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L’INSONNE – OUVERTURE: Intervista ad Alessandro Giordani

Al RIFF 2016 abbiamo avuto modo di vedere la puntata pilota di una futura serie ispirata al fumetto L’insonne, creato negli anni ’90 da Giuseppe Di Bernardo e Andrea J. Polidori.

Abbiamo avuto modo di parlarne con il regista Alessandro Giordani.

[Luca Ruocco]: Ciao, Alessandro. Innanzitutto parlaci del fumetto da cui hai tratto ispirazione per il tuo “L’insonne – Ouverture”.

[Alessandro Giordani]: L’Insonne è un thriller esoterico che ha come protagonista Desdemona Metus, una giovane DJ di Radio Strega, una piccola radio privata di Firenze. Desdemona è affetta da una forma di insonnia di origine traumatica, che le permette di percepire aspetti della realtà normalmente nascosti alle persone comuni. La trasmissione radiofonica notturna che conduce si chiama L’Insonne e, trattandosi di un programma di genere talk, Desdemona entra in contatto con gli ascoltatori della notte i quali, talvolta, sono testimoni di storie cupe e misteriose. Il fumetto è stato creato da Giuseppe Di Bernardo e Andrea J. Polidori nel 1994 ed è stato poi rilanciato nel 2004, è composto di tredici episodi più alcuni speciali e nel 2006 ha vinto il premio ComicUS come miglior serie italiana. Nel 2008 L’Insonne è diventato anche un romanzo, scritto da Giuseppe Di Bernardo ed edito da Del Bucchia Editore, ed è impreziosito da una prefazione di Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich. Il mediometraggio che ho realizzato è tratto proprio dal numero zero che si intitola appunto “Ouverture”.

[LR]: Prima di decidere di lavorare all’episodio pilota di un possibile serie TV o web, hai pensato di realizzare un lungometraggio che raccontasse la stessa storia o facesse vivere lo stesso personaggio? O la tua decisione è stata da subito quella di riproporre la narrazione seriale de “L’insonne”?

[AG]: L’idea di portare questo bellissimo fumetto sullo schermo viene da lontano. Almeno dieci anni fa, quando un mio amico e socio mi fece conoscere il fumetto, subito rimasi affascinato e colpito dall’enorme potenzialità per una trasposizione: possibile che nessuno l’aveva ancora fatto? Dopo ho scoperto che in realtà qualcuno già ci aveva provato. Insieme iniziammo a tirare giù qualche idea per un lungometraggio e, da lì, il passo fu breve per immaginare una serie TV, tutto ciò ovviamente all’oscuro degli autori del fumetto. Giuseppe Di Bernardo, uno dei creatori de L’Insonne, lo contattammo solo qualche anno dopo. All’inizio fu molto scettico, soprattutto perché aveva già avuto alcune proposte in passato, anche importanti, che però si erano arenate nel tempo. Intanto la nostra ambiziosa idea di serie TV si era ridimensionata a un cortometraggio che potesse funzionare come promo, ma anche nel nostro caso il progetto si mise in stand-by, fino a quando non ho conosciuto il produttore Giorgio Beltrame che si è interessato al soggetto. Con lui abbiamo realizzato prima un piccolo promo di 5 minuti per il crowdfunding e poi, grazie anche a chi ci ha sostenuto, la puntata zero. Queste due operazioni fanno parte di un percorso per arrivare alla realizzazione di una serie intera per la TV e, in questo, l’idea di fare un lungometraggio è ancora nell’aria.

[LR]: Cosa ti ha tanto colpito e ispirato nel personaggio di Desdemona?

[AG]: Prima di tutto il fumetto affronta tutte quelle tematiche che mi hanno da sempre appassionato, come l’esoterismo, le pagine oscure della storia italiana, la scienza e la fantascienza. Queste cose mi hanno “acchiappato” da subito, a scatola chiusa, ma poi mi sono imbattuto a riferimenti musicali, al progressive rock, a suggestioni settantiniane e a un’Italia parallela, misteriosa e cupa, condita di atmosfere dark, gotiche e a tratti punk… ed è stato subito amore. Insomma, tante tematiche che mi hanno sempre attratto e che sono state abilmente sintetizzate nel personaggio di Desdemona [che tra l’altro, oltre a fare uno dei mestieri a mio avviso più belli, pratica la kick boxing, sport che ho fatto per anni anche da agonista]. A parte tutti questi aspetti esteriori, ciò che mi ha colpito di più del personaggio è il suo tormento interiore, persistente, e le sue ossessioni che la guidano attraverso le situazioni con cui si deve confrontare. È questo l’aspetto che mi interessava di più quando ho iniziato a ragionare su Ouverture: il tormento e l’ossessione che riescono a trasformarsi in una forza positiva e creativa. Un’altra cosa che mi interessava molto del personaggio e più in generale del fumetto, e che interessa anche a me personalmente, è la presenza del conflitto tra un’idea materialista e scientifica del mondo e la trascendenza: questo è l’aspetto che mi piacerebbe evidenziare nella serie o nel film.

