È difficile inquadrare un film come Kraven – Il Cacciatore, non perché si tratti di un film brillante o avanguardistico, tutt’altro, ma perché è un’impresa cercare di inquadrare il pubblico di riferimento per un film che tenta di portare avanti un filone che non esiste più. L’universo Sony dedicato ai personaggi di Spider-Man è ufficialmente chiuso, collassato sotto il peso di doversi reggere su un perno inesistente, e la storia d’origine di Sergei Kravinoff, uno degli antagonisti dell’Uomo Ragno più longevi ed iconici, è l’ultimo, fievole, baluardo di questo universo.
Va detto subito: Kraven – Il Cacciatore non commette gli errori macroscopici di Madame Web e non arriva mai alla comicità involontaria di Morbius. Il film di J.C. Andor è un blockbuster strutturato, seppur classico, che tenta di sfruttare il ricco background del personaggio e la presenza scenica della star che lo interpreta per mettere in scena una storia di vendetta e diatribe familiari, condita da una dose di violenza superiore alla media. Sulla carta niente di sbagliato, ci sono anche degli spunti potenzialmente interessanti, ma le buone intenzioni ed un protagonista azzeccato possono fare ben poco per elevare un film che sa di vecchio, e che ha comprimari poco approfonditi, una storia superficiale e un ritmo zoppicante.
Aaron Taylor Johnson interpreta un Sergei Kravinoff in conflitto con il padre Nikolai, signore del crimine interpretato da Russel Crowe con un improbabile accento russo. Dopo una battuta di caccia in cui Sergei quasi perde la vita sbranato da un leone, grazie all’intervento fortuito [e forzato] di una giovane di nome Calypso [Ariana DeBose], il protagonista riceve, grazie ad una pozione, dei poteri straordinari che gli conferiscono capacità non meglio specificate, ma che lo rendono a tutti gli effetti un cacciatore perfetto. La successiva rottura definitiva tra Kraven e il genitore, che spinge il giovane ad abbandonare la sua casa e lasciare indietro anche il suo fratellino, si concretizza in una catena di eventi in cui Kraven adotta sempre di più una sua giustizia privata; egli sceglie non di cacciare animali, ma gli uomini più pericolosi del mondo, intenzionato a far sgretolare l’impero del padre. In maniera non proprio consequenziale, Sergei si ritroverà presto a scontrarsi con Aleksei Systevich, alias Rhino, a cui deciderà di dare la caccia dopo aver appreso del rapimento di suo fratello Dimitri.
La carne al fuoco non manca, ma, nonostante la base decente da action movie vecchia scuola, la trama di Kraven riesce nella singolare impresa di essere allo stesso tempo molto scialba e molto dispersiva. Dopo un lunghissimo flashback introduttivo, lo sviluppo procede prevedibile e ricco di dialoghi svogliati. A questo si affianca una caratterizzazione dei personaggi a malapena accennata, inseriti in un contesto dove appaiono e scompaiono nella storia senza un vero e proprio scopo.
A poco serve la bontà del cast. Con l’eccezione di Aaron-Taylor Johnson e di Alessandro Nivola nei panni di Rhino, il quale tenta di dare più colore al suo personaggio di quanto gli permetta il copione, tutti gli altri personaggi sono carenti. La Calypso di Ariana DeBose pare che si trovi all’interno della storia per necessità di sceneggiatura che per altro. Il Nikolai di Russel Crowe risulta sia sopra le righe che monocorde. Dimitri, il Camaleonte di Fred Hechinger, viene sviluppato troppo poco e troppo tardi per lasciare qualsivoglia impatto, sicuramente in vista di un ipotetico sequel che non vedrà mai la luce. Davvero poco, contando che alla sceneggiatura hanno lavorato tre scrittori, tra cui gli autori del primo Iron Man del 2008.
L’azione, per quanto più violenta ed esplicita della media dei film Sony, è fatta di scontri molto basilari e contenuti. Le cose migliorano nel finale, anche se bisogna essere consapevoli che l’intensità dello scontro va di pari passo con la realizzazione posticcia della CGI. Il lato tecnico mostra il fianco soprattutto per quanto riguarda la resa degli animali, che a volte sembrano usciti da un videogioco. Gli altri aspetti della produzione, come la colonna sonora, sono quanto di più anonimo si possa trovare in giro.
Kraven – Il Cacciatore è un film che non osa, elementare e frammentato, impegnato a mettere basi per qualcosa che non arriverà mai. Ciò che lo salva a malapena dal baratro totale in cui si trovano altri film Sony è la discreta presenza scenica di Aaron Taylor Johnson unita a delle dinamiche interessanti, almeno sulla carta, e ad un gusto più viscerale per l’azione. Non si parla tanto di un brutto film quanto di un film con quasi niente da dire, con una regia che non offre niente che non si sia già visto in centinaia di pellicole simili. È il lascito ideale di un progetto mal calcolato in partenza, e i vaghi rimandi che ricollegano il personaggio principale all’arrampica-muri sono talmente ininfluenti che quasi non vale la pena citarli. Kraven potrebbe benissimo essere un film su un personaggio inedito e nessuno noterebbe la differenza, ma anche se lo fosse, invece di essere il grosso spreco di potenziale quale è, c’è poco di questa storia che possa suscitare l’interesse di uno spettatore qualsiasi. Inutile discutere: Il cacciatore ha preso un granchio.
Giovanni Ardizzone
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KRAVEN – IL CACCIATORE
Regia: J. C. Chandon
Con: Aaron Taylor Johnson, Ariana DeBose, Russel Crowe, Fred Hechinger, Alessandro Nivola, Christopher Abbott
Uscita in sala in Italia: mercoledì 11 dicembre 2024
Sceneggiatura: Matt Holloway, Art Marcum, Richard Wenk
Produzione: Sony Pictures Entertainement, Arad Productions, Matt Tolmach Productions
Distribuzione: Eagle Pictures
Anno: 2024
Durata: 127’