“Il cinema ha due anime, quella realistica dei fratelli Lumiére e quella fantastica di Méliès. Quando un film riesce a mettere insieme queste due cose così diametralmente opposte, e a far diventare la realtà fantastica, io sono un regista contento.” – esordisce così il regista premio Oscar Gabriele Salvatores alla conferenza stampa organizzata in occasione della presentazione del ultimo lavoro, Il ragazzo invisibile. Noi di InGenere Cinema eravamo presenti all’incontro.
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[InGenere Cinema]: Perché è così difficile fare un film fantastico in Italia? Come spiega la scelta di inserire nei titoli di coda il backstage di alcune scene di effetti speciali? In ultimo, la chiusa del film lascia presagire un sequel: è già in lavorazione?
[Gabriele Salvatores]: Siccome l’idea da cui nasce Il ragazzo invisibile, non è mia, vorrei far rispondere il produttore Nicola Giuliano.
[Nicola Giuliano]: Il ragazzo invisibile nasce proprio da questa domanda! “Perché in Italia non facciamo questi film?”. Possiamo provare a farli? Una scommessa produttiva per capire se il nostro pubblico è disposto ad accettare che un film così sia di nazionalità italiana. Stiamo già pensando ad un possibile sequel…. Vedremo.
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[InG]: Parlateci dal lavoro fatto sullo script…
[Stefano Sardo]: E’ stato un lavoro abbastanza lungo. Noi siamo cresciuti con un certo tipo di immaginario proveniente da fumetti e cinema americano. Avere avuto la spinta produttiva della Indigo Film ci è sembrato quasi una cosa naturale! Oltre che molto divertente. Lavorando, oltre che al film, anche al romanzo e al fumetto ci ha fatto capire che dentro la nostra storia fosse rimasta ancora molta altra benzina.
[Ludovica Rampoldi]: Quando scrivi non ti preoccupi del budget. Sapevamo, però, di non poter contare cifre paragonabili a film come I guardiani della galassia. Abbiamo cercato una chiave più intima ed europea.
[Alessandro Fabbri]: Oltre a tornare ai film e ai fumetti della nostra infanzia, abbiamo cercato di ritornare mentalmente proprio a quell’età anagrafica. Ai tredici o quattordici anni… per cercare di capire cosa sia davvero l’invisibilità.
[GS]: L’Oscar è una specie di superpotere. E come dice l’Uomo Ragno, da questo superpotere deriva una grande responsabilità. Dopo averne vinto uno ho iniziato a pensare a cosa potessi fare nella mia carriera di regista. La risposta che ho trovato era questa: il mio compito era di tentare di fare film che gli altri non avrebbero potuto fare. Quando continui a fare cose che sai di saper fare… è allora che devi smettere. Ci abbiamo provato anche con i supereroi!
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[InG]: Parlateci dei vostri personaggi…
[Valeria Golino]: Giovanna è una persona buona, una poliziotta innamorata di suo figlio. Una donna molto materna, onesta… Io ho pensato che questo personaggio dovesse esattamente l’opposto dei supereroi che la circondano, che dovesse riportare gli spettatori alla realtà. Mi sono ispirato alla mamma del piccolo protagonista de Il sesto senso. La performance di Toni Collette rendeva credibili anche i toni orrorifici del film.
[Fabrizio Bentivoglio]: Il mio è un personaggio doppio, suo malgrado. Questa sua doppiezza rappresentava anche la difficoltà dell’interpretazione. Ci siamo sforzati di non far sentire la differenza tra il mondo reale dello psicologo Basili, e il mondo fantastico degli “Speciali”.
[Christo Jivkov]: quello di Andreij è un personaggio più semplice rispetto a quelli dei miei colleghi. Il pubblico è sempre più indulgente nei confronti di uno “Speciale”.
[Ludivico Girardello]: Per me è stato fighissimo… Voglio dire… Trovarmi su un set con degli attori con un’esperienza molto grande, e con un regista premio Oscar! Questo è stato il mio primo film. Ho sostenuto cinque provini. Mia madre aveva l’ansia di sapere cosa sarebbe successo. Io, a dire il vero, non tanto!
[Noe Zatta]: E’ il primo film anche per me. Il mio personaggio è Stella, una ragazzina benestante appena arrivata in città. Vive un po’ nel suo mondo, per questo non ha difficoltà a credere nell’esistenza di un ragazzo invisibile. Anche io ho fatto quattro o cinque provini su parte. Ricordo l’ultimo, quando Gabriele mi ha comunicato che sarei stata Stella… ho corso urlando per tutta Trieste. E’ stato molto difficile, ma spero di poter fare questo lavoro anche in futuro.
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[InG]: Quali sono i film fantasy o di supereroi che ti piacciono e che hai tenuto presente durante “Il ragazzo invisibile”? E che adolescente sei stato?
[GS]: Ho letto tanti fumetti, ma non ho visto tutti i film di supereroi usciti al cinema… Molti di quelli che ho visto non mi sono piaciuti, ma alcuni sì. Il Batman di Burton, Il Cavaliere Oscuro, il primo Spiderman. Ma il film fantastico che, negli ultimi tempi, mi ha colpito di più è Lasciami entrare… dovrebbe essere catalogato come horror, ma più che un film sui vampiri, credo debba esser letto con un film sull’amore. Questo è il modo di lavorare sul fantasy che mi piace. Spesso nei miei film, mi vengono a trovare protagonisti adolescenti… Credevo fosse perché non ho figli, ma il mio analista mi ha detto “Non si prenda in giro, quel ragazzo è lei.”. Sono stato un adolescente molto simile al personaggio di Michele. Ma avevo due cose in più: erano gli anni ’60, e stringevo in mano una chitarra. Non so se si possa parlare di messaggio per le generazioni, ma Michele per diventare visibile, per essere riconosciuto, deve diventare visibile. C’è qualcosa di curioso, nella società dell’immagine.
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[InG]: Oltre ad essere un film fantastico, “Il ragazzo invisibile” è anche un film per ragazzi…
[NG]: L’idea nasce dalla richiesta dei miei figli che continuavano a chiedermi “Perché non fai mai un film per noi?”. Se dovessi pensare ad un film per ragazzi, che tipo di film o di personaggio potrei pensare? Io sono cresciuto con la Marvel, e ho pensato che un ragazzino italiano potrebbe riconoscersi in una storia di supereroi ambientato in Italia. Siamo partiti da molto lontano: due teaser a maggio e a giugno, abbiamo stretto rapporti con la Panini, indetto un concorso per “musicisti invisibili”… Insomma è stata un’operazione lunga e difficile.
Luca Ruocco
Roma, dicembre 2014