tanto che la recente accelerazione nel progresso del machine learning é una delle cause del grave tasso di disoccupazione in Cina [il 24%]. Quindi io avevo già sviluppato un progetto di tamagochi esoterico per Nvidia China. Come saprete il leader di Nvidia, Jensen Huang, é taiwanese, e per la Cina Taiwan è in Cina, quindi naturalmente c’è una corsa. Io ho realizzato un lungometraggio classico, Spillover, che sto cercando di distribuire in Cina, e tra i vari meeting ho avuto modo di parlare con un collaboratore con cui avevo già lavorato sul videogioco hentai Figure Fantasy. Mi dice di conoscere una produzione che vorrebbe vedere cosa si può realizzare usando solo ed esclusivamente AI tools, per poi realizzare una serie. Io pratico anche pugilato e mi é venuto in mente di realizzare Love Hurt.

[LR]: Come presenteresti “Love Hurts” a un pubblico di festival che, magari, include anche spettatori del tutto all’oscuro sull’argomento AI?
[GP]: “Narrazione fatta completamente in intelligenza artificiale”. Chiaramente, pur concettuale, racconta una storia. Il rapporto di coppi, il conflitto dei generi, attraverso un incontro di boxe. Più universale di così. É come se in un ipotetico sequel di Rocky, lui affrontasse Adriana!

[LR]: Il lavoro che mi hai mostrato dimostra sicuramente un potenziale molto alto ma – forse fortunatamente – anche molte lacune. Gli occhi privi di espressione dei personaggi, ad esempio, i movimenti non pienamente organici. Al telefono mi parlavi di mancanza di fotorealismo e di problemi con le ombre… Tu come trovi la riuscita tecnico-recitativa dei tuoi attori?
[GP]: Ciò che é interessante da questa operazione é quello che ho imparato dal processo creativo. Naturalmente avrei potuto “barare”, e quindi infrangere il Dogma AI in base al quale avrei dovuto usare il minimo umano apporto e solo l’utilizzo delle AI tool. Per esempio, non esistono attori in carne ed ossa. Si sarebbe potuto girare una base e da quella ricostruire l’environment, come farò in futuro. In questo caso non ero focalizzato sul miglior risultato possibile tout court, ma con il limite esposto. Se vogliamo la domanda era “cosa la AI non può fare”. E infatti così é stato. Da questo si può capire come approcciarsi a un lavoro più complesso. Come ho fatto per la VR, credo scriverò un manuale sullo storytelling in AI. Chiaramente mi farò aiutare da Chat-GPT.

[LR]: Vorrei capire meglio come funziona il tutto, con che tipo di AI ti sei rapportato, quanto devi scendere nello specifico nella descrizione di scene e inquadrature, ma anche di movimenti o di espressioni. E quante volte hai dovuto ripetere i singoli take. Insomma, facci capire come hai diretto una Intelligenza Artificiale, magari con qualche esempio pratico…
[GP]: Lavorare sull’animazione in AI vuol dire dirigere un operatore cieco. Il prompting consiste nello spiegare dettagliatamente cosa si vuole vedere nella sequenza finale. Quindi questo storytelling non può essere creato da chiunque. Bisogna conoscere il linguaggio della sceneggiatura, che poi si può “spogliare” tramite Chat-GPT. Poi si deve essere in grado di costruire l’inquadrature: saper spiegare le luci, i camera angles, il significato di essi. Come un direttore della fotografia umano, la AI, che sia Stable Diffusion o altro, non fa sempre ciò che dici, o fa di testa sua, il che é molto frustrante. Ad oggi non c’è una soluzione, se non un prompting più accurato e anche lavorare per sottrazione. Un ruolo chiave lo ha quindi anche il montatore, perché questo processo di lavoro permette di avere molto footage in più, che una volta scremato può portare a un risultato. Per dire, di Love Hurts abbiamo 3 minuti circa [180 secondi] su un footage di credo 400 secondi.

[LR]: Gli scioperi a Hollywood e, in generale, le polemiche che l’utilizzo di AI sta accendendo anche qui da noi [ad esempio nel mondo del fumetto], sono qualcosa di giustificato solo se guardati in prospettiva. Una cosa del genere, pur rimanendo per ora visibilmente “non reale”, migliorerà molto e in tempi assai brevi, questo è ovvio. Tu come la vedi? C’è qualcosa che l’AI non potrà mai fare, rimanendo nell’ambito del cinema e dell’intrattenimento?
[GP]: Il disegnatore di Dylan Dog che ha paura che i robot rubano il lavoro non capisce che in realtà le sue capacità creative aumenteranno di valore di mercato. Perché? Con le nuove tool, anche se implementate, si potrà fare un lavoro generale e non preciso. Quindi “mettimi un’immagine per questa cover” random. Se invece verrà chiesto un lavoro con caratteristiche specifiche e un talento particolare, si dovrà chiedere all’artista. Per regole di mercato, tale artista potrà chiedere cifre più alte, proprio perché esiste la AI. Quindi, in realtà potrebbe portare privilegi. L’economia é in equilibrio se togli da una parte metti da un’altra.

[LR]: Quali saranno i tuoi prossimi passi in questo mondo? Penso che tu abbia già immaginato di ibridare AI con il mondo della VR che hai già esplorato…
[GP]: Per l’ibrido AI/VR esiste questo progetto che ha catturato l’interesse di Nvidia, ma non è intrattenimento. Invece ho pensato di realizzare un film horror in AI rielaborando una delle tante sceneggiature non pagate dei tempi italiani. Ne ho scelta una che avesse le caratteristiche giuste per i limiti di questa tecnologia, che narrativamente si é rivelata essere particolarmente idonea per l’horror. Certo, chissà se poi si riesce a distribuire.

[LR]: In chiusura, dove potranno trovare “Love Hurts” gli amici di InGenereCinema.com interessati a vederlo?
[GP]:Come dicevo, sarà interessante osservare quali canali decideranno di diffondere questo tipo di contenuti, detto ciò, mal che vada, lo metterò disponibile su YouTube.

Luca Ruocco
[Roma, agosto 2023]

InGenere Cinema

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