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Intervista a Stefano Bessoni

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Frammenti di scienze inesatte [2005], Imago Mortis [2008] e Krokodyle [2010]: è con la proiezione di  questi tre lungometraggi, tutti a firma del regista e sceneggiatore Stefano Bessoni, che si conclude il terzo focus monografico del XXXI° Fantafestival: un omaggio dovuto ad uno dei più visionari e importanti autori del nostro cinema. Esaminare il suo modo, certamente pregno, ricolmo, di fare cinema, significa innanzitutto accettare di rapportarsi a qualcosa che non può [e non vuole] essere preso in considerazione solo in quanto film, ma che trascende in un mondo fatto di citazioni colte, di rimaneggiamenti letterari, teatrali, documentaristici e visuali.

Stefano Bessoni è un ottimo illustratore, oltre che un autore cinematografico, e questa sua doppiezza non rimane assolutamente tacita nei suoi film, dove proprio il lavoro visivo [che siano i disegni da lui realizzati, le inquadrature al limite del pittorico, o le scene, curate da Briseide Siciliano, che donano perfetta corporeità al mondo interiore del regista] fa concorrenza sleale al plot. Non perché le sceneggiature firmate da Bessoni siano semplicistiche, tantomeno banali, ma perché tanto importante è la mole di significanti contenuti in ogni opera filmica che tutto né è ricolmo, e per l’occhio è facile perdersi, in tanto materiale da “leggere”.

Nonostante Imago Mortis rappresenti di certo l’unica vera incursione di Bessoni all’interno del cinema di Genere horror, innegabile è la fascinazione dell’autore per tematiche orrorifiche e fantastiche, che cementificano molto solidamente quella che è la tematica base riscontrabile in tutti e tre i suoi lungometraggi: l’ossessione. “Le ossessioni sono dentro di noi. Sono la forza che tiene in vita, prima o poi affiorano”, sussurra sibillino il dottor Zacchia [Franco Mazzi] in Frammenti di scienze inesatte, primo lungometraggio importante del regista; ma Zacchia altro non è un frammento [appunto] del suo creatore, ed è quindi lo stesso Bessoni che confessa al suo pubblico [e ai suoi personaggi] il suo modus operandi, la materia di cui sono fatti i suoi film [e i suoi disegni].

Ossessioni, dunque, alla base della frammentazione dei suoi Frammenti di scienze inesatte e Krokodyle, film gemelli, paralleli pur se distanti cinque anni l’uno dall’altro, che sono naturale evoluzione di un autore complesso, auto-riflessivo, per il quale un film non è mai completamente “chiuso”, anzi, è forma vivente, creatura psico-generata che ha bisogno di cibo [ossessioni] e cresce, diventando, probabilmente, un altro film. I rimandi tra i due film sono molti: la struttura, innanzitutto, frammentata in capitoli e in personaggi [con caratteristiche similari] che altro non sono che altri frammenti della personalità e degli interessi del regista [un cercatore di angeli, un disegnatore-costruttore di wunderkammer e un becchino preparatore con aspirazioni alchemiche, nel primo, un giovane regista-illustratore, un filmmaker scottato da una difficile gestazione produttiva e una fotografa ossessionata dalla morte, nel secondo]; ma soprattutto il continuo ritorno al tema dell’ossessione [cripto-zoologica, immaginifica o cinematografia che sia].

A dividere i due film, entrambi indipendenti e girati in digitale, il capitolo più dualistico della sua carriera: Imago Mortis, che pur rimanendo un esempio luminoso di horror di grossa produzione firmato da un regista italiano, rappresenta per Stefano Bessoni l’accumulo di troppe forzature produttive che hanno probabilmente snaturato proprio sul piano dei significati.

Nonostante tutto, però, anche la più dispendiosa delle sue produzioni non è scevra dalla riproposizione della sua gotica essenza, delle sue conoscenze zoologiche e anatomiche, del continuo ricorso a quelle che l’autore definisce “finte-scienze”, e quindi all’alchimia, allo studio della morte: ancora una volta ossessioni, pensieri e idee che riescono a diventare immagini anche grazie alla presenza di collaboratori fidati che, durante gli anni, Bessoni è riuscito ad avvicinare. Oltre alla già citata Briseide Siciliano, Leonardo Cruciano e Bruno Albi Marini [agli effetti speciali e digitali], i giovani produttori della Interzone Visions, e una schiera di attori molto capaci [fra tutti Lorenzo Pedrotti, Jun Ichikawa, Franco Pistoni e Francesco Martino], che ritornano di film in film, regalando ancora più concretezza a questa continuità visiva e sensibile, e legando a filo doppio personaggi distanti ma affini.

Dopo l’esperienza con una grande produzione, Stefano Bessoni ritorna all’indipendente con Krokodyle, una scelta coraggiosa e non ordinaria, che gli permette di trasporre in immagini una sorta di magnifico diario personale sulla sua vita, i suoi interessi, i suoi disegni e la stessa passione per le immagini in movimento. Abbiamo incontrato Stefano Bessoni nella cornice del Nuovo Cinema Aquila, durante la serata a lui dedicata all’interno del XXXI° Fantafestival e abbiamo realizzato una video intervista [in due parti] sul suo cinema e sulle sue magnifiche ossessioni.     

Luca Ruocco

 

La video-intervista:

 

Stefano Bessoni: director showreel

Stefano Bessoni – Director showreel 2010 from Stefano Bessoni on Vimeo.

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