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STORIA DEI LICANTROPI di Luca Barbieri

storia_dei_licantropiEdito da Odoya, il volume Storia dei Licantropi, scritto da Luca Barbieri [sempre per la stessa casa editrice, pubblica nel 2010 Storia dei pistoleri], è un’approfondita e appassionata analisi del fenomeno e della storia della licantropia [e, presi alla larga, di fenomeni a questa collaterali], che intreccia origini storiche con patologie clinico-psichiatriche, lambisce territori d’immaginario come la letteratura, il cinema, il fumetto e i videogiochi, per poi allargarsi a mitologie altre e lontane, abbracciando figure apparentabili a quella del lupo mannaro, ma decisamente distinte per cultura, temporalità e geografia, anche se racchiudibili nella medesima famiglia dei mutaforma.

Il viaggio proposto da Barbieri corre sul doppio binario del mito e del racconto antropologico, del fantastico e dello storico, e ha come stazione di arrivo la dimostrazione che, in un certo qual modo, la licantropia esista e sia sempre esistita: magari nella mente ottenebrata da sciamanici allucinogeni di guerrieri rabbiosi pronti a sacrificarsi in battaglia, o in quella squilibrata di violenti assassini, o ancora in quella di gente comune soggiogata dalla credenza assoluta in oscure tradizioni popolari.

Addentrandosi nel mito del licantropo, si potrà venire a conoscenza di comuni punti di derivazione di tali credenze [più marcatamente europee], e, ritornato indietro nel tempo, scoprire che l’uomo lupo potrà scortarci a Zeus, padre delle divinità elleniche e il più famoso tra i primi mutaforma, per poi farci approdare innanzi all’enigmatico e bivalente rapporto tra licantropo e “abito”, con le altalenanti credenze di uomini capaci di tramutarsi in lupo [o almeno di mutare sensibilmente le proprie abilità o la propria indole] solo indossando una pelliccia proveniente da questo animale o che, viceversa, potessero ritornare al proprio aspetto umano solo rotolandosi su un terreno fangoso in prossimità al luogo segreto dove si erano precedentemente occultati i vestiti.

GevaudanwolfE se le leggende sono colme di personaggi e divinità, salvifiche o minacciose, dotate del potere di cambiare il proprio aspetto umano in quello animale, la stessa cosa potrebbe essere detta delle raccolte di atti giudiziari e processi inquisitori in cui, parallelamente alle confessioni femminili cordialmente raccolte da Santa Madre Chiesa riguardo a fatti stregoneschi, uomini di basso rango sociale o con evidenti problemi psichici, erano portati ad auto-accusarsi come capaci di trasformarsi in lupo o altri animali, e di essersi macchiati di orrendi atti omicidi e cannibalici. Come per le streghe, il cui corpo era setacciato con aghi e spilli d’ogni sorta alla ricerca di un punto privo di sensibilità, che dimostrasse un patto diabolico, anche per gli uomini lupo il destino sarebbe stato infausto: i reo-confessi sarebbero stati scuoiati vivi, alla ricerca di un pelo sottopelle che ne dimostrasse la reale natura.

Barbieri raccoglie, da studioso, resoconti e informazioni da testi preziosi che, prima del suo, hanno scandagliato lo stesso percorso e che, all’interno di Storia dei Licantropi, occupano uno spazio ben più importante di qualche riga di bibliografia, viste le numerose citazioni inserite all’interno del lavoro critico.

Strani animali e antiche storie [Vittorio Martucci per Franco Muzzio Editore], Vampiri e lupi mannari [Erberto Petoia per Newton & Compton], Dizionario dei mostri [Franco Fossati per Ed. Vallardi], Dizionario dei Vampiri e dei Lupi Mannari [Rosemary Ellen Guiley per Newton & Compton] e Come diventare un lupo mannaro [Elliot O’Donnell per Mattioli1885] sono solo alcuni degli importanti volumi che Barbieri consulta [e consiglia per uno studio più accurato] al lettore più interessato, riportandone saggiamente interessanti stralci.

Ma le ricostruzioni di Luca Barbieri non si limitano a semplici tagli e cuci da volumi di altri autori, trovando i momenti di miglior incisività proprio nei completi sviluppi storici redatti per il volume, tra i quali quello relativo alla bestia del Gévaudan che tra il 1764 al 1767 terrorizzò l’area centro-meridionale della Francia; o quella relativa alla spedizione del passo Donner e del suo antropofago “licantropo” Lewis Keseberg.

werewolfLuca Barbieri raccoglie, infine, le contaminazioni extra-europee riguardo licantropia e mutaforma, andando a scandagliare, in maniera più veloce, creature come il Windigo indiano, il Kutsune giapponese, l’uomo-leopardo africano o l’uomo-giaguaro azteco.

Un po’ spocchioso risulta, di tanto in tanto, l’atteggiamento dell’autore che puntella la ricerca con impressioni personali e battute ironiche, delineando così una presenza autoriale fisica e tangibile, e allontanando il volume da una valenza propriamente storiografica.

A dare, poi, in parte scacco alla decisiva validità del volume è il capitolo riguardante il cinema dei licantropi. Barbieri affronta sì i film delle origini [Il segreto del Tibet e Wolfman], e si lancia coraggiosamente sul cinema indipendente contemporaneo, allungandosi tentacolarmente a superare i classici Un lupo mannaro americano a Londra,L’ululato o con i teen-movie come Voglia di vincere e il moderno Twilight.

All’interno delle produzioni indipendenti italiane, trova spazio il Cappuccetto Rosso di Stefano Simone, tratto da un racconto di Gordiano Lupi [rielaborazione in chiave licantropia della favola originale] e l’ancora inedito Versipellis di Donatello Della Pepa, cortometraggio che ho personalmente co-sceneggiato.

Barbieri si dimostra in questo caso approssimativo e un po’ in cattiva fede, innanzitutto perché, senza contattare la produzione del cortometraggio, lo dichiara già pubblico nel 2010, in secondo luogo perché, pur senza aver avuto la possibilità di visionarlo, ne da, a pagina 254, un rapido commento critico [“Nel 2010 è uscito Versipellis, ambientato (naturalmente, visto il titolo) a Roma; regista ne è Donatello Della Pepa. Si tratta però, per quanto buono, di un altro cortometraggio, destinato dunque a non incidere più di tanto nel settore.”].

Una simile “libertà editoriale” può solo inficiare la trasparenza e il valore critico e storico di un volume a cui ci siamo avvicinati con le più belle speranze. Peccato.

Luca Ruocco

 

Autore: Luca Barbieri

Editore: Odoya [www.odoya.it]

Pagine: 383

Illustrazioni-Foto:

Costo: 20,00 euro

 

InGenere Cinema

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