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SANGUE MISTO: Intervista a Davide Scovazzo

D80_5577[Luca Ruocco]: Di “Sangue misto” si parla già da un po’ di tempo. In cosa consiste il progetto di film a episodi che hai avuto modo di curare, e come si è evoluto nel tempo?

[Davide Scovazzo]: ….in realtà SI STA evolvendo. Attendiamo ancora i contributi di tre registi [che renderanno il film più “completo” da un punto di vista geografico e razziale], ad ogni modo già così abbiamo avuto modo di constatare che “funziona” e che il concept “arriva”. E’ un parto cesareo, podalico, plurigemellare e senza anestesia, ma è proprio la titanica e convulsa gestazione di questo Monstrvm che lo sta rendendo sempre più interessante e “costruito” sedimentatosi in una storia di autoproduzioni, soldi che non ci sono, lotte all’ultimo sangue per presentare domande per attingere a bandi per finanziamenti, ora ottenuti [come nel mio caso, per cui ringrazio la Genova Liguria Film Commission] ora no, ignominiose defezioni da parte di registi che si sono detti coinvolti nel progetto e poi si sono tirati indietro [non faccio nomi per correttezza, comunque li ringrazio perché hanno “lasciato lo spazio” ad altri autori/autrici di sorprendente talento che hanno dato al film scintille di luce propria ed episodi senza i quali adesso faticherei ad immaginare il nostro patchwork], cercare di motivare la propria truppa di commilitoni anche quando ti senti come Aguirre da solo sulla zattera verso il nulla che delira con tutte le scimmie addosso, però anche enorme calore e sorprese, disponibilità da parte di amici e professionisti, sostegno emotivo, creativo e logistico, inaspettati rinvigorenti abbracci arrivati quando meno lo si aspettava in questo calvario da percorrere a piedi nudi sulla roccia tagliente, come i funghetti “One Up” di Super Mario quando ormai credi di aver esaurito tutte le vite (la prima del mio episodio al Genova Film Festival è stata un trionfo senza precedenti per la mia città, ad esempio, per non parlare del doppio premio di pubblico e critica al MoviePlanet di Pavia…], e allora ti rialzi, e come Rocky Balboa fai un altro round, e tutto torna a girare meravigliosamente, una sorta di sinusoide, di onda con gole nell’inferno più desolante e deprimente e creste nel paradiso più esaltante e motivante, diciamo che questa avventura in divenire è un estenuantemente piacevole massacro. E, fatto più unico che raro, sta venendo esattamente come lo avevo in mente nel momento del suo concepimento! I film degli altri registi, 100% loro creazioni e in cui io non ho avuto volontariamente alcuna ingerenza artistica, li “vivo” come fossero totalmente anche miei, pur non togliendo nulla a loro. Ha davvero qualcosa di alchemico. Sembra che Sangue misto viva di vita propria a prescindere dai suoi “genitori”.  E continua a crescere… a “gonfiarsi” come il Mochi dell’episodio di Del Fiol

Foto by Baron Karza (2)[LR]: Il film è stato definito il primo xenohorror. Perché? Di cosa parla il film e come si cala nella realtà politica e sociale di oggi?

[DS]: Sangue misto è il primo horror in assoluto [se poi sto sbagliando sarò felice di essere smentito] ad affrontare il tema caldissimo, scottante e di estrema urgenza dell’immigrazione in Italia. Che poi non è vero che lo “affronta”, nel senso che non “parla di”: lo utilizza semplicemente come “setting” per le nostre storie. Non prendiamo alcuna parte politica, né da una parte né dall’altra [né in tutte le altre mille ramificazioni tra i due estremi], non vogliamo dare “insegnamenti” allo spettatore. Tobe Hooper non intendeva veicolare il concetto che TUTTI i texani fossero cannibali ritardati macellai di carne umana, Du Welz con Calvaire non intendeva dire allo spettatore “non andare in Belgio ché ti si inc….. ehm, e  a momenti ti fanno fuori”, quindi in cosa io sarei differente con i miei Arabi? [va da sé che se “non volessimo avere a che fare con questa gente” non avremmo condiviso nemmeno il set, il che è già una risposta a quelli che sospettavano Sangue misto di xenofobia, peraltro già zittiti dal passaggio dalla sceneggiatura al grande schermo]. D’altro canto non volevamo fare neanche il film-lezioncina [“Io, L’Altro”, “Il Bianco E Il Nero” ecc…] stucchevole e di cui ormai non sento più il bisogno. Il fatto nudo e crudo è che queste persone provenienti da realtà sideralmente lontane e diverse dalla nostra, con culture incredibilmente differenti, vengono fisicamente a insediarsi nelle nostre città, portando seco tradizioni che si mischiano [appunto] con la nostra in un sincretismo, un’ibridazione reciproca, un incontro-scontro fra identità che è stato il punto di partenza da cui e non “verso cui” si è mossa la fantasia di ogni singolo autore. E’ l’horror più e meno sociale-politico al tempo stesso oggi circolante in Italia. Ma è una esatta fotografia delle variopinte realtà delle nostre città e delle inquietudini che in esse serpeggiano.

foto by LUCIO BASADONNE[Luca Ruocco]: Partendo, ovviamente dal tuo, ci parli degli episodi che costituiscono a oggi il film? Ho letto che dovrebbe ancora crescere di qualche altro capitolo: sai già quali?

