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FURY di David Ayer

Fury1Il confronto Brad Pitt vs nazisti suona alle orecchie del pubblico cinematografico come una musica già sentita, con l’attore che si cala nei panni di un graduato a stelle strisce al quale spetta il compito di eliminare dalla faccia della terra più crucchi possibili. In tal senso, viene automatico pensare al suo tenente Aldo Raine nel tarantiniano Bastardi senza gloria; e come potrebbe essere altrimenti visto l’identikit fornito. Di anni ne sono trascorsi sei da quell’interpretazione, ma evidentemente per Pitt qualcosa era ancora rimasta in sospeso, tanto da convincerlo a scendere nuovamente sul campo di battaglia per affrontare l’odiato esercito tedesco. Occorre, però, scomberare dalla mente l’idea di un sequel dell’acclamata pellicola del 2009, così da lasciare spazio a un progetto di ben altra natura, ossia al Fury di David Ayer

Ambientato in Europa nell’aprile del 1945 durante la fine della Seconda Guerra Mondiale, il film racconta la storia dell’agguerrito sergente statunitense Don “Wardaddy” Collier [Brad Pitt appunto]. Dopo aver affrontato la guerra nel deserto africano e in Normandia, si ritrova al comando di un’unità di cinque soldati di diversa estrazione e carattere, alla quale viene affidata una temeraria ed eroica missione dietro le linee nemiche a bordo di un carro armato Sherman.

Perduto nel conflitto il loro tiratore, Don Collier recluta allora Norman Ellison, un giovane soldato a disagio con guerra e violenza. Il sergente inizia a prendersi cura del ragazzo come se fosse suo figlio e lo conduce verso il conflitto con esercitazioni e con metodi poco ortodossi. Scopo finale della missione è quello di tentare di colpire il cuore della Germania nazista.

Portraits of the Fury and her crew

Portraits of the Fury and her crew

Il quinto film da regista dello sceneggiatore di Fast and Furious e Training Day prende distanze dall’esplosivo cocktail tarantiniano di citazioni e registri, per portare sul grande schermo un classico war movie che mescola dramma e combat. Atteso nelle sale nostrane lo scorso 29 gennaio e slittato al 3 giugno a causa del fallimento della Moviemax che ha poi lasciato il testimone alla Lucky Red, Fury ha nel suo dna gli elementi imprescindibili del filone di riferimento, ai quali se ne va ad aggiungere uno che è particolarmente caro al cinema di Ayer, indipendentemente se sia lui oppure no a sedersi dietro la macchina da presa. Anche nelle vesti di sceneggiatore, infatti, all’intensità del racconto ha sempre accompagnato una certa attenzione alla correlazione profonda tra i personaggi, il più delle volte passando attraverso sentimenti come l’amicizia e l’amore fraterno vissuti nelle circostanze più estreme. Pellicole da lui dirette come End of Watch e Harsh Times, oppure quelle da lui sceneggiate [da U571 a S.W.A.T., passando per i già citati Fast and Furious e Training Day], prendono forma e sostanza drammaturgica proprio dalla suddetta componente. Ciò fa delle sue opere qualcosa di più di un tiro al bersaglio, ossia quello dove i personaggi cadono a terra come mosche sotto il fuoco nemico e del quale, nella stragrande maggioranza dei casi, il pubblico non sa e non saprà mai nulla, probabilmente nemmeno perché si è preso una pallottola in pieno petto.

Fury3In Fury, il regista dell’Illinois non riesce nel miracolo di bonificare lo script dall’immancabile retorica bellica legata al patriottismo e alla difesa dei propri ideali, ma ha il merito di spostare parte del racconto su una dinamica umana che finisce con il diventare centrale. Si tratta del complesso rapporto che si instaura tra il giovane Norman e il veterano Don Collier, che metterà nelle condizioni il primo di sopravvivere all’orrore che lo circonda. Il sergente rappresenta di fatto un mentore per il nuovo arrivato, un po’ come l’Alonzo Harris per la giovane recluta Jake Hoyt in Training Days. Insomma, un addestramento in piena regola che ha il sapore di un racconto di formazione [vedi l’esecuzione del prigioniero tedesco per mano di Norman]. Un addestramento, questo, che dura solamente 24 ore, esattamente lo stesso tempo messo a disposizione di Antoine Fuqua per il suo film dall’Ayer sceneggiatore. Quest’ultimo dimostra di conoscere molto bene la materia, vista la sua lunga esperienza nella Marina degli Stati Uniti; e non è un caso che moltissimi dei suoi script raccontano proprio storie di soldati [U571] o di poliziotti [La notte non aspetta, Sabotage, End of Watch], non sempre eroi o stinchi di santo.. Forse per questo motivo i suoi film appaiono agli occhi dello spettatore sempre molto profondi e reali.

Fury4Ma Ayer conosce molto bene anche il mercato cinematografico e le sue esigenze, per cui inserisce le dinamiche umane e le tematiche a lui care all’interno di un prodotto mainstream che non rinnega i volti noti [da Pitt a LaBeouf] e soprattutto lo spettacolo balistico, al contrario lo esalta e lo esaspera sottoponendo i personaggi e gli spettatori a un’azione costante e insistente che lascia pochissimi istanti per rifiatare. Il ritmo frenetico del montaggio con cui scandisce i numerosi conflitti a fuoco con e senza l’ausilio del carro armato sono tutti di ottima fattura [l’imboscata ai blindati tedeschi, la liberazione della città e la resistenza finale] e consentono al regista americano di portare sul grande schermo uno dei migliori war movie delle ultime stagioni.

Francesco Del Grosso

FURY

4 Teschi

Regia: David Ayer

Con: Brad Pitt, Shia LaBeouf, Logan Lerman, Michael Pẽna, Jon Bernthal

Uscita in sala in Italia: mercoledì 3 giugno 2015

Sceneggiatura: David Ayer

Produzione: Le Grisbi Productions, Crave Films, QED International

Distribuzione: Lucky Red

Anno: 2014

Durata: 134′

InGenere Cinema

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