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MEDIAMAFIA di Andrea Meccia

copertina mediamafiaC’è una qualità in Mediamafia che spicca sulle altre: ovvero la capacità di portare alla riflessione il lettore e di coinvolgerlo in una discussione stimolante, che va in crescendo.

Andrea Meccia è l’autore di un libro molto curato e assolutamente dettagliato: sembra quasi che l’autore, infilati i panni di indagatore, voglia far luce su un’inchiesta, e così, aiutato da una fitta ma selezionata filmografia e da una certa dose di serialità televisiva, voglia spiegare non solo quali sono le modalità con cui la mafia è stata rappresentata nei film e nelle fiction, ma anche come è cambiato il modo di raccontarla negli anni. E se è vero che il male ha il suo fascino, tanto da – per quanto possa sembrare macabro – venire idealizzato, è altrettanto vero che nei film proprio i boss mafiosi e i criminali tutti, ci appaiono imbattibili, forti, calcolatori, freddi e sicuri di sé stessi, capaci di assoggettare chiunque e mai preoccupati, almeno all’apparenza, per la loro incolumità. Per fare solo un esempio, pensiamo alla fortunata e ben fatta serie tv Romanzo criminale [che ha portato alla ribalta un bravissimo Vinicio Marchioni, qui nel ruolo di Il Freddo]: allo spettatore viene presentato un commissario, il commissario Scialoja [interpretato da Marco Bocci] insicuro e completamente succube di una prostituta, compagna del Dandi, mentre dall’altra parte abbiamo i componenti della banda, capeggiati da Il Libanese [interpretato da Francesco Montanari], coraggiosi e disposti a tutto pur di far soldi,temerari e cattivi.

Peppino ImpastatoLo stesso possiamo dire per la miniserie tv ll capo dei capi, dedicata a Totò Riina, dove scopriamo un boss meno rozzo e più curato, diverso da quello che siamo stati abituati a vedere nei “processi show”. E come non citare la famosa e fortunata serie tv La Piovra, in onda in prima serata e che vanta ben dieci serie, incentrata sullo scontro tra criminalità e giustizia e sull’espansione della mafia: qui, però, il commissario Cattani [interpretato da Michele Placido], i poliziotti e i magistrati, venivano esaltati, e la loro forte personalità conquistava lo spettatore, come pure quella del boss Tano Cariddi, interpretato da un sempre sorprendente Remo Girone.

3616002-kH6H-U10302320653355iLD-640x320@LaStampa.itCosa ha rappresentato la mafia per il cinema e la televisione? Quanto la mafia ha influenzato i mass media e in che modo è cambiata? Mediamafia, edito da Di Girolamo Editore, è un libro utile perché aiuta a lo spettatore a conoscere da vicino la mafia e il suo significato, a capirne l’essenza e ad apprenderne i movimenti, ma anche a considerare le sue leggi, che non perdonano il traditore o semplicemente chi si tira indietro per paura o rimorso: una legge spietata che non ha avuto pietà neanche dei bambini, figli di pentiti o semplicemente vittime di stragi mafiose.

Al cinema impegnato dedicato alla mafia, come potrebbe essere Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, I cento passi di Marco Tullio Giordana [in cui Peppino Impastato è interpretato da un eccellente Luigi Lo Cascio] o  Il sasso in bocca di Giuseppe Ferrara, solo per citarne alcuni, Meccia alterna un altro tipo di cinema, in certo qual modo denigratorio, come potrebbe essere il capolavoro di Paolo Sorrentino: Il divo, film acuto e geniale insieme – forse l’esempio massimo di come la mafia possa essere presa in giro – o Belluscone di Franco Maresco, dove è proprio l’ignoranza dei mafiosi a spadroneggiare, unita ad una certa mediocrità di pensiero che infetta la società tutta, vittima di programmi demenziali e succubi di una certa rappresentazione del potere, o ancora a La mafia uccide solo d’estate, il film d’esordio di Pif, ironico, sarcastico e commovente insieme.

toni-servillo-andreotti-il-divoAnche i programmi tv hanno parlato di mafia, e lo hanno fatto in modo diverso: pensiamo a Telefono giallo, a Un giorno in pretura, allo stesso Chi l’ha visto?, che più volte ha toccato casi di scomparsi legati al mondo della malavita, o a Blob, che ancora oggi alterna immagini drammatiche della nostra storia passata e recente  con altre allegre e bizzarre di personaggi alternativi o di vita quotidiana. Perché di mafia, nonostante tutto, si può ridere, ed esorcizzarla aiuta anche ad averne meno timore, mettendo così in discussione la figura altera e minacciosa che essa rappresenta e ha sempre rappresentato.

Meccia apre la mente dello spettatore attraverso un ragionamento diretto sulla mafia e sulla sua formazione nel corso del tempo, sui suoi punti deboli e sulle sue forti fondamenta, ma anche sugli strani silenzi odierni, che paventano il sospetto, mai sopito a dire il vero, di un collegamento tra Stato e organizzazioni criminali.

Concludono il libro le preziose interviste all’attivista, fotoreporter ed ex consigliere comunale a Palermo Letizia Battaglia, e al magistrato Roberto Scarpinato, che chiude il volume con una riflessione molto acuta.

Peccato che all’interno del libro non vi sia spazio per una galleria fotografica.

Gilda Signoretti

MEDIAMAFIA

4 Teschi

Autore: Andrea Meccia

Editore: Di Girolamo Editore

Pagine: 199

Illustrazioni/Foto: No

Costo: 15,00

Gilda Signoretti

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