Ralph Sarchie [Eric Bana] è il duro braccio della legge che si muove per le strade notturne e le case fatiscenti del Bronx. Un duro dal pugno ancor più coriaceo, dotato di quello che il suo collega Butler [Joel McHale] definisce il “radar”, un sorta di “quinto senso e mezzo”, per dirla alla Sclavi, che gli permette di annusare il male ancor prima che questo si manifesti nella sua pienezza.
Proprio inseguendo le sue percezioni, Ralph si infila nella buia coltre che aleggia attorno ad una serie di casi apparentemente slegati fra loro, ma che nascondono un luciferino fil rouge.
A breve giro, infatti, una furiosa lite domestica, un improvviso attacco di follia all’interno di un bioparco, e la richiesta di aiuto di una famiglia che pensa di vivere all’interno di una casa infestata dagli spiriti, si andranno a legare con alcuni strani fatti accaduti a tre marines durante la guerra in Iraq, nel 2010, precisamente con il rinvenimento, all’interno di una sorta di una struttura catacombale, di una strana incisione di matrice religiosa, un’invocazione che mescola lingua persiana e latina.
Lo si aspettava da un po’ il Liberaci dal male di Scott Derrickson, ancora una volta all’opera in quello che sembrerebbe essere il suo Genere di riferimento: l’horror.
E lo si aspettava, soprattutto, perché in questo caso non si sarebbe dovuto trattare dell’ennesimo horror di matrice esorcistica, tutt’altro: l’enorme fonte di novità sarebbe dovuto essere rintracciabile [ancora una volta] nella commistione di Generi. Orrore diabolico e noir poliziesco in bronx style!
La cosa sembra funzionare assai bene per tutta la prima parte del film: pur non essendo delineati al 100% i personaggi dei due poliziotti funzionano proprio perché vanno avanti per stereotipi [l’alpha talmente dedito al lavoro da trascurare moglie e figlia, e con un lato oscuro latente; il suo socio molto più ironico e spensierato, utile per “smorzare i toni”], per materie già conosciute: chi ha studiato conosce già tutto, e ci sta.
La materia oscura narrata da Derrickson, sia quella di origine umana, che quella paranormale, viene affrontata con il giusto piglio, mai troppo serio, ma il cammino in discesa verso gli inferi è perfettamente monitorabile sin dall’inizio, già facendo caso alla stessa costruzione visiva del percorso di scoperta affidato ai protagonisti, che ai luoghi intestini in cui Sarchie rimbalzano, seminterrati immersi nell’oscurità, stanze in rovina ricolme di immondizia, corridoi angusti, alterna sempre stretti primi piani dei protagonisti, dall’oscuro [l’essere impossibilitati a vedere] alla presenza ingombrante [l’essere visti da vicino].
Il germe dell’horror insinuato nelle carni del noir, però, estremizza il suo effetto, trasportando polizia e spettatori all’interno di quello che troppo poco si discosta da un esorcistico che riecheggia di situazioni e toni pedissequi.
Il passaggio è marcato dall’ingresso in scena di un personaggio borderline come Padre Mendoza [Édgar Ramírez] ex eroinomane che “tra la morte e la vita aveva scelto dio [!!!]”, e che pur rimanendo un sacerdote atipico, aveva abbracciato la missione esorcistica.
Di qui in avanti Liberaci dal male si fa sempre più confusionario: ai linguaggi usati dai seguaci del demonio per aprire una porta sull’inferno [persiano e latino], sia in Iraq che in USA, si somma una inspiegata passione per la discografia dei The Doors, che il demone sembra utilizzare [insieme a urla, vagiti e voci infantili] per comunicare con il protagonista.
E se si eccettua l’inserto del gufo come animale totemico [ma questo d’altronde è l’anno dei gufi, innegabile], il resto è pappa già edita: proprio a partire dall’importazione del demone in USA da un paese lontano; alla presenza invisibile che alberga [forse] sotto il letto della piccola figlia del protagonista; ad immagini e suoni percepibili solo dall’antieroe di turno; alle regole del “perfetto esorcismo” stilato dal sacerdote poco prima di dare inizio alla cerimonia [con conseguenti “stadi” del riconoscimento, umiliazione e cacciata del demone]; fino all’ormai riconoscibile momento di vacillamento del sacerdote, fatto rinsavire in pieno esorcismo dall’assistente dell’occasione [cliché talmente standard da essere utilizzato in Liberaci dal male anche in modo assai frettoloso!].
Quel che resta è un indemoniato-villain che rimane poco sfruttato, una manciata di scene horror ben costruite, e una grande nostalgia verso quello che Liberaci dal male sarebbe potuto essere se solo gli ingredienti fossero stati usati nelle giuste dosi!
Ah, il tutto sarebbe tratto dal libro, basato su una storia vera [ovvio], Beware the Night, scritto dal vero Ralph Sarchie.
Luca Ruocco
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LIBERACI DAL MALE
Regia: Scott Derrickson
Con: Eric Bana, Édgar Ramírez, Olivia Munn, Joel McHale, Sean Harris, Chris Coy, Dorian Missick
Uscita in sala in Italia: mercoledì 20 agosto 2014
Produzione: Jerry Bruckheimer Films, Screen Gems
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Anno: 2014
Durata: 118’