Amici dell’Horror, lo abbiamo atteso e ne abbiamo parlato già tanto, provando costruire un puzzle il più possibile realistico [per quanto immaginato a nostra misura] di quello che sarebbe stato il Ghostbusters: Legacy di Jason Reitman. Ci eravamo costruiti delle aspettative e avevamo coltivato dei desideri, condividendoli con altri addetti ai lavori e tanti fan della Ghostbusters Family. Ora che il momento è giunto e che siamo riusciti a vedere il film con circa un mese di anticipo rispetto all’uscita in sala, grazie ad Alice nella Città e Festa del Cinema di Roma, possiamo dirvi che gran parte di quei desideri, di quelle fantasticherie e di quelle aspettative non sono andate perse.
Che Jason Reitman fosse “uno di noi”, che il suo desiderio fosse lo stesso dei tanti fan che aspettano l’uscita del suo film, era chiaro fin dall’inizio. Cresciuto tenendo stretti i suoi ricordi legati al set del primo e storico Ghostbusters, girato dal padre Ivan tra il 1983 e il 1984, Jason aveva da tempo in mente una sola cosa: raccontare cosa fosse successo a Egon Spengler, Ray Stantz, Peter Venkman e Winston Zeddemore negli oltre trent’anni di silenzio trascorsi dopo il secondo capitolo della saga, firmato sempre da Ivan Reitman nel 1989.
Contrariamente a quanto accaduto nel 2016 con il Ghostbusters di Paul Feig, che con un reboot scalcinato mirava a ricreare chiaramente da zero la storia degli acchiappafantasmi [che nel film siano donne, per il discorso che stiamo facendo non è importante], dimostrando poi nel concreto di non avere nessuna voglia di raccontare e di esplorare [pur con una visione personale] il mondo di Ghostbusters, il film di Jason Reitman è un vero e proprio ritorno a casa. Voluto, sentito e commovente.
Cercando di non entrare troppo nello specifico del film, visto che il suo vero arrivo in sala è ancora distante, Ghostbusters: Legacy è innanzitutto una storia che si collega direttamente ai due film originali, al primo innanzitutto, ma strizza l’occhio anche a mondi Ghostbusters paralleli, come quello dei giocattoli Kenner prodotti tra gli anni ’80 e i ’90 e della serie animata The Real Ghostbusters, ad esempio con l’attento design di uno degli spettri.
Legacy è il film fatto da un figlio d’arte, per omaggiare un mondo creato da un padre [che fra l’altro è stato molto presente sul set e durante tutta la gestazione del film]: una cosa di cuore e di famiglia. E, magicamente, anche la storia raccontata è una cosa di famiglia e di cuore. Callie [Carrie Coon], una madre single, e i suoi due figli Phoebe [Mckenna Grace] e Trevor [Finn Wolfhard], sono costretti dalle forti ristrettezze economiche a trasferirsi in un piccola cittadina di campagna. Una volta arrivati nella fattoria abbandonata lasciatagli in eredità dal nonno che in vita aveva volutamente deciso di allontanarsi dalla sua famiglia, Phoebe e Trevor scoprono che la madre aveva nascosto loro la forte connessione che li lega agli Acchiappafantasmi che negli anni ’80 salvarono New York da un’antica divinità sumera e da un’invasione di spettri.
Allo stesso tempo, nella casa e nel piccolo paese fondato pezzo per pezzo dall’architetto Ivo Shandor, iniziano a verificarsi strani episodi: ripetute scosse sismiche a cui la popolazione sembra ormai essere abituata e una sorta di caccia al tesoro perfettamente orchestrata da un regista invisibile, che porta la piccola solitaria con una forte predilezione per le scienze, suo fratello e sua madre a portare alla luce una serie di oggetti e verità che ricostruiscono davanti agli occhi dello spettatore il mondo Ghostbusters che il film del 2016 aveva tentato di cancellare, proponendo alle nuove generazioni una visione deformata e grottesca.
