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Mosaico Media presenta KORANG, LA TERRIFICANTE BESTIA UMANA e IL GOBBO DI LONDRA

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Uscito l’anno seguente a Batwoman – L’invincibile superdonna, e cioè nel 1969, Korang, la terrificante bestia umana [il titolo originale è La horripilante bestia humana], non poteva non avere come regista René Cardona, un prolifico e attivo autore messicano che ha dedicato gran parte delle sue fatiche a film fantastici, supportati da evidenti accenti horror.

Ciò che caratterizza sia Batwoman che Korang è il ricorso a pochi elementi: intanto una trama elementare, poi una buona dose di follia, che invade spesso uno dei protagonisti, il ricorso alla violenza [per niente estrema], la lotta tra il bene [rappresentata da un eroe o un’eroina] e male [medici e scienziati e le creature da loro generati], indirizzate tutte verso un finale in cui l’esame di coscienza porta sempre buoni frutti. Condisce il tutto una mostra di corpi nudi o seminudi, femminili più che maschili [in Batwoman la protagonista è sempre in costume, qui il malcapitato Julius, nelle vesti di Korang, sempre a torso nudo, mettendo in mostra i muscoli, mentre numerosi sono i corpi femminili denudati dalla bestia umana], e continue scese di amplessi.

Il dottor Krallman [José Elías Moreno], chirurgo affermato e noto biologo, è tormentato dalle cattive condizioni di salute di suo figlio Julius [Augustín Martínez Solares], nei confronti del quale si sente impotente, poiché, affetto da leucemia, viene considerato da tutta l’equipe medica come un malato terminale. Memore dei suoi successi in ambito lavorativo, consapevole dell’inutilità delle cure a cui Julius è sottoposto [trasfusioni incluse], e mosso dai sentimenti  di padre, il dottor Krallman studia un espediente, esponendosi moltissimo. Con l’aiuto del suo assistente Goyo [Carlos López Moctezuma], con il quale effettua esperimenti illeciti, sottrae, in pieno delirio, un gorilla da uno zoo, con l’intenzione di trapiantare il cuore dell’animale nel corpo del figlio, iniettandogli anche il sangue. Intanto, una giovane campionessa di wrestling [Noelia Noel], in seguito a una colluttazione durante un combattimento, è portata con urgenza in ospedale. La sua sfidante sul ring, Lucy [Norma Lazareno], in preda ai sensi di colpa, attende impaziente la diagnosi medica: la sua collega è in coma. Intanto, in seguito all’intervento [avvenuto di notte, alla presenza del dottor Krallman e di Goyo] le condizioni di Julius migliorano sorprendentemente, ma, non appena i due, stanchi e sporchi, sono vinti dal sonno, ecco che il corpo del ragazzo, prima esile e fragile, si muta in un corpo muscoloso e possente [è in questo momento che entra nel cast Gerardo Zepeda, dal fisico robusto, pronto a sostituire Solares]. Non basta: il volto del ragazzo assume l’aspetto di un gorilla. Assecondando i suoi istinti, l’uomo-gorilla fa perdere le sue tracce, creando panico in città. Infatti, in poche ore, il brutale animale violenta e assassina barbaramente alcune donne, non risparmiando neanche alcuni uomini. Il dottor Krallman, dall’alto della sua esperienza, decide di tentare un gran colpo. Preleva il corpo della lottatrice, in via di guarigione, e le estrae alcuni organi. I risultati, però, sono sempre gli stessi, e la bestia continua a seminare terrore e a compiere nuovi delitti. Intanto, la morte sospetta della malcapitata lottatrice, viene segnalata da Lucy al suo compagno, il tenente Martinez [Armando Silvestre], che, venuto a conoscenza della truce vicenda, si impegna a fermare la bestia.

Da notare la grande mole di splatter presente nel film, che tante critiche suscitò all’epoca della sua uscita, considerato ancora oggi uno dei film più trash della storia messicana, che, a causa di certe scelte registiche votate a scene molto sanguinolente [molte tagliate nella versione italiana, che comunque ce ne regala molte], e tese a lusingare scene di accoppiamenti violenti tra Korang [che nel film non viene mai chiamato così, ma il cui nome, che lo lega al titolo, apparve solo nell’edizione italiana] e alcune donne risultò disturbante; le scene non possono non richiamare più che palesemente l’accoppiamento selvaggio e mortale tra Eddy Endolf-figlio di Aborym de La croce delle sette pietre [Marco Antonio Andolfi, 1987] e una Zaira Zoccheddu sedicente maga. Addirittura, forse per sfidare le severe leggi censorie dell’epoca, forse per semplice passione verso lo splatter, o anche per mancanza di budget, Cardona girò realmente alcune scene del trapianto di cuore, inquadrando l’organo ancora in vita, tenuto tra le mani del dottor Krallman. Il film, al di là dell’ingenuità che gli si attribuisce, diverte molto, tanto da risultare uno dei migliori cult degli anni ’60 legati al genere horror-fantascientifico di veste trash.
Korang, la terrificante bestia umana è distribuito in dvd da Mosaico Media.

