Costato svariati milioni e oltre un anno di riprese nella foresta Amazzonica, premiato dal WWF per l’importante messaggio, Amazzonia 3D rappresenta una vera e propria mosca bianca nell’attuale panorama documentaristico internazionale.
Il fulcro “narrativo” della pellicola è dato dalla storia di Sai, scimmietta cappuccina dispersa nella giungla pluviale dopo che l’aereo sul quale viaggiava è precipitato. Per lei, cresciuta in cattività, l’unica speranza sembra essere quella di farsi adottare da qualche branco di scimmie della stessa specie.
Inizia così un viaggio che la porterà a confrontarsi per la prima volta con i pericoli del mondo naturale.
Riprendendo i temi del “buon selvaggio” e del “ritorno alla natura” tanto cari a Rosseau e adattandoli al mondo animale, il regista Ragobert ha costruito un film che è documentario reale e al tempo stesso [smaccata e un po’ furba] opera di finzione.
Dilungarsi sul lato tecnico sarebbe superfluo: tutto, dal sonoro senza sovra-incisioni alla fotografia, è perfetto e senza sbavature.
Le sbavature, semmai, ci sono quando si cerca di unire documentario e narrazione, cercando di colpire il pubblico in qualche modo, anche a costo di dar vita ad una serie squilibri e di pretenziosità.
Da una parte, infatti, c’è la sincera volontà di mostrare dal vero, con occhio emozionato e realistico, le meraviglie della natura; dall’altra, invece, c’è la storia da raccontare, un po’ favola e un po’ romanzo di formazione, che spesso e volentieri prende le strade ampiamente battute della morale per famiglie, della lacrimuccia disneyana, incurante dell’occasionale tedio e della lentezza.
Un film, comunque, che ha nei suoi momenti migliori la sincera intensità di un’ode panica, realizzato con profondo mestiere e grande consapevolezza.
Gabriele Galloni
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AMAZZONIA 3D
Regia: Thierry Ragobert
Uscita in sala in Italia: domenica 23 marzo 2013
Sceneggiatura: Thierry Ragobert; Johanne Bernard
Produzione: Biloba films
Distribuzione: The Space Extra
Anno: 2013
Durata: 88′