Ci risiamo. Il modus operandi è sempre lo stesso, un gruppo di filmakers indipendenti si gioca la carta del found footage producendo un piccolo “antipasto” filmico che possa far gola a produttore di turno che, al giorno d’oggi e in casi come questi, altri non potrebbe essere oltre che Jason Blum con la sua Blumhouse.
I registi-sceneggiatori di The Gallows – L’esecuzione sono due, Travis Cluff e Chris Lofing, e l’idea su cui basa il loro film d’esordio, pur la durata più che affrontabile di 80’ circa, è quanto di meno originale si potesse fare nel 2015 con un finto “film ritrovato”.
I due registi si aggrappano, innanzitutto, ad uno scheletro narrativo simile a quelli degli slasher anni ’80: un vecchia VHS datata 29 ottobre 1993 mostra, nell’incipit, alcune scene di uno spettacolo teatrale messo in scena da una compagnia scolastica. L’ultima scena mostra l’accidentale morte di uno degli attori, Charlie, che finisce impiccato per davvero sul finto trespolo della scenografia.
A distanza di vent’anni, un altro gruppo di ragazzi decide di rimettere mano proprio allo spettacolo, The Gallows, ma la scarsa serietà impiegata nel rapportarsi alla materia, e una sorta di maledizione che da un padre si traslerà su un figlio [nella più classica delle tradizioni da slasher movie], risveglieranno lo spirito maledetto di Charlie.
Da qui in avanti, l’andamento di The Gallows – L’esecuzione prende il prevedibile ritmo di un bodycount, affidato, però, al modus operandi della videocamera diegetica.
Gli ingredienti per convincere Blum ci sono tutti [anche grazie ad un suo ingresso in campo anche dal punto di vista creativo]: corridoi e stanze buie che grazie al found footage vengono vissute dallo spettatore in prima persona, amplificandone l’emotività; un gran senso di claustrofobia; rumori improvvisi piazzati al momento giusto, per far meccanicamente saltare dalla sedia lo spettatore; respiri affannati e urla…
Tutto nella norma, quindi? Sì. E proprio qui sta il problema: a non funzionare è proprio il procedere meccanico, il sapore assai derivativo che The Gallows – L’esecuzione dimostra di avere sin dal primo fotogramma.
A nulla serve un montaggio che, per alcuni versi, tenta di sperimentare proponendo la stessa scena da diversi punti di vista [filmati da personaggi diversi e con mezzi diversi, una videocamera e uno smartphone con visore notturno], perché a mancare è il mordente e il senso of horror che trapassa del tutto nelle inquadrature in primissimo piano di una delle protagoniste che urla alla camera “Io non voglio morire!”, piangendo e smocciolando – una scena che riporta alla mente davvero troppo il capostipite The Blair Witch Project, e ancor più nell’inefficiente funzionalità del villain di turno. Quel Charlie che ha perso la vita nello spettacolo maledetto, che si aggira nei meandri della scuola vestito da boia e con il cappio in mano, ma che con i suoi silenzi e con le sue apparizioni in assolvenza non riesce a spaventare.
Imperdonabile, poi, un errore di generosa ingenuità legato ad una foto, che dovrebbe dar concretezza alla storia della pièce maledetta.
Dire che il found footage ha già tirato le cuoia da anni sarebbe come sparare sulla croce rossa, ma con The Gallows – L’esecuzione si raschia davvero il fondo del barile.
Luca Ruocco
–
THE GALLOWS – L’ESECUZIONE
Regia: Travis Cluff, Chris Lofing
Con: Reese Mishler, Pfeifer Brown, Ryan Shoos, Cassidy Gifford
Uscita in sala in Italia: mercoledì 19 agosto 2015
Sceneggiatura: Travis Cluff, Chris Lofing
Produzione: New Line Cinema, Blumhouse Productions, Management 360, Tremendum Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Anno: 2015
Durata: 81’