Beh, il mio è un Hostel ambientato nella casbah dei Vicoli di Genova, quasi “necessariamente” arabeggiante  dato il pullulare di kebaberie-punti di riferimento della “movida” [=”remesciu”] della notte, ovviamente molto ironico [i comprimari sono volutamente ispirati alla mia pietra miliare John Waters e a una certa Genova notturna trash che frequentavo quando ero più giovane, il villain é chiaramente ispirato al lottatore di Hardcore Wrestling Abdullah The Butcher, che mi terrorizzava e mi divertiva tantissimo quando ero piccolo e guardavo il “Catch” in TV con mio papà], anche se [come nei flash dello stupro o nei dettagli del capezzolo strappato] alcuni hanno visto addirittura reminiscenze di August Underground e di Guinea Pig… ma a mio avviso è proprio mixando [rieccoci] questi ingredienti che il Gore va trattato, autoironia e crudezza, e prima di tutto deve venire l’atmosfera, il ritmo, il rock’n’roll. Mochi di Del Fiol è il capitolo ad oggi più complesso e delirante, barocco, supernipponico monster-movie coloratissimo, poetico, cerebrale e lirico, milanese e smaccatamente giapponese quanto profondamente cinese e toscano è invece Gu di Lepori, crudo, quasi hard-boiled, violento [la scena nella sala biliardi mi ha ricordato addirittura Squadra Antiscippo con Tomas Milian] e realistico finché non sconfina nel magico, nel flou, tra incenso, fumo, maledizioni ancestrali e demoni che mi hanno riportato a certi anni ’80 [Fragasso & co.]. Passando dagli episodi “gialli”[ben caratterizzati infatti non si somigliano né si confondono per niente esteticamente] alle  “quote rosa” delle nostre due, tra l’altro entrambe bellissime, bionde registe, Isabella Noseda ha attinto al voodoo africano unendo a un tocco lieve in regia, molto, sì, “femminile” , una perversione e una spietatezza che da lei mi hanno piacevolmente stupito, ha realizzato l’episodio forse più elegante del lotto ma “picchia” davvero duro in una Torino superbamente fotografata. Veneranda della Natalini è invece una storia quasi di “autodifesa” della comunità carioca che si aggrappa alle proprie tradizioni [in questo caso mostruose, mutanti] per sopravvivere al buio duro della notte in cui ci si prostituisce tra i fari lancinanti delle macchine dei coglioni ubriachi senza rispetto. In fondo, nella loro danza finale [ma non spoilero troppo] Veneranda e il suo “affine” marinaretto-Querelle sembrano stringersi come per proteggere reciprocamente le loro identità in un mondo che non è il loro, e che cerca di snaturarli e far loro del male……poi sì, mancano ancora tre episodi di Raffaele “Morituris/Blind King” Picchio, Edo “Bloodline” Tagliavini e di Pellegrino Dormiente… ma sui loro episodi ancora non posso sbilanciarmi, lasciandovi, spero, un po’ di suspense… anche perché alcune idee che ho sentito ribollire da alcuni di loro sono qualcosa di davvero tellurico e “never before seen”.

D80_4735[LR]: Il film è stato già presentato in alcuni festival. Quali sono stati i riscontri?

[DS]: Ottimi! Oltre ogni immaginazione… come dicevo prima, The Beast is Unleashed, ha già mietuto fortissimi consensi e premi di pubblico e di critica, in sala e online. Per questo fremo come un pazzo nell’attesa di vederlo finalmente nella sua forma definitiva. Ma io disprezzo chi partecipa a un festival per vincere, ovvero con l’unico obiettivo di sbaragliare gli altri. Ovviamente ricevere i riconoscimenti che [senza lodarci/imbrodarci] nel nostro cuore sentiamo di meritare è commovente e ripaga di ogni goccia di sudore, bestemmia, settimana di fatica, notte in bianco o momento di sconforto, ma la vera “libidine” è incontrare sconosciuti [a Pavia mi ha sorpreso quanti fossero i ragazzini appena maggiorenni] che ti avvicinano ubriacandoti di domande, di curiosità, quasi come se si stessero “abbeverando”, facendo capolino per guardare dentro il Pozzo Nero Senza Fondo. Questo confronto, questo lasciare a gente mai vista prima, giovanissimi fans o maturi critici, o semplici curiosi, qualche traccia del passaggio del delirio che prima esisteva solo nella tua testa, quella è la vera vittoria. E le critiche [poche, sane, per nulla maligne e, mi si perdoni la banalità dell’aggettivo, costruttive] che ci sono state e ci saranno sono training, fanno crescere e irrobustiscono… e gli elogi, soprattutto dopo tanta fatica e un progetto così esposto all’imprevisto [legheranno bene insieme gli episodi? Arriverà il concetto di base? Avrà un buon ritmo?], poche balle, fanno davvero piacere.

