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TERROR ZONE: Intervista al regista Alberto Bogo

Fin dalle prime settimane di pandemia, su InGenereCinema.com, abbiamo iniziato a ragionare – insieme ad alcuni autore e registi indipendenti – su come questo periodo sarebbe stato tradotto e raccontato.

Lavorando parallelamente alla selezione di corti e film per festival, abbiamo parallelamente appurato che già lo scorso anno, come era naturale che fosse, la vita da lockdown e il Covid-19 erano già diventati un tema ritornante, soprattutto nell’indie.

La maggior parte di questi titoli raccontano come davanti a uno specchio questa “nuova realtà” che già così com’è sembra venuta fuori da un film di fantascienza. Probabilmente ci vorrà del tempo perché questo nuovo tipo di paura si faccia più trasparente e arrivi a penetrare all’interno del racconto, rimanendo presente a livello metaforico, senza dover essere così palesemente al centro.

Di certo i Genere che siamo più abituati a ospitare sulle nostre pagine non potevano esimersi dal cominciare a digerire e a rielaborare questi ultimi due anni. Questo succede, ad esempio, in Terror Zone, il nuovo film di Alberto Bogo. Il regista genovese arrivava già da un altro “terror” [il Terror Take Away del 2018] e con il suo nuovo lavoro si pone un po’ a metà strada tra il raccontare scrupolosamente la pandemia [o almeno alcuni sui aspetti] e il rielaborarla per farla diventare scheletro di una nuova narrazione.

Terror Zone è un film che, come ci si può aspettare da Bogo, mescola orrore a ironia tagliente, sensualità a comicità demenziale. Il tutto è assemblato in un film a episodi con una cornice leggera a far da collante. Un film libero e ludico, ma anche esagerato e ridondante!

Mentre aspettiamo comunicazioni ufficiali sulla distribuzione del film, per potervi comunicare come e quando potrete ascoltare la versione di Bogo sul Covid-19, noi abbiamo visto in anteprima per voi il film e poi ne abbiamo parlato col regista!

[Luca Ruocco]: Ciao Alberto, bentornato su InGenereCinema.com. Innanzitutto raccontaci come hai vissuto, da creativo, il periodo del lockdown e il totale blocco del mondo dello spettacolo, durato diversi mesi.

[Alberto Bogo]: Il lockdown per me è stato un periodo assolutamente terribile, perché è arrivato nel momento esatto in cui stavo partendo con una nuova attività, con un nuovo film [Controversial] e altre cose in cui ero lanciatissimo. Dire che mi ha tagliato le gambe è poco. Mi sono sentito davvero depresso ed impotente, cosi, nel marzo dell’anno scorso, ho chiamato il mio sceneggiatore Andrea Lionetti per provare a mettere in immagini quei mesi bui e nonsense che avevamo vissuto. Non è stato poi sempre facilissimo lavorare con alcuni attori e tecnici che erano anche loro traumatizzati da questa esperienza e fermi da tanto tempo, però da parte di cast e crew c’è stata la volontà di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di provare a vivere insieme questa catarsi creativa, ognuno con le sue ferite. E’ stato un bellissimo processo creativo.

[LR]: Come nasce “Terror Zone” e perché hai sentito il bisogno immediato di raccontare questo lungo periodo tragico e sospeso?

[AB]: In parte ti ho già risposto, ma vorrei aggiungere che ho trovato nel lockdown temi sociali interessanti che mi hanno stimolato riflessioni sul “Sommerso e sulle narrazioni rimaste inedite“. Il film è partito da poche semplici domande. Come stanno vivendo in questo momento prostitute e spacciatori? Gli amanti stanno continuando a vedersi? Cosa fanno i single rimasti soli in casa senza nessuno e magari anche senza un lavoro? Ho proposto ad Andrea di scrivere partendo da queste cose. Terror Zone in questo senso è un film molto cupo e disperato, chi lo ha già visto mi dice che si ride molto, ma io lo continuo a percepirlo come il mio film più privo di speranza.

[LR]: Per tirare su “Terror Zone” hai vissuto maggiori difficoltà rispetto alla tue precedenti produzioni indipendenti? O forse la parte più difficile è stata quella di gestire un set durante la pandemia?

[AB]: In realtà la parte più faticosa di Terror Zone non è stata scriverlo, né girarlo, ma montarlo. Abbiamo dovuto cambiare alcuni tecnici perché non si sono dimostrati all’altezza e la post produzione è durata ben 5 mesi. Credo che il cinema, come molti settori, abbia subito “la sindrome di calo d’attenzione” che ha colpito molti professionisti durante la pandemia. E’ stato molto faticoso assemblare Terror Zone, molto più di Terror Take Away

[LR]: Quanto ha contato a livello organizzativo e produttivo – nel bene e nel male –  l’aver scelto di lavorare a un film a episodi? Gestire set più piccoli e brevi ti ha aiutato ad andare avanti con maggiore sicurezza e una velocità più adatta al periodo? O si è trattata solo di una scelta creativa?

[AB]: Io e Andrea volevamo scrivere un horror ad episodi da tanto tempo [prima l’idea di The Bogus Tales, poi Controversial] e questa cosa del lockdown ci ha dato l’opportunità di trovare la chiave narrativa ideale. Poi certo, gestire 5 set diversi facilita molte cose, ma in parte le complica pure, perché ad esempio i direttori della fotografia cambiavano sempre, quindi dovevamo tutti adattarci a modi di lavorare diversi e a caratteri umani molto differenti. Però è stato bello per me Andrea e Alex [produttore del film] avere ogni volta un gruppo di persone molto diverso, con ambienti ed atmosfere diverse: è stato eccitante ed emozionante.

