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THE YOUNG POPE: Il report della conferenza stampa

img_2497Il prossimo 21 ottobre Sky Atlantic manderà in onda l’attesissima serie tv creata e diretta dal regista premio Oscar Paolo Sorrentino. Stiamo parlando, naturalmente, di The Young Pope, progetto colossale per la televisione italiana che vanta un cast internazionale capeggiato dalla star di Hollywood Jude Law. Realizzato come un film di dieci ore e costato 40 milioni di Euro, l’ultima fatica del regista de La Grande Bellezza è stata presentata alla stampa italiana, alla quale sono stati mostrati i primi due episodi di questa prima stagione. Oltre a Sorrentino – già a lavoro sulla seconda stagione -, hanno preso parte alla conferenza stampa il cast – quasi al completo – il produttore Lorenzo Mieli di Wildside e Andrea Scrosati di Sky.

Qui di seguito il nostro report.

Sigla!

[InGenere Cinema]: Come hai affrontato il passaggio dal cinema alla TV?

[Paolo Sorrentino]: Si è trattato di un lavoro monumentale, possibile soltanto grazie a Sky, a Lorenzo Mieli e naturalmente grazie a tutta la mia troupe e al cast che ha lavorato con me. The Young Pope è stata una meravigliosa opportunità di spostaste l’ambizione del cinema verso la TV. Oggi è possibile poiché ci sono realtà televisive che ci permettono la libertà e la creatività del cinema. Un sistema che mi auguro possa rafforzarsi sempre di più.


[InG]: A proposito di questo sistema: come siete riusciti a costituirlo?

[Lorenzo Mieli]: Il modello produttivo è molto simile a quello del cinema, ma se fosse stato possibile, ancora più ambizioso e su scala decisamente maggiore. Per questo motivo avevamo bisogno di una struttura che potesse reggere tali ambizioni. Sky non bastava e abbiamo avuto la fortuna e l’ardire di coinvolgere HBO e Canal+. Una vera sfida che spero possa diventare sistema solido e facile da replicare.


[InG]: Sky ci ha creduto subito…

[Andrea Scrosati]: Non poteva essere altrimenti. Era evidente come questo progetto fosse unico e differente rispetto ad ogni altro in circolazione. Noi cerchiamo opportunità del genere quando produciamo direttamente e le sfide ci affascinano molto.


[InG]: Come hai lavorato con Sorrentino sul tuo personaggio?

[Jude Law]: Il mio primo istinto fu quello di concentrarmi sulla storia del Vaticano e di come il Papa ha influenzato la storia e le persone nel corso del tempo. Nonostante ciò, non riuscivo a cogliere cosa o chi questo personaggio doveva essere. Quindi, ho abbandonato i cenni storici e mi sono gettato nel mondo scritto da Paolo, al fine di rintracciare la credibilità necessaria che quest’uomo potesse avere come Papa. Inoltre, vestire quell’abito ti condiziona molto e credo che l’essenzialità della gestualità derivasse da questo. Tuttavia, una gestualità molto potente.


[InG]: Anche per te si è trattata di una bella sfida?

[Silvio Orlando]: Si, senza dubbio. In realtà, mi sento un po’ come la Cristoforetti: di ritorno da una sorta di viaggio interstellare. Vedi, la mia generazione è sempre stata convinta che la ricerca della bellezza estetica nel cinema conducesse alla volgarità. Per fortuna è arrivato Paolo che con il suo sguardo ha sparigliato tutto e sono davvero felice di stare in una opera così bella. Mi auguro con tutto il cuore che si rafforzi questa dialettica tra autore e produzione, poiché è portatrice di cose buone e belle.


[InG]: Osservando queste due prime puntate si potrebbe dire che il marketing è donna in Vaticano?