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Tratto da un racconto di Edgar Wallace, diretto dal tedesco Alfred Vohrer, appassionato regista di film gialli [tra i tanti: La taverna dello squalo, 1962, Il teschio di Londra, 1968] Il Gobbo di Londra [il titolo originale è Der Bucklige von Soho], anno 1966, è un thriller molto semplice, affiancato ad alcune marcature horror che non riescono a terrificare lo spettatore, e che perciò si distanziano da quella velatura macabra che qualifica i lavori di Wallace.

La città di Londra è spaventata dalle ultime notizie di cronaca, che raccontano di brutali assassinii che hanno per vittime giovani donne. Il capo della polizia di Scotland Yard, Sir John [Siegfried Schürenberg] incarica l’ispettore Hopkins [Günter Stoll] di prendere in mano il caso, e muoversi con una certa rapidità: un serial killer, spietato e di cui non si conoscono ancora le generalità, semina il panico, e le donne hanno paura di uscire. Nel frattempo giunge in città Wanda Merville [Monika Peitsch], una ragazza americana che è stata appena informata del testamento del padre, che le lascia in eredità i suoi beni. L’ispettore Hopkins, durante le sue indagini, nota un particolare che accomuna tutte le vittime: ciascuna di loro ha le mani corrose, tipiche di chi, per lavoro, è sempre a contatto con un detersivo particolarmente erosivo. Hopkins, che ha fatto la conoscenza di Wanda, nota che anch’essa ha le mani consumate, e che, per evitare di mostrarle in giro, le copre sempre con dei guanti bianchi

Sarà la sparizione di Wanda, poi ritrovata in un riformatorio per ex-detenute, a convincere Hopkins che dietro tutto ciò ci sia qualcosa di molto più grande. Scoprirà, infatti, che la soluzione del caso è da ricercarsi all’interno di un riformatorio femminile, nel quale sono rinchiuse giovani ragazze che hanno già scontato la pena in carcere, e che vengono trattate come detenute. Queste ultime, per volere dei temibili superiori, il signor Davis [Pinkas Braun] e la direttrice [Suzanne Roquette], affiancati dal perfido reverendo [Eddi Arent] che le sottopone a stancanti lavori domestici, non sono ancora pronte per tornare in società.

Il film, pur non essendo di lunga durata, pecca di monotonia in certi frangenti, colpa forse di una sceneggiatura poco ritmica [costituita di dialoghi estesi e con troppe pause] rintracciabili ad esempio nelle tediose indagini della squadra omicidi, inframmezzate da scene che raccontano la dura esperienza in riformatorio delle ragazze, che riportano l’attenzione dello spettatore, merito anche di un’ottima scenografia, in particolare per quel che attiene agli ambienti tetri nei quali si muove il gobbo e i suoi padroni.

Il gobbo di Londra non si veste di scene violente. Anzi, le scene omicide sono solo descritte dall’ispettore, ma non è prevista la partecipazione visiva dello spettatore, se non negli strangolamenti. Nonostante tutto, comunque, il film allieta e intrattiene, anche per il ricorso ad un umorismo sottile stile inglese, tendente al grottesco, che riscontriamo nell’attempato generale Perkins e nella sua spiritosa moglie. Interessante anche la definizione del personaggio di Jane [Ilse Pagé], l’unica, tra le ragazze rinchiuse nell’istituto, a mostrare coraggio e sentimenti di vendetta verso la direttrice, molto ben interpretata da Roquette, che, attraverso l’uso della mimica, riesce a dare autorità al personaggio. Il gobbo, invece, nei confronti del quale nessuno ha rispetto [e che suscita nello spettatore molta pena, nonostante le sue azioni criminose], tanto da non chiamarlo nemmeno per nome, conquista.

Il dvd, distribuito dalla Mosaico Media in un’edizione limitata a 999 copie, riporta un taglio di 7 minuti rispetto alla versione tedesca, e contiene al suo interno, tra gli extra, alcune foto di scena.

Gilda Signoretti

 

Korang, la terrificante bestia umana

Regia: René Cardona

Con: José Elías Moreno, Carlos López Moctezuma, Augustín Martínez Solares, Noelia Noel, Gerardo Zepeda, Armando Silvestre

Durata: 78’

Formato: 4:3 – 1.33:1

Audio: Originale Mono

Distribuzione: Mosaico Media [www.mosaicomedia.it]

Extra: /

 

Il gobbo di Londra

Regia: Alfred Vohrer

Con: Günter Stoll, Siegfried Schürenberg, Pinkas Braun, Monika Peitsch, Richard Haller

Durata: 79’

Formato: 16:9

Audio: Italiano Dual Mono

Distribuzione: Mosaico Media [www.mosaicomedia.it]

Extra: Galleria fotografica: foto di scena

InGenere Cinema

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