Dietro a questa regia diegetica invisibile e intelligente, ovviamente, c’è la scelta di Reitman di raccontare un pezzo alla volta ai nuovi spettatori della saga [che si muovono per la prima volta all’interno de vero universo GB grazie ai nuovi e più giovani personaggi] quel che quelli più maturi già sanno. Ma è allo stesso tempo un sapiente modo di regalare continui e sempre più golosi colpi al cuore a quelli che con il Ghostbusters di Reitman padre sono cresciuti e che, magari, anche grazie a quel film sono rimasti invischiati nel mondo del cinema e del fantastico.
Da questo punto di vista Legacy potrebbe anche essere vissuto come un’enorme ed elaboratissimo fan movie, perché davvero c’è tutto quello che un vero fan degli acchiappafantasmi vorrebbe rivedere e risentire in un film sugli acchiappafantasmi, ma la sua funzione più spiccata è decisamente più formativa: il giovane Reitman ci ricorda cosa vuol dire essere un acchiappafantasmi, ma ancor di più ci insegna come diventarlo partendo, ancor prima che dalla tecnologia, dai sentimenti [amicizia e famiglia].
Ma ritorniamo alle piccole grandi cose che ritroveremo nel nuovo film: di Shandor e dei Mini Puft si è già parlato tanto, per via di alcune immagini mostrate nei trailer, e grazie alle action figures e alle altre clip pubblicizzate nell’arco dei mesi. Altre frecce dell’arco del buon Jason sarebbero già elencabili [ma non lo faremo]. Sappiate solo che l’omaggio citazionistico va quasi sempre oltre la mera riesumazione a scopo di ingraziarsi una grossa frangia di pubblico. Gran parte di quanto viene rielaborato in Legacy è assolutamente utile e funzionale al nuovo viaggio nell’universo che abbiamo amato e continueremo ad amare. Ma non mancano ammiccamenti o battute utili a inspessire il rapporto di fiducia tra fan di vecchia data e regista appena arrivato.
Rispetto, ecco. Parallelamente alla passione e al divertimento, il rispetto [per dei personaggi, degli attori, un film, un regista e un padre] si respira per tutto il film. Ed è un’aria assolutamente piacevole, salubre, che apre i polmoni.
C’è da dire che i fan di vecchia data vivranno gran parte di quest’avventura nell’attesa dell’ingresso in scena del dottor Venkman, di Ray Stantz e di Winston Zeddemore. Questa cosa potrebbe giocare contro l’instaurarsi di un meccanismo di affezionamento forte e duraturo con i nuovi piccoli acchiappafantasmi. La cosa si nota meno nella prima centratissima parte, ma diventa un po’ troppo sottolineata nella seconda, un po’ meno precisa a livello narrativo, troppo impegnata a “ricostruire” invece che a costruire e in cui i piccoli ghostbusters iniziano a un certo punto a funzionare un po’ in automatico, rispetto ad alcune scoperte importanti o meccanismi.
Un dubbio, se non l’unico di sicuro il più grande, che ci portiamo a casa e per il quale rimandiamo lo scioglimento ad una seconda visione, che non vediamo l’ora di poter fare! Sì, perché del film non ci si sazia dopo una sola proiezione, perché l’altro meccanismo di scambio, quello tra regista e fan, funziona davvero benissimo.
Il film ha, tra le altre cose, il grandissimo merito di rispondere alla domanda che tutti noi ci siamo posti da giovanissimi: un bambino può imbracciare uno zaino protonico e andare a caccia di fantasmi? Jason Reitman, che si sarà posto lo stesso quesito, ce lo mostra su grande schermo, mettendo tutto in ordine per un auspicabile sequel, che magari riporti tutto e tutti anche nella città che ha visto nascere i Ghostbusters: New York.
Un romanticismo allo stesso tempo nostalgico e piacevole pervade tutto, anche una piccola bellissima scena fra i titoli di coda!
Luca Ruocco
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GHOSTBUSTERS: LEGACY
Regia: Jason Reitman
Con: Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie Coon, Paul Rudd, Logan Kim, Celeste O’Connor, Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney Weaver, Annie Potts
Uscita in sala in Italia: giovedì 18 novembre 2021
Sceneggiatura: Gil Kenan, Jason Reitman
Produzione: Columbia Pictures, Ghost Corps, Bron Creative, The Montecito Picture Company, Right of Way Films, Brillstein Entertainment Partners
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Anno: 2021