[LR]: Nell’ideazione della tua “Ouverture” hai deciso di partire da un plot già raccontato nella serie a fumetti. Quanto del mondo della Desdemona originale ritorna nel tuo pilot e nella tua serie?

[AG]: Ouverture nasce dall’omonimo numero zero della serie a fumetti. Insieme alla sceneggiatrice Anita Rivaroli siamo partiti dalla storia originale per poi arrivare a un intreccio narrativo diverso e più adatto al linguaggio e al formato cine-televisivo. Poi c’è da dire che ho avuto uno scambio continuo di idee e pareri con Giuseppe Di Bernardo sia in fase di scrittura che in montaggio. L’incarnazione di Desdemona, fra tutti gli aspetti del fumetto, è quello che secondo me doveva rimanere il più fedele possibile, ed è stata forse la cosa più difficile, ma che, a detta degli autori, si è rivelata un’operazione totalmente riuscita. Ovviamente in questo primo “pilot” di 45 minuti non ho avuto il tempo per mostrare tutte le facce di questo affascinante e complicato personaggio, e soprattutto di raccontare i tanti temi che costellano il suo mondo. Ciò che ho cercato di mantenere fedele è stato il suo rapporto con gli altri personaggi, con gli spazi e gli eventi e, in generale, ho cercato di metterci del mio senza risultare invadente.

[LR]: Più in generale, quale credi sia per un regista o uno sceneggiatore il modo più “giusto” per approcciarsi ad un lavoro di adattamento?

[AG]: Non credo che esista un modo “giusto” per approcciarsi a un lavoro di adattamento, come non esiste un modo giusto o sbagliato di fare film in generale. Penso però che, partendo dal presupposto che il film è cosa “altra” rispetto per esempio a un libro o a un fumetto, io credo che non si debba tradire quella che è l’anima dell’opera che si vuole trasporre. Secondo me, per fare un lavoro di adattamento, ciò che conta è solo l’atteggiamento morale su ciò su cui si sta lavorando e la sincerità su come lo si fa.

[LR]: Quali sono state le reazioni alla visione del pilot di chi ha creato il fumetto che ti ha ispirato?

[AG]: Dopo l’anteprima al Lucca Comics&Games 2016 è seguito un dibattito tra spettatori, fans, troupe e i due autori Giuseppe Di Bernardo e Andrea J. Polidori. La cosa che mi ha fatto più piacere e che mi ha fatto pensare “Cavolo, allora tutta questa fatica ne è valsa la pena!”, è stato quando nel loro primo intervento hanno espresso tutta la loro emozione [e anche un po’ di commozione] nel vedere una loro idea, nata più di venti anni fa, proiettata su uno schermo con persone in carne ed ossa che si muovevano nel loro mondo. Ero molto teso per il loro giudizio, soprattutto per quello di Andrea che conoscevo poco e con cui non avevo avuto nessun rapporto durante la lavorazione. Entrambi hanno elogiato la regia, gli attori, la fotografia, le musiche etc… ma, ripeto, il fatto di non averli “traditi” [cosa molto usuale per un’operazione del genere] è stata per me la cosa più importante.

[LR]: A livello produttivo, quanto è stato difficile lavorare al pilot de “L’insonne”? Quali sono i prossimi passi per riuscire a realizzare l’intera serie? A che punto siete?

