Presentato in anteprime mondiale durante l’edizione 2020 del Trieste Science + Fiction, Come in cielo, così in terra è il lungometraggio di esordio di Francesco Erba, regista e autore di cortometraggi come Adam and Eve Raised Cain, opera del 2014 che utilizzando la tecnica dell’animazione stop motion riusciva a raccontare al meglio un dramma cupo e feroce, un orrore quanto mai concreto e volutamente sgradevole, nonostante fosse raccontato attraverso i corpi posticci di alcuni puppet.
Qualcosa di questo interessante cortometraggio Erba traghetta anche nel suo primo lungometraggio: l’utilizzo di una serie di pupazzi da animare, di certo, ma ancor più [e ancor più importante] proprio la stessa volontà di raccontare qualcosa di molto reale, oscuro e di non facile assimilazione, proprio attraverso degli attori “diversamente vivi”, ma comunque estremamente comunicativi.
Come in cielo, così in terra è un film molto temerario; un’opera prima che, innanzitutto, ha l’ambizione di comporre una storia sospesa su tre livelli temporali. Il primo è ambientato in un passato remoto che racconta della dolorosa prigionia di una giovane all’interno di un’abbazia dove, senza voler rivelare nulla di prezioso da scoprire con la visione, la sua femminilità è martoriata da esperimenti alchemici che mescolano proto-medicina e visionarietà mistica. Il secondo livello temporale è molto più vicino allo spettatore, sia per quanto riguarda il momento [il 2011] che per le vicende raccontate: la casuale avventura di due giovani innamorati – Cris e Jessy – che in qualche modo vengono involontariamente a contatto con qualcosa di direttamente collegato a quegli esperimenti avvenuti 800 anni prima e poi scompaiono.
Il terzo segmento narrativo, che si mescola agli altri creando un unico corpo filmico che si coniuga a corrente alternata in una delle tre voci, è una sorta di video-dichiarazione di Leonardo, un ispettore di polizia che sta indagando oggi sulla scomparsa dei due giovani e che, sentendo in qualche modo che la sua scoperta potrebbe metterlo in pericolo, decide di lasciare questa specie di testamento ad un operatore.
Al centro di questo piccolo-grande film, che ha impegnato Erba e i suoi collaboratori per 5 anni, c’è anche un oggetto misterico: un manoscritto antico, le cui pagine vengono vergate proprio dall’amanuense che è costretto a vegliare sulla prigionia della donna, nell’antico monastero del 1200. Un manoscritto che potrebbe svelare molto sia sull’antica sperimentazione alchemica che sulle più moderne vicende inquietanti, ma che è anche chiave di volta nell’interpretazione del film che, proprio come un antico testo manoscritto, mescola insieme tecniche lontane, differenti e articolate, che si alternano di pagina in pagina.
Il racconto-puzzle di Come in cielo, così in terra, infatti, si concretizza in tre differenti modalità di realizzazione [una per ogni spaziotempo]: da quella probabilmente più riconoscibile e alla moda [almeno quando il film è stato concepito] del frammento dei due giovani, il found-footage con le riprese realizzate dagli stessi protagonisti prima di scomparire; all’elaborata sequenza medievale realizzata in animazione, 35 minuti dell’intera durata che vede protagonisti dei meravigliosi puppet animati con la stessa tecnica utilizzate per dar vita ai mostri da b-movie [e un po’ mostri si riveleranno anche molti dei personaggi di questa sequenza] prima dell’avvento della CGI; per finire sulla sequenza dell’ispettore, che è quasi in toto una sorta di intervista su un set improvvisato.
Come in cielo, così in terra ha bisogno di uno spettatore attento e interessato, agile e pronto ad affrontare i cambi di registro e di temporalità. Quella di Erba è un invito a condividere un mondo di meraviglia e spavento, un gioco meta-cinematografico che non vuole incastonarsi in un solo modo di intendere il racconto cinematografico, così come fa con i Generi, intercettando il fantastico, l’horror, lo storico, per poi ricominciare il giro.
Un film in moto perpetuo e che continua a muoversi nella testa dello spettatore che, dopo la visione, rimane a rimbalzare tra i tanti mondi di Erba, tra le pagine del suo grande manoscritto cinematografico, nel mistero creato insieme ai suoi collaboratori di La Stanza dei Mostri, Onda Video Production, Norne Studios, Baburka Production, anche quello in mutazione: che parte da oggetto misterico e diventa un apparentemente più concreto oggetto d’indagine.
Il più grande plauso va alle magnetiche sequenze coi puppet nel claustrofobico convento, ma Come in cielo, così in terra è di certo un titolo d’eccellenza all’interno della nostra cinematografia indipendente. Una regia abile nell’alternarsi tra i vari tipo di racconto per immagini scelti [da quello più semplice al più elaborato], bravi attori e un racconto che come ogni buona storia oscura, va a scavare nel misterico assoluto della leggenda e della tradizione. Da cercare e vedere a tutti i costi!
Luca Ruocco
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COME IN CIELO, COSÌ IN TERRA
Regia: Francesco Erba
Con: Paolo Ricci, Carlotta Rondana, Sara Paduano, Federico Cesari, Margherita Mannino, Ferdinando Spinello, Ania Rizzi Bogdan, Katia Nani
Uscita in sala in Italia: /
Sceneggiatura: Francesco Erba
Produzione: La Stanza dei Mostri, Onda Video Production, Norne Studios, Baburka Production
Distribuzione: /
Anno: 2020
Durata: 92’50’’