[Cécile de France]: Durante la lavorazione ho seguito sui giornali lo scandalo che ha coinvolto Francesca Chaouqui. Quella donna mi ha fatto pensare molto al mio personaggio e in alcuni momenti ho pensato che le somigliasse molto. Quindi direi di sì, è donna. E’ stato un personaggio fantastico e questa esperienza la porterò con me per sempre. Anch’io non sono di madre lingua inglese e ho faticato e non poco, ma grazie all’aiuto di Paolo e del cast, in particolare di Jude, e della sua generosità, credo di avercela fatta. Non sapevo se sarei stata all’altezza ma poi ho seguito questi artisti e questa magnifica sceneggiatura e sono riuscita a entrare in questo mondo.


[InG]: Mentre, il tuo di personaggio, Javier, è senz’altro il più candido, vero?

[Javier Càmara]: Prima di tutto lasciami dire che sono felicissimo di questa esperienza, soprattutto perché sto parlando molte lingue senza conoscerne nemmeno una. Sono felicissimo di essere qui nel centro della spiritualità cattolica che per un uomo di fede come sono io significa molto. Il mio personaggio è tra i più belli della mia carriera: è un uomo pieno di spiritualità e con la rara capacità di parlare con Dio.


[InG]: Tra le tante lingue, quale usavi per parlare con Javiere?

[Paolo Sorrentino]: L’italiano. Con difficoltà, ma ci capivamo sempre. Tuttavia, la prima audizione di Javier fu incredibile: mi inviò un video mentre cantava e ballava su una canzone di Raffaella Carrà!


[InG]: Che rapporto c’è stato con Sorrentino? E ha mai partecipato a una omelia dell’attuale Papa?

[Jude Law]: Ho ascoltato Papa Francesco solo una volta dal vivo, purtroppo. Ma spero di avere l’opportunità di rifarlo. Ogni rapporto con il regista è diverso da film a film. In questo caso credo di essere stato molto fortunato. Sono appassionato del lavoro di Paolo anche come scrittore. Lo script era molto preciso e avevo già tutto ciò di cui avevo bisogno per affrontare The Young Pope. Abbiamo lavorato in armonia e tutto era molto chiaro e sicuro. Riuscivo a comprendere ciò che Paolo voleva e ho provato a darglielo.


[InG]: Affrontare il tema della Chiesa espone a un rischio elevato di retorica o peggio a contenuti che potrebbero apparire scontati. Cosa voleva dire con questa serie?

[Paolo Sorrentino]: Volevamo dire qualcosa sul clero, senz’altro, ma volevo farlo diversamente, ovvero raccontarlo per quello che è: essere umani tra gli esseri umani. Questo è quello che abbiamo provato a fare e speriamo di esserci riusciti. Inoltre, i luoghi comuni sul Vaticano sono molto difficili da rintracciare poiché questo piccolo Stato è sempre stata raccontato con grandi bugie.


[InG]: Spesso il suo Papa assume la postura che assunse Pio XII dinnanzi i sopravvissuti al bombardamento di San Lorenzo a Roma durante la Seconda Guerra Mondiale. Si è ispirato a lui per questa gestualità?

[Jude Law]: Sì, decisamente. Ma anche a Rooney, il giocatore dello United, che quando segna allarga le braccia in quel mondo.


[InG]: Come è riuscito a interpretare le contraddizioni del suo personaggio?

[Jude Law]: Credo che in linea di massima non c’è bisogno di capirle, piuttosto di affrontarle e viverle. Il mio compito non era quello di capire Lenny Belardo, ma di rappresentarlo con tutto quello che ne consegue.


[InG]: Come risponde a coloro che giudicano questo lavoro come provocatorio?

[Paolo Sorrentino]: Ma chi lo dice si è limitato a guardare solo due episodi. Io non posso ammettere che sia provocatorio perché conosco come va a finire. Quindi, vi invito a osservare l’intera serie e giudicare il nostro lavoro solo in seguito.

Paolo Gaudio

Roma, ottobre 2016

InGenere Cinema

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