[AG]: È stato difficilissimo perché il progetto era ambizioso rispetto ai pochissimi soldi che avevamo a disposizione. Per questo motivo si sono succedute una serie di problematiche che ci hanno costretto a dividere le riprese in due parti, a distanza di molti mesi, con tutte le difficoltà del caso, come condizioni climatiche diverse, location che cambiavano all’ultimo momento, attrezzature diverse, umori diversi e, addirittura, anche la sostituzione di un’attrice con cui avevamo già girato delle scene. In quel caso non potevamo rigirare tutto, per motivi di tempo/budget, quindi nel montaggio, per esempio, c’è una scena in cui ci sono campo e controcampo girati rispettivamente a distanza di mesi, oppure un’altra dove ho dovuto rubare dettagli di mani fatti precedentemente con l’altra attrice. Il risultato però è ottimo e la differenza è impercettibile. Questo grazie alla bravissima troupe che è stata sempre molto unita e appassionata al progetto. Il prossimo passo per realizzare la serie è sostanzialmente uno: trovare un network che si interessi alla produzione della serie. Abbiamo già dei contatti diretti con due grossi network con cui avremo dei colloqui nei prossimi mesi, ma la strada è lunga e tortuosa.

[LR]: Parlaci della scelta dei due protagonisti, Chiara Gensini e Francesco Montanari, e degli altri attori del cast…

[AG]: Chiara Gensini la conosco da molti anni, da prima che conoscessi Desdemona per intenderci. Quando almeno dieci anni fa fantasticavo su una trasposizione cine-televisiva de L’Insonne subito mi venne in mente lei: era uguale! Con molta timidezza, perché non ci conoscevamo bene, glielo proposi subito nonostante non avessi in mano nulla. Lei mi rispose che la cosa era interessante e che avrebbe letto volentieri qualcosa: dopo dieci anni mi sono ripresentato con la sceneggiatura di Ouverture. La stimo molto come attrice perché ha molte potenzialità nascoste, forse inespresse, a causa delle sue tante partecipazioni in serie televisive generaliste italiane che, di sicuro danno lavoro, ma che contribuiscono pesantemente all’indebolimento artistico degli attori [e non solo]. Poi lei ha un carattere non comune, molto simile a quello di Desdemona, è una bella persona. Francesco Montanari, invece, non lo conoscevo personalmente, e per me è stata una scoperta umana notevole per quanto si sia reso disponibile e tranquillo nel partecipare in forma amichevole a questo prodotto low-budget fatto da un regista sconosciuto. È un grande, mi piacerebbe lavorarci ancora in seguito. Tutti gli altri attori per le parti principali già li conoscevo, direttamente o indirettamente, il budget era poco e il tempo ancora di meno per poter fare un casting e dei provini. Inoltre mi faceva piacere poter lavorare con loro: sono Giulio Pampiglione, Giacomo Gonnella, Mariano Aprea, e il piccolo grande Andrea Pittorino. Poi ho avuto la fortuna di conoscere per le altre parti Manuel D’Amario, Elio D’Alessandro, Ilaria Del Greco, Piero Richard. L’unica attrice per una parte principale che non conoscevo, dell’antagonista per la precisione, era Olga Shapoval. Anche nel suo caso purtroppo non potevo permettermi un casting, provini… Dopo aver vagliato varie attrici tramite showreel l’ho incontrata, l’ho guardata negli occhi, e ho capito che poteva essere quella giusta. Poi ho saputo che era Acquario ed era nata nel mio stesso giorno: perfetta quindi, presa!

[LR]: A cosa stai lavorando al momento? Quando credi che riuscirai a tornare a raccontare le storie de “L’insonne”?

[AG]: Proprio in questo periodo sto mandando in giro per produzioni una sceneggiatura che ho scritto, un lungometraggio drammatico: spero di realizzarlo un giorno, è un film a cui tengo molto. Intanto penso e scrivo soggetti, essendo ben cosciente che, come nel caso de L’insonne, ciò che si semina oggi, magari lo si vedrà realizzato fra parecchi anni o, il più delle volte, mai. Invece, più nel concreto, sto lavorando per realizzare un cortometraggio che si chiama Astrophobia che è parte di un film a episodi chiamato Phobia, basato sulle fobie umane. È un progetto dallo spessore internazionale, ideato da Domiziano Cristopharo e Tony Newton, e diretto insieme ad altri quattordici registi, quasi tutti americani e inglesi. A parte questi progetti, però, spero proprio di poter tornare a raccontare le storie de L’Insonne il prima possibile, non so quando, ma sento che ne ho bisogno.

Luca Ruocco

Roma, gennaio 2017

InGenere Cinema

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