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LOU VON SALOMÉ di Cordula Kablitz-Post

Ci sono film dai quali è lecito aspettarsi delle cose e nello specifico di Lou von Salomè quel qualcosa è un livello maggiore di coinvolgimento per il pubblico nei confronti della storia e della figura che la anima, a maggiore ragione se quest’ultima ha fatto delle emozioni portate agli estremi, volutamente trattenute o violentemente esplorate, il leitmotiv di un’esistenza, il cui corso è diventato [s]oggetto di una drammaturgia.

Nella pellicola che Cordula Kablitz-Post ha dedicato alla celebre scrittrice, poetessa, intellettuale e psicologa russa, dai più considerata un vero e proprio archetipo di militante femminista per il suo rifiuto delle convenzioni borghesi dell’epoca [a cominciare dall’importanza per una donna di sposarsi e avere figli] e musa ispiratrice dei più grandi pensatori di inizio Novecento [tra cui  tra cui Nietzsche, Rilke e Freud], l’asticella del termometro emotivo a un certo punto si stabilizza, non riuscendo più ad andare oltre una certa soglia. La temperatura di fatto si cristallizza e l’opera prima della cineasta tedesca ne risente per tutto il resto della timeline.

Il risultato è un ritratto classico nella forma e nel modus operandi adottato per una narrazione non lineare che si traduce nell’ennesimo reminder delle memorie trasmesse da un’anziana che vede l’avvicinarsi dei titoli di coda al depositario di turno, in questo caso un giovane ammiratore. Per lui apre letteralmente il baule dei ricordi e attraverso di essi mette insieme i tasselli del mosaico: da come nacque il suo amore per la filosofia a come fosse determinata, fin da piccola, a dedicare la propria vita ad espandere le potenzialità della mente. Insomma, quale occasione migliore per la protagonista [ben interpretata in stagioni di vita diverse dalle convincenti Katharina Lorenz e Nicole Heesters] per ricucire i pezzi e svelare segreti taciuti a un entusiasta germanista con il quale ripercorre i tumulti di una vita movimentata: la lotta per la libertà, il conflitto familiare con la madre, i successi nel campo della filosofia, della letteratura e della psicoanalisi e la scoperta dell’amore in tarda età.

Il tutto ben confezionato dal punto di vista della cura nella ricostruzione storica delle epoche attraversate dalla narrazione, per tutto ciò che concerne la messa in scena, ma incapace di restituire nella giusta misura alla platea la materia prima della quale Lou Andreas-Salomé ha vissuto sino all’ultimo respiro. L’autrice ne cattura lo spirito e il pensiero, mostra le due facce della stessa medaglia di una donna combattuta tanto nella sfera intima quanto in quella pubblica, ma non riesce a creare un ponte emotivo con tanto di flusso tra la protagonista e lo spettatore di turno. Peccato, perché i presupposti e la matrice alla base potevano essere una fonte inesauribile dalla quale attingere. Dunque, se c’è una mancanza che si traduce in un vero e proprio tallone d’Achille, questa è la più evidente. Un motivo che diventa causa di distanza tra chi narra e chi assiste e ascolta in una posizione per gran parte del tempo in maniera passiva.

Francesco Del Grosso

LOU VON SALOMÉ

Regia: Cordula Kablitz-Post

Con Katharina Lorenz, Liv Lisa Fries, Helena Pieske, Matthias Lier

Uscita in sala in Italia: giovedì 26 settembre 2019

Sceneggiatura: Cordula Kablitz-Post, Susanne Hertel

Produzione: Senator Film Produktion, Österreichischer Rundfunk (ORF), NDR – Norddeutscher Rundfunk, KGP Kranzelbinder Gabriele Production, Avanti Media Fiction-Film und Fernsehproduktion

Distribuzione: Wanted Cinema, Valmyn

Anno: 2016

Durata: 113’

InGenere Cinema

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