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FILMARE LA MORTE di As Chianese e Gordiano Lupi

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Dedicare un libro a Lucio Fulci potrebbe sembrare sospetto, in un periodo in cui la rivalutazione del cinema di Genere sembra essere una tappa forzata, per una critica cinematografica che da feroce e ostile nemico del regista di Paura nella città dei morti viventi [1980], si è andata pian piano trasformando [vuoi per un sano ricambio generazionale, vuoi perché la morte ha sempre donato, almeno qui in Italia, un rispetto regale e quella riverenza autoriale negata in vita] in mansueta e affezionata compagna di giochi. Complice ma il più delle volte falsa: non immeritata ma non sentita, di circostanza. In questo insano periodo, As Chianese e Gordiano Lupi decidono di dare alle stampeFilmare la morte – il cinema horror e thriller di Lucio Fulci [la prima edizione è del 2006, a dieci anni dalla morte del regista, la seconda del 2010, riveduta e integrata], un volume dedicato al padre italiano del gore che, fra tanta critica di cerimonia, splende per la sua palese sincerità.

Un libro per “cinefagi” [e non per cinefili] tengono a specificare i due autori, e la definizione si sposa bene con quella con cui il maestro Fulci battezzava alcuni dei suoi film: opere “alimentari”, girate per far fronte alle ovvie necessità economiche, e che affiorano in una filmografia altalenante, che si crogiola su film memorabili [Una lucertola con la pelle di donna, 1971; Non si sevizia un paperino,1972; Zombi 2, 1979] e si colora di altre pellicole meno riuscite, ma, per certi versi, riconoscibili [Aenigma, 1987; Il fantasma di Sodoma, 1988; Demonia, 1990].

Da “cinefagi”, allora, Lupi e Chianese si avvicinano alla filmografia di Fulci per saziarsi della sua varietà, nei saggi introduttivi, per poi sedimentarsi su quella branca che i due autori definiscono il suo cinema “de paura”, perché più adatta a saziare l’appetito “cinefago” con i suoi titoli numerosi e l’abbondante condimento di sangue e frattaglie, firma autoriale di un horror viscerale, come quello firmato da Fulci.

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“I vermi nei suoi lavori sono un po’ come i salami nei fumetti di Jacovitti”, sentenziano sornioni i due autori, mentre ci accompagnano in un viaggio puntuale e appassionato che affronta la filmografia di Fulci passando dai saggi introduttivi, che fanno da antipasto, a una serie di schede monografiche dedicate a ognuno dei suoi film a tinte fosche, da Una sull’altra [1969] a Le porte del silenzio [1991], pietanze di un banchetto putrescente che va accompagnato da una presenzialista raccolta dei pensieri della critica autorevole, concordi o meno ai pensieri semplici e personali dei due autori.

A conclusione del volume, pubblicato da Edizioni Il Foglio, un’interessante lettera-intervista di Dardano Sacchetti, sceneggiatore di alcuni tra i capitoli più interessanti della filmografia nera di Lucio Fulci [nell’intervista lo sceneggiatore affronta in modo allargato il suo approccio e la sua esperienza nel cinema di Genere, anche al di fuori della collaborazione con Fulci], e un tacciato degli altri generi toccati e puntualmente re-inventati dal regista: dalla fantascienza al fantasy, dalla commedia all’erotico, al noir.

Filmare la morte vuole essere ricordo di un maestro dei Generi made in Italy, esempio di caparbietà e originalità, riconosciuto in ritardo in patria, ma salutato come nume tutelare del cinema di Genere internazionale già molto prima dell’arrivo dell’ondata di rivalutazione ora in atto.

Luca Ruocco

 

Autore: As Chianese, Gordiano Lupi

Editore: Edizioni Il Foglio [www.ilfoglioletterario.it]

Pagine: 278

Illustrazioni-Foto: Appendice fotografica

Costo: 15,00 euro

InGenere Cinema

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