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IL MEGLIO DEL CINEMA DI GENERE DEL 2021

Per il secondo anno ci troviamo a riflettere su quale sia il modo migliore per raccontare un anno di cinema in pandemia.

Sul finire del 2020, che i cinema li aveva visti chiusi quasi per la sua intera durata, avevamo deciso di dedicare il nostro focus di fine anno al format sui Nuovi Mostri parlando di una figura orrorifica che non avevamo ancora raccontato all’interno dei nostri piccoli saggi monografici: la Strega [potete recuperarlo qui]. Stilare una lista del Meglio dell’anno non ci era sembrata una via praticabile: sarebbe stata falsata dai tanti titoli saltati o usciti direttamente su piattaforma che ci erano potuti sfuggire.

Per questa chiusura del 2021, invece, abbiamo deciso di tornare alla nostra classifica al Meglio dell’anno: sia perché di film in sala ne sono infine giunti un numero cospicuo, sia perché ci piacerebbe avere un effetto propiziatorio, in un momento in cui le aperture delle sale sembrerebbero essere state messe nuovamente in discussione, in vista di possibili nuove restrizioni.

Abbiamo pensato di dare al nostro focus un nuovo taglio: prendere i Generi o i temi più importanti fra quelli trattati sulla nostra Gazzetta e proporre per ognuno di questi il miglior film, cercando per quanto possibile di pescare tra quelli che hanno visto la luce della sala.

All’interno dei nostri consigli sul Meglio del Cinema di Genere del 2021 troverete, quindi, le nostre proposte di Miglior Horror, Miglior Sci-fi, Miglior Fantastico, Miglior Bizzarro e Miglior Indie di Genere dell’anno. Buona lettura e, ancor di più, buone visioni. Se vorrete ascoltare i nostri consigli, fateci poi sapere se questi titoli hanno fatto breccia nei vostri cuori cinefili.

A tutti voi, amiche e amici di InGenereCinema.com, un sereno 2022! Sigla!

Miglior Horror: MALIGNANT di James Wan

A conquistarsi il premio di Miglior Horror dell’anno, tra i film arrivati in sala, è Maglignant, di certo non un film perfetto [lo sappiamo!], ma in maniera altrettanto sicura una ventata d’aria fresca sia tra i titoli orrorifici che hanno raggiunto i cinema in questo secondo faticoso anno di pandemia, che all’interno della filmografia del suo regista: James Wan. Un regista che rappresenta una dello voci più autorevoli del cinema horror contemporaneo, uno di quelli che dettano le regole [e le mode] dell’horror più commerciale e di intrattenimento, pur dimostrando sempre e comunque una forte identità di autore.

Quanto scriviamo non ha bisogno di verifiche, basti pensare che almeno tre dei film di Wan [Saw – L’enigmista, Insidious e L’evocazione – The Conjuring] hanno dato origine a delle saghe cinematografiche che tutt’ora portano al cinema capitoli e spin-off, oltre a una factory di collaboratori molto funzionale.

Con Malignant Wan si prende una pausa dalle sue grandi saghe [e anche dal cinema più mainstream] per dilettarsi con un b-movie pazzo e più libero. Il film racconta la storia di Madison [Annabelle Wallis] che scopre di essere legata in maniera macabra e paranormale a una sorta di presenza vendicatrice e inquietante, dalla furia omicida incontenibile. Grazie a trovate tecnico-registiche che fanno davvero la differenza, la donna si ritrova sempre più spesso e del tutto involontariamente sui luoghi del delitto di questa creatura malefica; diventa fedele testimone [in trance] della sua mattanza e, ovviamente, finisce per essere sospettata dalla polizia, soprattutto perché l’assassino condivide il nome dell’amico invisibile che abitava l’infanzia di Madison: Gabriel.

In Malignant c’è la cura del particolare e del dettaglio tecnico e visivo tipico del cinema di Wan; c’è una fotografia che spesso cede il passo a luci colorate e molto accese, “all’italiana”; ci sono indagine poliziesca e un cambio di registro totale e assolutamente folle nell’ultima parte del film, che si riempie di scene ultra-splatter con radici piantate nella nuova carne di Cronenberg, ma anche in quella un po’ più anarcoide di Henenlotter, per poi aggiungere una punta di trash assolutamente ludico. Senza freni.

Miglior Sci-Fi: OXYGEN di Alexandre Aja

Proprio nell’anno d’uscita del film di fantascienza più atteso, ci riferiamo naturalmente a Dune di Denis Villeneuve [qui la nostra review] troviamo più interessante e stimolante, cari Amici di InGenereCinema.com, dare questo riconoscimento a un piccolo gioiello sci-fi in termini di performance e di godibilità del prodotto filmico: Oxygen di Alexandre Aja.