Screenshot 5[LR]: Ci parli del resto del cast artistico del film?

[DS]: Sangue misto ha come punti fermi, quelli a cui tutti hanno dovuto e dovranno attenersi, la riconoscibilità della città in cui gli episodi sono svolti e del gruppo etnico che caratterizza la storia. Eppure sai una cosa? La forza di questo film sta proprio nei personaggi. Abbiamo “characters” che pochi altri film possono vantare: il mio “Anwar L’ Abbattitore”, ovvero il “Leatherface” arabo, il mio attore feticcio Enrico Luly che per me è stato uno Zombi, Gesù Cristo, la Vergine Maria, un sociopatico in un manicomio, un Pierrot, e adesso è un perverso kebabbaro che gira snuff-movies [e nessuno dei veri gestori della kebaberia in cui abbiamo girato ha minimamente sospettato che non fosse arabo… è in perenne camaleontica trasformazione pur rimanendo sempre sé stesso], poi il cast di del Fiol, con meravigliosi e credibilissimi mostroni creati dal nostro monstermaker Fabio Taddi, il bravo attore di fiction e teatro romano-albanese Rimi Beqiri e l’astro nascente della commedia italiana, la sino-romana [anche se nel film interpreta una killbillosa nippo-milanese, ma vabbé, se l’è cavata egregiamente comunque!] Francesca Fiume [reduce dai film di Verdone/Albanese e Calvagna], la MOSTRUOSAMENTE brava bambina-voodoo di Isabella Noseda [attrice navigatissima e dalle mille sfumature pur avendo pochissimi anni di vita, oltretutto particolarmente bella], il cameo della superstar del pop italiano anni ’80 Johnson Righeira che nel mio film si fa massacrare in un crudissimo full frontal dimostrando inaspettate doti drammatiche, poi Veneranda, ovvero Daia Rodriguez, che è un caso a sé per cui non posso che dire “seeing is believing”,  destinata a smuovere inaspettate e palpitanti prurigini in intere platee [soprattutto in quelli che prima della visione del film si credevano omofobi puritani]… per tacere di tutti gli altri, Baron Samedi, i bravi attori della scuola toscana Simone Tessa e Roberto PanichiAlberto Styloo [altra icona new wave anni ’80] e Alberto Pernazza [il “Coniglio” di Chiambretti Night  che nel mio film si produce in una scena debitrice di “provaci Ancora Sam”] o le mie due bellissime Dive Shadia Nour Salem e Iulia Laura Cifra, due autentiche principesse. I vostri occhi saranno violentati e al tempo stesso ne chiederanno ancora, e ancora, e ancora…….

[LR]: Hai già avuto proposte di distribuzione per il tuo “Sangue misto”?

[DS]: Non sono scaramantico, proprio no, ma… No comment!

Screenshot 6[LR]: Hai già un nuovo film nel cassetto?  

[DS]: Ho un intero sepolcro pieno, di soggetti e sceneggiature, con più e meno polvere e ragnatele su di esse… da tempo abbiamo cominciato, per ragioni di “spazio” artistico e di vendibilità, a pensare “in lungo”, quindi abbiamo una sorta di Un tranquillo weekend di paura ambientato nell’entroterra ligure scritto con l’amico e scrittore Michele Vaccari [qui anche mio aiuto regia] che offre spunti di riflessione sul divario sociale e comunicativo che si va sempre più allargando col proliferare sregolato delle moderne tecnologie,  un corto sull’ematofagìa con attori assolutamente “stracult” che mi hanno già dato il loro ok, e un thriller erotico basato sul complesso di Edipo, la gelosia, il senso di colpa e il feticismo del piede femminile… come sospira Joker, quello di Nicholson “Infinite cose da fare, e così poco tempo”. Però, oltre al tempo $$$$$$$$$$$$$sai bene qual è l’altro gravoso problema che affligge noi autori PARECCHIO underground……ma é anche grazie a Festival come il Vostro che si creano incontri, scambi, conoscenze, occasioni di crescita e di collaborazione, e sarà quindi un piacere chiacchierarne con te tra una proiezione e l’altra davanti a una birra.

Luca Ruocco

Roma, luglio 2016

Scheda del film:

http://www.fanta-festival.it/2016/07/08/sangue-misto/

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