Sullo sfondo della rivoluzione sessuale degli anni ’70, quando l’industria del porno era ancora distante anni luce dall’esplosione commerciale supportata soprattutto dall’avvento di internet, i registi Premio Oscar Rob Epstein e Jeffrey Friedman [Urlo, Lo schermo velato] ripercorrono la strada che portò alla realizzazione del film Gola profonda, il primo vero cult del Genere, tentando, però, di esaminare il tutto evidenziando l’umanità [o la disumanità] delle persone interconnesse al primo film porno [appositamente pensato per la sala, che riusciva ad inserire all’interno di un prodotto con fini già palesati], l’illusione di una trama, un po’ di humour ed una perfetta sconosciuta nel ruolo della protagonista.
Ragazza della porta accanto, Linda Marchiano [ribattezzata Lovelace], cresciuta sino a pochi mesi prima in casa con dei genitori fin troppo bigotti e benpensanti, che avevano reagito con estrema chiusura e negatività ad una gravidanza non programmata della figlia e che, coi loro modi troppo fuori dal tempo, avevano spinto la ragazza tra le braccia di Chuck Traynor: un giovane fascinoso e galante, che aveva rappresentato per lei libertà e riscossa, inizialmente, prima di trasformarsi nel suo più feroce incubo, nello stalker con cui condividere il letto e la vita.
Proprio attraverso le parole racchiuse all’interno dell’autobiografia della Lovelace, Epstein e Friedman, basandosi sulla sceneggiatura di Andy Bellin, fotografano l’interezza della Lovelace grazie all’alternanza di tre età/realtà: la giovinezza forzatamente candida a casa dei genitori; il momento di libertà e riscossa con Chuck e la successiva illusione di poter avere una nuova vita, nel cinema; il terrore quotidiano vissuto a causa delle continue umiliazioni e dei soprusi del compagno divenuto, poco a poco, un violento protettore.
Quel che Lovelace vuole raccontare non è propriamente la realizzazione del cult del cinema porno [motivo, forse, per cui il film ha attirato su di sé, immotivatamente, più di qualche critica prezzolata], bensì la Linda persona, un’anima combattuta troppo insicura e ferita per riuscire a tenere le redini della propria esistenza, e per questo rimbalzata come una bambola tra le mani di proprietari più o meno crudeli.
Lovelace racconta in maniera dettagliata e coinvolgente, quindi, il dramma umano di Linda. Certo il sesso c’è, ma non è volgarmente il centro, piuttosto un accessorio luminoso ma pacato, così come le tanto attese scene di nudo della bella Amanda Seyfried, che merita di essere commentata assai più per un’interpretazione davvero nella parte, in coppia con un buon Peter Sarsgaard.
Un racconto umano, prima ancora che meta-filmico, intenso e angoscioso, piuttosto che erotico o lubrico.
Il ritratto di una donna vessata, in piena esplosione mediatica di casi di violenza [domestica e non] sulle donne.
Una storia che, magari, sarebbe potuta essere fulgido esempio di buona televisione, ma anche un biopic interessante [per la materia trattata e l’ambientazione’70ies] e bilanciato.
Luca Ruocco
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LOVELACE
Regia: Rob Epstein, Jeffrey Friedman
Con: Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Hank Azaria, Wes Brody, James Franco, Sharon Stone, Chloe Sevigny
Uscita in sala in Italia: da definire
Sceneggiatura: Andy Bellin
Distribuzione: Millennium Films
Produzione: Eclectic Pictures, Untitled Entertainment, Animus Films, Telling Pictures
Anno: 2013
Durata: 92’