Patrizia, studentessa di Storia dell’Arte, si trasferisce dalla sua città natale, Viterbo, a Roma, dove frequenta i corsi universitari. L’ingresso nella città eterna sembra avvenire sotto una buona stella: Michele, il suo migliore amico, riesce ad indirizzarla verso un grande e confortevole appartamento, all’interno di un antico palazzo del centro storico, che la padrona di casa le affitta ad un prezzo davvero stracciato.
Neanche il tempo di firmare il contratto che la prima avvisaglia di qualcosa di oscuro che potrebbe albergare all’interno dello stabile, attira l’attenzione della giovane, con delle flebili richieste di aiuto che sembrano risuonare nell’appartamento, senza che si riesca a rintracciarne la fonte.
Ma è di notte, come pretende il Genere, che il condominio perde il velo di finzione con cui alla luce del sole è costretto a coprirsi, per rivelarsi oscuro covo di presenze demoniache, location nera di incontri diabolici e terreno fertile dentro cui custodire il più arcano fra i misteri della fede.
Un divieto a dir poco bizzarro, che sconsiglia la discesa degli inquilini nel piano interrato all’avvicinarsi della mezzanotte, è il più palese dei campanelli d’allarme. E ancora più ovvio è che, l’evolversi dei fatti, farà in modo che la giovane studentessa sia costretta a violare quell’unica regola [esclusivo divieto, come esclusivo fu quello imposto dal dio creatore ai suoi primi figli umani, Adamo ed Eva, e, in casi come questi, le coincidenze non esistono].
La rottura della membrana protettiva che divideva la normale vita studentesca di Patrizia dalle tenebre del palazzo infestato, è il passaggio della giovane all’età adulta, nonché la perdita di ogni tipo di residua innocenza.
I demoni cercano di afferrarne l’anima di notte, nei sogni, ossessionando Patrizia con carnali apparizioni di demoni fallici, sessualmente inopportuni; ma il sogno non è mai troppo irreale, all’interno del palazzo, nel sottoscala e tra le rampe di scale, sulle quali, quotidianamente, un’affannata creatura tenta di raggiungere a piedi il sesto piano.
Si accosta così alla seconda pubblicazione Massimiliano Brenna, giovane autore che, dopo Ordine biologico [Altromondo Editore], affronta ne La porta di Cagliostro, temi accostabili al Polański di Rosemary’s Baby [1968], con ispirazioni tratte anche da L’inquilino del terzo piano [1976], dove il palazzo diventa pericolosa trappola, e i vicini terribili carcerieri da cui sottrarsi.
La porta di Cagliostro rappresenta per Brenna un personale studio sulla rappresentazione del Male, quello assoluto, che trascende dalla stessa idea di bene, non ne fa da contraltare [facile sarebbe, in tal caso, riconoscerlo], ma da caricatura, per minarne la stessa attendibilità.
La prosa dell’autore è agile e scorrevole. Non stanca, anzi scivola agilmente tra sogno e realtà, fra le scoperte che Patrizia riuscirà a fare intorno alla porta di Cagliostro e alla setta, che pare frequentare lo scantinato nelle ore notturne, i suoi innamoramenti e le oscene apparizioni di diavoli succubi.
La riconoscibile tematica cinematografica aiuta l’affezione dell’appassionato, ma ne scopre anche le carte davvero anzitempo, segnalando un po’ di acerbità nella strutturazione dell’intrigo.
Nonostante lo scontato sviluppo del plot, La porta di Cagliostro lascia una piacevole impressione alla lettura, e lo stile dell’autore aiuta verso un’immediata contestualizzazione per immagini della storia.
Gradevole anche il cambio di atmosfera deciso, dopo il twist finale. Ci auguriamo che, in una futura esperienza autoriale, Brenna acquisti maggiore fiducia nelle sue doti, per dedicarsi ad un progetto più maturo e personale. La prefazione, per legare a filo doppio la narrativa di Brenna alle immagini in movimento di cui è figlia, è del critico cinematografico Francesco Lomuscio.
Luca Ruocco
Autore: Massimiliano Brenna
Editore: Felici Editore [www.felicieditore.it]
Pagine: 212
Illustrazioni-Foto: Sì
Costo: 10,00 euro