[LR] Evasioni dal lockdown, incontri clandestini, psicologi e stress e coppie in crisi costrette a convivere… Le tue storie come sempre partono da situazioni riconoscibili e reali, per poi degenerare e arrivare – come succede in “Terror Zone” – a killer seriali mascherati da virus e streghe sexy!

[AB]: Sì, scrivere questo film con Andrea Lionetti è stata un’esperienza davvero entusiasmante. Era dai tempi di Extreme Jukebox che non lavoravamo ad un film destinato ad essere distribuito, anche se nel frattempo avevamo scritto un sacco di sceneggiature mai realizzate [Sexopatika, Land of Halloween, Calendar Killer] che i “lungimiranti produttori Italiani si sono guardati bene dal produrre”. Qui ci abbiamo messo di tutto e di più, perché volevamo sfogarci ed essere liberatori, volevamo provare a descrivere questa situazione frustrante del lockdown attraverso storie che fossero in parte anche leggere e diverse fra loro. Ci siamo fatti un sacco di risate mentre scrivevamo e la nostra creatività è stata cosi libera che abbiamo scritto anche qualche episodio in più che, chi lo sa, magari prima o poi verrà alla luce. Questo film, a livello di stile, lo vedo come un passaggio più maturo fra Extreme Jukebox e Terror Take Away. Volevamo metterci sempre gli elementi che ci piacciono ma consapevoli di poterli dosare nelle varie storie: il nostro modo, molto sui generis, di essere minimalisti. [ride]

[LR]: Anche stavolta hai deciso di utilizzare la chiave della commistione con la commedia. Ti è venuto naturale, anche per raccontare un momento così tragico?

[AB]: L’umorismo di me è Andrea è una cosa che fa parte di noi, ma anche del contesto culturale in cui siamo cresciuti. Da Genova sono usciti molti fra i migliori comici Italiani, qui c’è un umorismo davvero crudo, strano, amaro. E la città che un po’ ti porta a diventare cosi. Io e Andrea scriviamo in un modo un po’ più pop, ma maturando stiamo lentamente diventando come quei vecchi che abbiamo sempre preso in giro. Fantozzi è nato qui. Un motivo ci sarà. E poi c’è da dire che far ridere è come spaventare o commuovere: comunque si crea una reazione forte. È figo. È uno dei motivi per cui si fanno i film.

[LR]: Altro ingrediente sempre presente nelle tue ricette cinematografiche è il sesso. Stavolta, poi, è un ingrediente che hai usato per portare i tuoi personaggi al centro delle strane storie da pandemia che hai scritto…

[AB]: Si, mi fa molto piacere quando qualcuno lo nota o mi dice che trova che nei miei film ci sono situazioni molto erotiche, nonostante quasi mai siano eccessivamente esplicite. Anche questa cosa ovviamente fa parte di me. Io sono un convinto sostenitore che la deprivazione sessuale sia una delle cause principali di tanti mali dell’umanità e durante il lockdown questo tipo di deprivazione c’è stata, ma c’è stato anche il contrario: ovvero essere costretti a convivere h24 col proprio partner, cosa che non tutti sono psicologicamente pronti a fare. L’episodio 2 del film, per questo, è il mio preferito, perché affronta secondo me coraggiosamente questo aspetto. In quell’episodio ho messo molto di biografico e quando l’ho visto completato mi sono commosso, perché mi sono reso conto che ero riuscito a dire davvero quello che avevo nella mia testa, nella forma in cui lo volevo. Per un regista è un traguardo importante.

[LR]: Ci parli di chi ti è stato accanto, a livello tecnico e organizzativo?

[AB]: Per quanto concerne la produzione, ringrazio infinitamente i produttori Luca Malgara, che ha fatto il lavoro sporco, Alessandro Sbabo che è stato presenza fondamentale nel tenere sempre alto l’umore della troupe e ovviamente Andrea Lionetti che ha seguito il film fin dalla fase della creazione. Infine, devo un grosso grazie al montatore ed aiuto regista Riccardo Raffo, che è riuscito a valorizzare molto delle mie intuizioni.

[LR]: Se ti va, chiuderei parlando un po’ del ricco cast con cui hai lavorato…

[AB]: Vorrei citare davvero tutti gli attori e le attrici, perché ho amato davvero tutto questo cast, ma visto che lo spazio non è infinito, a sto giro ringrazio per primi la coppia Pietro Giunti e Barbara Alesse che hanno assecondato perfettamente le mie ossessioni, la splendida Antonella Salvucci, che è una delle poche, vere ed ultime scream queen del cinema Italiano e che ha alle spalle una carriera pazzesca. Ed infine il genovese Lazzaro Calcagno, uno degli attori più esperti e generosi con cui mi sia capitato di lavorare

[LR]: Grazie, Alberto. Tienici aggiornati sui futuri passi distributivi del tuo “Terror Zone”. Ricordo che con “Terror Take Away” organizzaste una bella tournée nelle sale italiane con gadget creati ad hoc!

[AB]: Si. Intanto ti posso dire che Terror Zone sarà distribuito nelle sale Italiane a giugno, sempre da Moviday, già nostro distributore di Terror Take Away. A questo giro non ci saranno particolari “effetti speciali”, ma in diverse produzioni saranno presenti gli attori e le attrici del film ed ovviamente io, che farò la mia piccola tournée nelle maggiori città Italiane. E fra qualche mese uscirà on demand ed in DVD, stiamo già preparando un’edizione davvero zeppa di contenuti speciali. Grazie ragazzi, vi aspetto al cinema!

 

 Ecco le Pagine Social del film:

Facebook: Terror Zone

Instagram @themovieterrorzone

Luca Ruocco

[Roma, marzo 2022]

InGenere Cinema

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