Certamente non siamo difronte a un capolavoro del Genere o a un film sprovvisto di difetti, anzi, ma la concretezza della visione di Aja, la capacità di rintracciare tutti gli elementi cruciali della fantascienza contemporanea e la godibilità della fruizione, rendono Oxygen una pellicola da celebrare senza dubbio. La lotta per sopravvivere combattuta a colpi di ricerca scientifica, l’interazione virtuosa e non conflittuale con la tecnologia e l’esplorazione delle incredibili potenzialità umane come fine ultimo, fanno dell’ultima fatica del regista di Alta tensione un film imperdibile per tutti gli amanti del Genere. Orgogliosamente di serie B, al netto di qualche flashback pretenzioso, Oxygen intrattiene e diverte spogliando di ogni sovrastruttura il racconto sci-fi riconducendolo a quella purezza troppo sottovalutata negli ultimi anni. Per certi versi Aja si muove in maniera opposto rispetto a Villenueve, centrando in pieno il bersaglio e restituendo allo spettatore un animo fanciullesco davvero apprezzabile in un periodo così nero e adulto, ahinoi!

Miglior Fantastico: GHOSTBUSTERS: LEGACY di Jason Reitman

Il 2021 è stato l’anno del tanto atteso ritorno “a casa” degli acchiappafantasmi e, per come Jason Reitman ha pensato e confezionato questo nuovo capitolo della saga iniziata dal padre del regista, Ivan, Ghostbusters: Legacy non poteva che rimanere nel cuore di noi amici di InGenereCinema.com, conquistandosi il titolo di Miglior Film Fantastico dell’anno.

Contrariamente a quanto accaduto nel 2016 con il Ghostbusters di Feig, il Legacy di Reitman vuole assolutamente rientrare all’interno del canone ufficiale, ricollegandosi direttamente alle avventure di Egon Spengler, Ray Stantz, Peter Venkman e Winston Zeddemore. Al primo film [del 1984] e a Ghostbusters II, anche se i pochi riferimenti al capitolo del 1989 avevano anche alzato un velo di polemiche rispetto a un’ipotetica [poi smentita dal regista, oltre che da qualche passaggio di Legacy] cancellazione del secondo capitolo.

Come già raccontato nella recensione scritta al momento della prima proiezione europea del film alla Festa del Cinema di Roma, e nella serie di live fatte insieme agli amici di Ghostbusters Italia [le trovate sul nostro Canale YouTube e sulla nostra pagina Instagram], Ghostbusters: Legacy è un film “di cuore e di famiglia”, non solo perché girato con amore e rispetto da un figlio che prende in mano le redini di un mondo raccontato finora da suo padre; ma anche e soprattutto perché racconta la storia di una famiglia un po’ disastrata, in un mondo in cui ectoplasmi, divinità sumere e tecnologie fantascientifiche capaci di agire sulle frequenze dei vivi e su quelle dei trapassati sono tutte cose perfettamente possibili.

Callie [Carrie Coon], una madre single, e i suoi due figli Phoebe [Mckenna Grace] e Trevor [Finn Wolfhard], costretti dalle forti ristrettezze economiche, si trasferiscono in un piccola cittadina di campagna, all’interno della casa lasciata loro in eredità dal padre della donna: un uomo che aveva apparentemente deciso di abbandonare famiglia e lavoro, per inseguire le sue ossessioni in solitudine. Uno scienziato che, come i tre parenti avranno modo di scoprire, era riuscito ad avere un’intuizione importante che gli aveva suggerito una missione improrogabile: quella di salvare [ancora una volta] il mondo. Un uomo connesso in maniera stretta e diretta a quegli acchiappafantasmi che negli anni ’80 avevano salvato New York da un’antica divinità sumera e da un’invasione di spettri: un certo dottor Spengler!

La cosa che abbiamo maggiormente apprezzato del film è che, dietro a una regia diegetica invisibile ma ingegnosa, Reitman junior riesce a rimontare un pezzo alla volta il puzzle della mitologia dei Ghostbusters, andando doppiamente a segno: sia perché racconta in maniera ordinata i fondamentali di questo mondo narrativo ai nuovi spettatori della saga [che si muovono per la prima volta tra zaini protonici e trappole insieme ai nuovi e più giovani personaggi]; sia perché maniera dosata e continuativa regala davvero tanti golosi bocconi di nostalgia a quelli che con il Ghostbusters di Reitman padre sono cresciuti e hanno modo di riconoscere strizzate d’occhio, rimaneggiamenti, battute, musiche, personaggi e spettri. Fino all’esplosione finale. I Reitman hanno incrociato i flussi… per fortuna!

Miglior Fantastico Ex Aequo: FREAKS OUT di Gabriele Mainetti

In questo speciale dedicato al Meglio del meglio arrivato in sala non poteva mancare Freaks Out, secondo lungometraggio firmato da Gabriele Mainetti che si merita il premio di Miglior titolo Fantastico ex aequo con il film di Reitman.

Qui Mainetti e Guaglianone [che anche stavolta firma la sceneggiatura insieme al regista, dopo Lo chiamavano Jeeg Robot] raccontano una vera storia d’avventura tutta italiana, ma con un respiro e una struttura da far concorrenza [e forse anche un po’ invidia] a qualsiasi altro titolo internazionale di Genere.

Freaks Out ci racconta la storia di un circo di freaks [un uomo lupo, un nano capace di attrarre i metalli, un ragazzo che riesce a comunicare con qualsiasi tipo di insetto e una giovanissima ragazza elettrica] che cerca di sopravvivere alla miseria durante la Seconda Guerra Mondiale. Il piccolo mondo di questi fragili scherzi della Natura si scontra presto con quello del reich nazista, straordinariamente rappresentato con un altro circo più grande e apparentemente organizzato, il cui direttore artistico, però, è un visionario: un aspirante gerarca rifiutato dall’esercito tedesco che grazie all’utilizzo di droghe riesce a vedere il futuro e viene a sapere che solo grazie all’impiego di una squadra di freak potrà salvare il reich e capovolgere le sorti della guerra. Ovviamente nessuno gli crede e allora Freaks Out diventa una spietata guerra fra ultimi, fra reietti, all’interno di una guerra più ufficiale e riconosciuta.

Nel film di Mainetti c’è epica, grandi personaggi bizzarri ma raccontati in modo fascinoso e credibile, c’è una mescolanza drammaturgica di racconto storico, dramma e commedia e soprattutto c’è un gran senso di meraviglia che pervade tutto, supportato da un enorme lavoro fatto sulle scenografie e sui costumi. Il giovane autore romano firma una nuova e ancor più riuscita origin story di un supereroe tutto italiano, dopo il suo film d’esordio.

Sorprendente!

Miglior Bizzarro: ANNETTE di Leox Carax

Visionario, folle, cupo, spiazzate, illuminate e anarchico. Questo e altro è Annette di Leox Carax, miglior film bizzarro del 2021 per noi, ma forse, miglior film dell’anno in senso assoluto. Dopo un capolavoro come Holy Motors sarebbe stato difficile per chiunque replicare un’esperienza cinematografica così personale e disturbante. Per chiunque, ma non per Carax che infatti riesce in un’impresa a dir poco incredibile. Un’opera punk e dolente che unisce le musiche straordinarie degli Sparks, la forza interpretativa di due star come Adam Driver e di Marion Cotillard, all’inventiva geniale del regista de Gli amanti del Pont-Neuf. Una sorta di favola di Barbablù moderna e ossessiva, messa in scena come un inconsueto incrocio tra il musical e l’opera lirica. Così come in un racconto di Edgar Allan Poe, il richiamo dell’abisso per il protagonista è talmente forte da condannarlo alla violenza e all’omicidio, compromettendo così il suo rapporto con le persone che ama di più. Amore e morte, un maschile dannoso e una critica acida al mondo dello spettacolo. Un vero capolavoro di un maestro del cinema, forse, l’ultimo trai cineasti di razza che riescono a rendere il cinema, arte purissima.

Miglior Indie di Genere: TITANE di Julia Ducournau

Autentica sorpresa del 2021, dopo aver trionfato al Festival di Cannes ottenendo la Palma d’Oro tra lo stupore generale, Titane si è fatto largo nel cuore e nelle menti di noi tutti Amici dell’Horror, conquistandone un posto speciale. Miglior film Indie di Genere dell’anno, l’ultima fatica di Julia Ducournau è una pellicola tanto dura quanto tenera. Una fantasia selvaggia che mette a dura prova e che prosegue il discorso iniziato da Gaspar Noé e Nicolas Winding Refn. Un film che costringe ad accettare l’illogico e l’assurdo come possibilità concrete, che rilancia il body-horror di Cronenberg o Tsukamoto e che non teme di non essere capito o accettato. Un film d’autore e di Genere, un’opera in costante dialogo con lo spettatore, basata sulla provocazione, la sfida, il disturbo e infine la tenerezza e la fragilità. Un procedere doloroso e in bilico che consente, a chi si rende disponibile a farlo, di rintracciare pieghe dell’animo umano davvero terribili e allo stesso tempo dolcissime.

Luca Ruocco + Paolo Gaudio

InGenere Cinema

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